Ci vuole un fronte unito in grado di riunire le forze indispensabili a rovesciare un governo reazionario, sviluppando al contempo la massima autonomia culturale, politica e organizzativa dei comunisti. A tale scopo ci vorrebbe una frazione in cui riunire le forze comuniste per consentirgli di portare avanti nel modo più incisivo la lotta per l’egemonia all’interno di un fronte necessariamente così ampio da costringere i reazionari al governo a dimettersi.
di Renato Caputo 15/07/2023 Interni
La partecipazione sciagurata al secondo governo (antipopolare) Prodi ha segnato la perdita di credibilità della sinistra radicale italiana, passata in breve tempo dal 12% al 3%. Negli anni seguenti tale crisi di credibilità si è ulteriormente aggravata in quanto, pur essendo quasi sempre all’opposizione, la sinistra radicale non è stata mai in grado di incidere e di essere protagonista dell’opposizione a dei governi sempre antipopolari. Per recuperare la credibilità nella propria classe di riferimento oggi diviene indispensabile svolgere un ruolo da protagonista nell’opposizione al governo. Non si tratta solo dell’ennesimo governo della classe dominante di un paese imperialista, l’opposizione al quale dovrebbe essere comunque il primo e più immediato compito della sinistra radicale, ma si tratta dell’esecutivo più di destra dai tempi del governo Mussolini, come persino i grandi giornali statunitensi hanno denunciato. Dovrebbe essere qualcosa di scontato, ma proprio perciò non appare realmente conosciuto, tanto che le forze della sinistra radicale non solo non stanno svolgendo il ruolo di avanguardia delle classi subalterne, contro l’attuale governo sfacciatamente antipopolare, ma neanche si interrogano seriamente su questa loro gravissima inettitudine.
Eppure nel paese non c’è un’opposizione reale nemmeno da parte delle forze socialdemocratiche, populiste di sinistra o liberali progressiste. In tal modo, ci sarebbe una vera e propria prateria da occupare, visto che l’opposizione a un governo della destra radicale è un bisogno reale e imprescindibile per le classi subalterne, tanto che persino in Israele, pur con tutti i limiti del caso, si è creata un’opposizione di massa al governo di destra radicale, rendendo complessa la sua accettazione anche sul piano internazionale. Non a caso la classe dominante italiana era a tal punto spaventata dall’opposizione che un governo della destra radicale avrebbe dovuto incontrare, da fare carte false pur di mantenere in carica il governo Draghi. Si consideri inoltre le mobilitazioni di massa che furono messe in campo quando l’attuale destra radicale andò per la prima volta al governo, pur in una posizione di minoranza, al contrario di oggi quando è divenuta addirittura il primo partito del paese. Quel governo fu costretto ben presto alle dimissioni, mentre l’attuale, nonostante le politiche decisamente antipopolari, continua a vincere anche nelle elezioni locali.
Il problema di fondo è che anche nella sinistra radicale non si avvertono i problemi e i danni reali che non può che produrre un governo reazionario. Anche in questo caso si tratta di questioni che potrebbero sembrare scontate, ma proprio perciò non sono realmente conosciute. Innanzitutto va ben tenuto presente che a guidare il governo vi è la forza politica che da sempre si è opposta nel modo più radicale alla Costituzione, proprio per la matrice antifascista e democratica di quest’ultima. I reazionari sono naturalmente decisamente antidemocratici e non possono che avversare una Costituzione nata dalla resistenza che, per il suo carattere antifascista, li aveva tenuti fuori per decenni dal governo. Anzi, per decenni non avevano nessuna legittimità politica e persino in televisione, quando erano costretti a invitarli prima delle elezioni, i rappresentanti degli altri partiti rifiutavano di partecipare alla trasmissione, proprio per non legittimare in nessun modo i reazionari.
Non a caso, l’attuale governo sta mettendo seriamente in discussione tutti i principali diritti che si sono affermati con una Costituzione nata dalla Resistenza. Le politiche economiche del governo mirano, in primo luogo, a cancellare tutti i residui diritti economici e sociali propri della tradizione socialista e marxista. Anche i diritti politici, di cittadinanza, introdotti dalla tradizione democratica, che sembravano ormai un diritto acquisito, sono sempre più a rischio. D’altra parte, essendo un governo decisamente reazionario, persino i diritti civili sorti con la tradizione liberale vengono rimessi in discussione. In quest’ultimo caso si stenta a prenderne atto, in quanto si tratta di diritti da così tanto tempo conquistati, da apparire naturali e scontati. Il punto è proprio questo, quando a governare sono i reazionari nessun diritto è più al sicuro e nulla può essere dato, realmente, per scontato.
Persino la divisione dei poteri, caposaldo degli Stati moderni e fondamento della concezione liberale, è ora significativamente rimessa in discussione. Non solo si mira più dei governi precedenti a limitare i poteri e l’indipendenza della magistratura, per rafforzare il governo, ma ancora più che negli ultimi anni si punta a limitare in modo drastico il potere e l’indipendenza del Parlamento, l’unico aspetto democratico del regime liberale. Portando a termine l’ultimo punto del programma della Loggia massonica P2 non ancora realizzato, si punta, in effetti, a realizzare a breve una controriforma in senso presidenzialista, che metterà anche il potere legislativo sempre più sotto il controllo del potere esecutivo. Si tratta di controriforme sostanziali, che mirano a eliminare del tutto la connotazione di democratica, non a caso sancita dal primo articolo della Costituzione. La portata eversiva di tali controriforme non solo antidemocratiche ma, di fatto, persino antiliberali, ha richiesto decenni o addirittura secoli fa, prima negli Stati uniti e poi in Francia, dei colpi di Stato istituzionali, realizzati sotto la minaccia di un golpe effettivo. Oggi tali misure rischiano di passare senza nessuna reale opposizione, anzi con una parte dell’opposizione parlamentare che si è, da subito, dichiarata favorevole. Anche l’altra parte dell’opposizione difficilmente potrà fare una reale opposizione, anche perché con i suoi precedenti governi ha spalancato una vera e propria autostrada alla destra radicale che ora si appresta a dare il colpo di grazia alla Repubblica democratica nata dalla Resistenza e alla Costituzione antifascista. Tanto più che il principio scellerato per cui è possibile cambiare la Costituzione con una semplice maggioranza parlamentare, sebbene essa sia minoritaria nel paese, è stato introdotto proprio dal centro-sinistra.
L’attuale governo è a tal punto reazionario, anche perché i precedenti gli hanno aperto ampiamente la strada, da rimettere in questione persino l’unico aspetto conquistato dalla rivoluzione per il resto mancata del Risorgimento, cioè l’unità nazionale. In tal caso lo Stato diverrà di fatto federale, per realizzare il sogno segreto dei reazionari, cioè la secessione dei ricchi, che consente di eliminare alla radice la stessa questione meridionale, una delle problematiche più discusse e sentite dall’unità a oggi. Anche questo rovesciamento non solo dello Stato nato dalla Resistenza, ma persino del precedente fondato sul Risorgimento rischia di passare, proprio grazie ai precedenti governi di centro-sinistra, senza dover nemmeno modificare la Costituzione, evitando così la possibilità stessa del ricorso democratico al referendum.
Quanto resta dei diritti economici e sociali conquistati, ottenuti dopo secoli di sanguinose lotte dalle classi subalterne, rischia di scomparire completamente con la flat tax, non solo del tutto anticostituzionale, ma così assurdamente reazionaria da venir criticata persino dai più sfegatati ultraliberisti della Banka d’Italia e della stessa Confindustria. Del resto, come abbiamo già fatto notare, un governo reazionario non può che prendere delle misure che persino i più accesi neoliberisti non possono che considerare improponibili. Con tali misure rischia di scomparire ogni parvenza del cosiddetto Stato sociale, a partire dal colpo definitivo che sarà inferto al Sistema sanitario nazionale.
Anche dal punto di vista della politica estera la situazione è allarmante, dal momento che la principale forza al governo, alleata dell’attuale governo ultradestro polacco, mira a fare dell’Italia la Polonia dei paesi occidentali, cioè l’alleato più stretto e subordinato alle tendenze più radicalmente imperialiste della NATO e degli Stati Uniti. Per quanto poi l’attuale Unione Europea si possa essere vergognosamente schiacciata sulle posizioni della NATO e degli Stati Uniti, le forze ora al governo stanno realizzando un ulteriore e sostanziale spostamento a destra dell’UE, mirando con sempre maggiore successo a sostituire in maggioranza il centro-sinistra dei socialisti e democratici con le forze più reazionarie presenti nel Parlamento europeo.
Da anni va avanti l’offensiva revisionista e rovescista delle forze della destra, volta a conquistare una completa egemonia sulla società civile. Tale offensiva sta venendo portata anch’essa alle estreme conseguenze dall’attuale governo, mai così sfacciatamente pronto ad attaccare la Resistenza e a tentare di rivalutare il Ventennio nero.
Per quanto possa apparire assurdo, persino la libertà di espressione è a serio rischio, dal momento che si sono allontanati dalla RAI figure di grandissimo successo e che hanno sempre svolto il ruolo di altoparlanti dell’ideologia dominante. Il solo fatto di non essere sostenitori della destra reazionaria al governo gli è costato il posto. Se anche personaggi così popolari e moderati perdono il posto in un attimo, nessuno può più sentirsi al sicuro.
La distopia reazionaria rischia di farci perdere delle conquiste storiche come la messa al bando del razzismo, che mai come oggi appare sdoganato, dal momento che chi è al governo e i media compiacenti sembrano farsi vanto e fare a gara a chi fa la sparata più sfacciatamente razzista. Discorso analogo vale per la battaglia portata avanti da anni per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla questione ambientale, che rischia di essere vanificata dal momento che a governarci vi sono non pochi negazionisti. Anche le fondamentali lotte per l’emancipazione della donna degli ultimi decenni rischiano di andare perdute, visto che alla guida del paese vi sono personalità che spesso non hanno problemi a schierarsi pubblicamente per la disemancipazione delle donne. Tanto che oggi uno dei requisiti per far carriera rischia di divenire lo schierarsi apertamente contro il principale movimento per l’emancipazione della donna.
Anche il tendenziale bonapartismo dei governi precedenti rischia di fare un ulteriore salto di qualità, dal momento che a governarci ci sono alcuni dei più acritici apologeti degli apparati repressivi dello Stato. Tali pulsioni repressive di chi ci governa, mixate con il governo amico dei provocatori, rischiano di travolgere ogni realtà non omologata. Sì è partiti reprimendo subito i rave, per passare poi a misure draconiane verso gli “scafisti”, per arrivare a colpire in modo spropositato i giovani che si mobilitano in modo radicale in difesa dell’ambiente. Certo si può essere anche molto critici con queste realtà finite sono il tritacarne repressivo del potere, ma non si può al contempo dimenticare che rischiamo di rivivere questo incubo: “Prima di tutto vennero a prendere gli zingari, e fui contento, perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei, e stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, e io non dissi niente, perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me, e non c’era rimasto nessuno a protestare”.
Resta infine il fatidico “che fare?”. A tal proposito bisogna coniugare dialetticamente unità e autonomia. C’è bisogno innanzitutto di un livello di unità maggiore dei nostri nemici e avversari che hanno il potere, se si vuole sconfiggerli e non limitarsi alla testimonianza. Va, dunque, costruito il fronte più ampio per contrastare efficacemente questo governo reazionario. Al contempo i comunisti debbono salvaguardare a ogni costo la loro autonomia teorica e politica. A tale scopo i comunisti debbono operare come frazione per portare avanti l’egemonia all’interno di fronti più ampi possibili
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