La Polonia da tempo ha assunto un ruolo di riferimento sia per i paesi baltici, a nord, sia per l’Ucraina, a sud-est. Ma le rivendicazioni nazionaliste sono impiegate strumentalmente per delle operazioni di affermazione egemonica nell’area.
Polonia e nazionalismo
“Nell’Europa contemporanea pochi Paesi hanno legato la loro identità politica al concetto di nazione come la Polonia”. Questo l’incipit di un interessante volume di Daniele Stasi, “Polonia restituita”, un’analisi delle diverse accezioni del nazionalismo polacco.
Lo citiamo poichè ancora non è del tutto evidente agli osservatori più distratti delle vicende geopolitiche, che l’epicentro dell’attuale crisi dell’Est Europa è Varsavia, il cui nazionalismo ha fatto e sta facendo da punto d’appoggio al nazionalismo ucraino in funzione antirussa.
Questo perchè il nazionalismo ucraino ha una precisa collocazione geografica, dal momento che ha interessato prevalentemente gli oblast occidentali, che per religione, lingua, composizione sociale ed etnica hanno conosciuto una storia di divisione e di subordinazione ad altri paesi.
Da tempo il governo polacco di Mateusz Morawiecki funge da riferimento sia per i paesi baltici, a nord, sia per l’Ucraina, a sud-est. Tuttavia, il sostegno alle rivendicazioni nazionaliste di questi paesi è impiegato strumentalmente per delle operazioni di affermazione egemonica nell’area, secondo lo schema dei “tre mari” (Baltico, Nero, Mediterraneo) che disegna il triangolo degli interessi politico-strategici polacchi.
All’interno di questa cornice due avvenimenti nelle passate settimane, naturalmente non adeguatamente riportate dai nostri media, hanno indicato con sufficiente chiarezza l’orientamento dei polacchi: in primo luogo la richiesta alla Germania, presentata da Jaroslaw Kaczynski, del pagamento dei danni di guerra (parliamo della II guerra mondiale), atto più che simbolico che prelude a nuove tensioni tra i due paesi, anche in relazione al ruolo che la Germania ha cercato di giocare (contro gli USA, grande sponsor della Polonia) in Ucraina fin da Euromaidan (2014).
Il governo Scholz sostiene che la Polonia ha rinunciato al diritto alle riparazioni di guerra nel 1953, come parte di un accordo in cui il suo alleato del blocco orientale, la Germania dell’Est, cedeva i territori oltre il confine Oder-Neisse alla Polonia e alla Russia. L’attuale governo polacco sostiene che la rinuncia è stata concordata sotto la pressione dell’Unione Sovietica.
In secondo luogo, in questi mesi sono state presentate al tribunale di Kiev, da parte di cittadini polacchi, oltre 1500 cause per la restituzione di proprietà immobiliari locate nella regione di Leopoli (Lvyv, la città più importante negli oblast occidentali).
Un uomo-chiave nella vicenda è Konrad Rankas, presidente dell’ente Kresy Restitution che ha come obiettivo la restituzione di proprietà ex-polacche in Ucraina. Rankas, uomo della destra nazionalista, già in primavera aveva sostenuto l’attiva partecipazione dell’esercito polacco nella guerra russo-ucraina