PICCOLE NOTE
Grazie alla guerra per procura ucraina, l’Europa è ormai succube della NATO, che la rappresenta come e più dei suoi leader politici. E la NATO, a sua volta non è altro che la catena che ha vincolato l’Europa agli Usa. A spiegare in maniera chiara e brutale tale dinamica è un articolo firmato da Gray Anderson e Tommaso Meaney pubblicato sul New YorK Times dell’11 luglio, a testimonianza che sui media dell’Impero si può dire ciò che sui media delle colonie è vietato.
La NATO non è solo un organismo militare, spiegano gli autori, ma ben altro. Infatti, “sin dalla sua nascita, non si è mai occupata anzitutto di gestire e coordinare il potere militare”. Al tempo della Guerra Fredda, infatti, non solo aveva schierato in Europa un esercito che era solo “una piccola frazione della forza del Patto di Varsavia” – tale da non permettere di “respingere un’invasione sovietica – ma “persino le armi nucleari del continente erano sotto il controllo di Washington”.
La NATO e l’ordine mondiale a guida USA
“Invece, [la NATO] si proponeva di vincolare l’Europa occidentale a un progetto molto più grande, quello di un ordine mondiale guidato dagli Stati Uniti, nel quale la protezione americana serviva da leva per ottenere concessioni su altre questioni, come il commercio e la politica monetaria. In tale missione, ha avuto un notevole successo“.
Quindi gli autori ricordano come il crollo dell’Unione sovietica avesse spinto tanti osservatori a chiedersi se fosse giunto il momento di chiudere la NATO, ma è stato proprio nel “decennio successivo al 1989, che l’organizzazione si è davvero affermata”.
“La NATO, infatti, ha agito come agenzia di rating per l’Unione europea nell’Europa orientale, rendendo tali i paesi sicuri per lo sviluppo e gli investimenti. L’Alleanza ha spinto gli aspiranti partner ad aderire al credo liberale e al libero mercato, così che – come ha affermato il consigliere per la sicurezza nazionale del presidente Bill Clinton – ‘l’instaurazione di istituzioni democratiche [nei Paesi dell’Est], l’espansione del libero mercato’ e ‘la promozione della sicurezza collettiva’ hanno marciato a di pari passo”.
Ma il vero “big bang” della NATO fu “la guerra globale al terrorismo”, che “ha visto l’antiterrorismo sostituire, nella retorica dell’Alleanza, la lotta per la democrazia e i diritti umani. Anche se l’accento sulla necessità delle liberalizzazioni e delle riforme del settore pubblico è rimasto una costante”.
Anche nel ristretto ambito della difesa “l’alleanza era diversa da quel che veniva pubblicizzato. Infatti, per decenni, gli Stati Uniti sono stati il primo fornitore di armi, logistica, basi aeree e stratagie. La guerra in Ucraina, nonostante tutti i discorsi sull’accelerazione dell’Europa, ha lasciato sostanzialmente intatta tale asimmetria”.
Rendere la NATO unica e irripetibile
Ancora più interessante il seguito: “Proibendo la duplicazione delle capacità già esistenti e spingendo gli alleati ad accettare ruoli di nicchia, la NATO ha ostacolato l’emergere di qualsiasi forza europea in qualche misura autonoma e capace di un’azione indipendente”.
“E, per quanto riguarda l’industria della difesa, gli standard comuni derivanti dall’interoperabilità, uniti alla forza del settore militare-industriale statunitense e agli impedimenti burocratici posti da Bruxelles, hanno favorito le imprese americane a scapito delle loro concorrenti europee. L’alleanza, paradossalmente, sembra aver indebolito la capacità di difesa degli alleati” (sic).
“Il paradosso è solo apparente. In effetti, la NATO sta funzionando esattamente come era stata progettata dagli strateghi statunitensi del dopoguerra, trascinando l’Europa verso una dipendenza dalla potenza americana che ne ha ridotto i suoi spazi di manovra. Lungi dall’essere un costoso programma di beneficenza, in questo modo la NATO assicura l’influenza americana in Europa a buon mercato”.
La guerra ucraina ha solo “rafforzato la presa dell’America”. Infatti, se in precedenza l’industria europea si assicurava (solamente) “circa la metà delle spese militari” del Continente, ora il peso dell’industria bellica USA è aumentato: “L’Europa si sta rimilitarizzando, ma è l’America che sta raccogliendo i frutti”.
Sulla guerra ucraina “lo schema è chiaro. Washington fornirà la sicurezza militare e le sue corporazioni beneficeranno di una miniera d’oro in termini di ordinativi di armamenti provenienti dall’Europa, mentre gli europei si faranno carico del costo della ricostruzione postbellica”.
Tagliare i legami Cina-Europa
La guerra è anche “una prova generale per il confronto degli Stati Uniti con la Cina, nell’ambito del quale non si può contare tanto facilmente sul sostegno europeo. Infatti, limitare l’accesso di Pechino alle tecnologie strategiche e promuovere l’industria americana non sono certo priorità europee ed è ancora difficile immaginare la rottura degli scambi commerciali tra Europa e Cina”.
“Eppure ci sono già segnali che la NATO sta facendo progressi nel convincere l’Europa” in tal senso. Infatti, alla vigilia della visita a Washington di fine di giugno, il ministro della Difesa tedesco ha puntualmente dichiarato di essere consapevole delle ‘responsabilità che gravano sull’Europa rispetto all’Indo-Pacifico’ e dell’importanza ‘dell’ordine internazionale basato sulle regole’ nel Mar Cinese Meridionale”.
“[…] Oggi il dissenso è più silenzioso che mai”, scrivono i cronisti del NYT. I partiti della sinistra europea, “storicamente critici nei confronti del militarismo e del potere americano, si sono arruolati in modo schiacciante nella difesa dell’Occidente”. Esemplare, in tal senso, “la parabola dei Verdi tedeschi, da feroci oppositori delle armi nucleari, sono diventati un partito apparentemente disposto a rischiare anche la guerra atomica”.
La NATO ha avuto un successo straordinario ridurre l’Europa a una mera colonia dell’Impero. Tanto che i cronisti del NYT concludono: “C’è di che stappare lo champagne”. Dal loro punto di vista non è affatto sbagliato, dal punto di vista europeo un po’ meno