Il governo ha ufficialmente presentato la nuova social card “Dedicata a te”, una carta elettronica dal valore di 382,5 euro che verrà distribuita da Poste Italiane dal 18 luglio. Si tratta di un contributo governativo per l’acquisto di generi alimentari di prima necessità, atto a fronteggiare il caro spesa, previsto dalla legge di Bilancio con l’istituzione di un fondo ad hoc di 500 milioni di euro. Il beneficio, erogato una tantum e spendibile entro dicembre, spetterà ai nuclei familiari con figli nati tra il 2023 e il 2009, o semplicemente di tre membri, dando precedenza ai nuclei con componenti più piccoli. Rimangono esclusi coloro che percepiscono il reddito di cittadinanza, il reddito di inclusione o delle altre misure di sostegno erogate dallo Stato.

Per il lancio della card, il governo ha organizzato una conferenza presso la Sala Polifunzionale della Presidenza del Consiglio a cui hanno preso parte i ministri Giancarlo Giorgetti (Economia), Elvira Calderone (Lavoro), Francesco Lollobrigida (Agricoltura). Al loro fianco, il presidente dell’Anci Antonio Decaro, il presidente di Federdistribuzione Carlo Alberto Buttarelli, il direttore generale dell’Inps Vincenzo Caridie il direttore generale di Postepay Laura Furlan. L’erogazione del nuovo sussidio era prevista per fine giugno, ma le tempistiche sono slittate perché, come comunicato da Inps, “in base ad alcune segnalazioni pervenute dai Comuni, è emersa l’esigenza di rendere più flessibili le modalità di gestione delle liste dei potenziali beneficiari del contributo”, con l’obiettivo di “garantire la piena attuazione delle finalità di sostegno del Fondo alimentare”. La card dovrà essere attivata entro il 15 settembre, pena la perdita del bonus.

Il contributo è destinato alle famiglie residenti in territorio italiano il cui Isee non superi i 15mila euro, stimate in circa 1,3 milioni di unità, che la prossima settimana riceveranno dai Comuni le comunicazioni per il ritiro della card presso gli uffici postali. Saranno proprio i Comuni, in base al numero di carte assegnate, a stilare una graduatoria tenendo conto di uno specifico ordine di precedenza. La priorità assoluta sarà infatti data ai nuclei familiari formati da almeno 3 componenti, di cui almeno uno nato entro il 2009; in seguito, se ci fossero altre carte a disposizione, si prenderanno in considerazione le famiglie composte da almeno 3 membri, di cui almeno uno nato entro il 2005. Solo a questo punto, se sul “fondo del barile” sarà rimasto ancora qualcosa (ipotesi altamente irrealistica), si potrà volgere lo sguardo anche agli altri nuclei.

Le perplessità sulla reale portata del bonus, specie in relazione alle misure economiche precedentemente varate dal governo, riguardano proprio il combinato disposto dei suoi elementi. In primis, il dato quantitativo: dopo l’esclusione dal beneficio del reddito di cittadinanza di 400mila nuclei familiari in condizioni di povertà assoluta con almeno un membro inquadrato come “occupabile”, che garantiva in media 580 euro al mese, sostituito e superato dall’Assegno di Inclusione, si introduce un bonus erogato soltanto una tantum e dal valore di circa due euro al giorno. Dai benefici della card – che si estendono anche agli sconti fino al 15% su prodotti alimentari già in promozione – saranno tagliati fuori i destinatari di «qualsiasi altra misura di inclusione sociale o sostegno alla povertà», tra cui l’«assicurazione sociale per l’impiego» (Naspi) o l’indennità sociale di disoccupazione per i collaboratori (Dis-coll), l’indennità di mobilità, i fondi di solidarietà per l’integrazione del reddito, la cassa integrazione guadagni e tutte le forme di integrazione per la disoccupazione involontaria erogate direttamente dallo Stato. Se poi guardiamo alla platea dei potenziali beneficiari, è molto facile comprendere come ad essere esclusi – o comunque relegati alle parti più basse della graduatoria – siano tutti coloro che non sono inseriti in nuclei familiari di almeno 3 membri, come genitori single e coppie senza figli. Una vera e propria discriminazione, secondo molti.

«Il problema principale che ha impattato sulle famiglie italiane quest’anno è stato l’inflazione, un tema al quale il governo ha dedicato diverse misure – ha dichiarato la premier Meloni, commentando entusiasticamente l’introduzione del nuovo contributo -. Penso al rafforzamento dei salari più bassi, particolarmente con il taglio del cuneo contributivo, all’aumento della platea delle famiglie che potevano accedere al sostegno per pagare le bollette energetiche e a tante altre iniziative. Oggi ce n’è una che riguarda quel milione e 300mila famiglie che hanno maggiori difficoltà nell’acquisto dei generi di prima necessità, il famoso “caro carrello“. Abbiamo investito 500 milioni di euro per aiutare queste famiglie».

Di tutt’altro avviso è la Cgil, secondo cui la mossa del governo rappresenta “uno schiaffo alle dignità delle persone in condizioni di disagio e povertà”. «Dopo aver tolto il reddito di cittadinanza a 500 mila nuclei familiari in condizioni di povertà e disagio, il governo lancia in pompa magna quello che è semplicemente un contributo una tantum di 383 euro per l’acquisto di beni alimentari di prima necessità: praticamente l’equivalente di un solo caffè al giorno», ha affermato Daniela Barbaresi, segretaria confederale del sindacato. «Quindi – ha aggiunto – prima si cancella il RdC, risparmiando a regime 2,7 miliardi di euro da uno strumento di contrasto alla povertà, poi, anziché intervenire sul potere d’acquisto di salari e pensioni, si prevede uno stanziamento di mezzo miliardo di euro per una misura dall’impatto risibile».

[di Stefano Baudino]

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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