In base ai risultati delle elezioni legislative, la destra non ha i numeri per formare il nuovo governo, mentre i socialisti avrebbero ancora bisogno del sostegno della sinistra della coalizione Sumar. In caso contrario, sarebbe necessaria la ripetizione del voto.

Coloro che aspettavano il trionfo della destra alle elezioni legislative spagnole del 23 luglio sono rimasti delusi: Alberto Núñez Feijóo, nuovo leader del Partito Popular dallo scorso anno, difficilmente sarà il nuovo capo dell’esecutivo iberico. Sebbene il PP abbia chiuso al primo posto con il 33,1% delle preferenze e 136 deputati eletti, i numeri non permetterebbero alla destra di raggiungere la maggioranza, soprattutto a causa del risultato negativo dei neofranchisti di Vox, che hanno perso diciannove scranni rispetto alla precedente legislatura, scendendo a quota 33 rappresentanti (12,39%).

I socialisti del PSOE (Partido Socialista Obrero Español), dal canto loro, hanno tenuto bene nonostante la fine ingloriosa del governo di Pedro Sánchez, ottenendo il 31,70% dei consensi e addirittura due seggi in più rispetto al parlamento uscente, con 122 rappresentanti alla camera bassa. Il PSOE spera ancora una volta di ottenere il sostegno della sinistra radicale, unitasi sotto l’egida della coalizione Sumar, comprendente anche il Partido Comunista de España (PSE), che sotto la leadership di Yolanda Díaz (in foto) ha eletto 31 deputati con il 12,31% dei consensi. Ma i socialisti dovranno convincere anche alcuni dei deputati delle liste regionali di Catalogna, Paesi Baschi e Galizia per raggiungere la maggioranza assoluta.

Considerando che sono necessari almeno 176 voti sui 350 scranni della camera bassa per ottenere la maggioranza, appare dunque assai improbabile che Feijóo possa essere in grado di raggiungere questi numeri. Il PP e Vox raggiungono i 169 seggi, ai quali potrebbe aggiungersi quello conquistato dall’Unión del Pueblo Navarro (UPN), lista conservatrice della regione della Navarra. Il problema della destra è soprattutto la presenza di Vox nella coalizione, partito verso il quale quasi tutte le altre forze politiche propongono l’ostracismo dalle sfere del potere, considerandolo come nostalgico della dittatura fascista.

Sulla carta, la coalizione a guida socialista avrebbe ancora meno seggi, appena 153 considerando quelli del PSOE e di Sumar, ma è più probabile che gli altri partiti minori diano il proprio sostegno ad un governo socialista che a uno di destra, oppure che decidano di astenersi dando al PSOE la possibilità di formare un governo di minoranza. Con il molto probabile sostegno dei catalani di ERC (Esquerra Republicana de Catalunya), i baschi di EH Bildu (Euskal Herria Bildu) e i galiziani del BNG (Bloque Nacionalista Galego), l’eventuale coalizione di governo raggiungerebbe quota 167.

Restano in ballo tre partiti la cui posizione attualmente viene definita come “ambigua” da parte degli analisti politici spagnoli, e che potrebbero decidere le sorti politiche del Paese. Il gruppo più numeroso è quello di Junts per Catalunya (JxCat), il partito indipendentista catalano fondato da Carles Puigdemont, che dispone di sette deputati, e che potrebbe dare il via libero ad un governo a guida socialista con un’astensione. Al momento, l’attuale leader di JxCat, Miriam Nogueras, ha dichiarato che non sosterrà il PSOE, ma certamente non vedrebbe di buon occhio un governo che includa l’estrema destra di Vox. Stesso discorso per i cinque rappresentanti di EAJ-PNV (Euzko Alderdi Jeltzalea – Partido Nacionalista Vasco), mentre l’unico rappresentante della Coalición Canaria (CC) difficilmente avrà un peso nel processo di formazione del governo.

Per quanto riguarda Sumar, la posizione della coalizione di sinistra è che ancora una volta sia necessario andare a sostegno del PSOE per evitare la nascita di un governo che includa l’estrema destra neofranchista o la ripetizione del voto. “C’è solo una possibile investitura ed è l’investitura di un governo di coalizione progressista“, ha spiegato il portavoce di SumarErnest Urtasun, nella conferenza stampa svoltasi il giorno dopo le elezioni. “Questo è solo il punto di partenza del progetto politico che vogliamo costruire per i prossimi anni“, ha aggiunto Urtasun, secondo quanto riportato da Mundo Obrero, il quotidiano del PCE. E alla domanda sulla possibilità di una ripetizione elettorale, ha risposto che non è mai venuto in mente a nessuno di dare a Vox una nuova opportunità.

Da una prospettiva internazionale, Urtasun ha valutato i risultati come “un’ottima notizia” che cambia il ciclo reazionario in Europa, dove ogni volta che si apriva un’urna elettorale, si rafforzava un’estrema destra che “è stata solo sconfitta” solo in Spagna, secondo le parole del portavoce. Posizione confermata anche da un articolo, pubblicato sulla stessa testata, a firma di Mauricio Valiente Ots, secondo il quale “i risultati delle elezioni politiche del 23 luglio rappresentano un chiaro freno alle aspirazioni della destra di imporre un ribaltamento nelle politiche di progresso nei diritti sociali e nelle libertà democratiche del governo di coalizione progressista”.

Dal canto suo, il PCE “accoglie con favore questi risultati per la loro valenza nazionale e internazionale, impegnandosi a costruire un punto di riferimento contro l’egemonia neoliberista, un contributo che, come evidenziato al recente vertice dei popoli organizzato in occasione dell’incontro UE-CELAC, chiede all’Europa di unirsi al cammino intrapreso dalle maggioranze sociali che hanno promosso governi progressisti in America Latina”.

Secondo le dichiarazioni del re Felipe VI, il giro di consultazioni con i partiti per formare un governo inizierà dopo il 17 agosto. In base a quanto previsto dalla Costituzione iberica, il sovrano ha la prerogativa di proporre al Congresso dei Deputati il ​​candidato che, a suo avviso, dovrebbe essere il capo del governo, naturalmente tenendo conto dei risultati elettorali.

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Giulio Chinappi – World Politics Blog

Di Giulio Chinappi - World Politics Blog

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Nel 2018 ha pubblicato il suo primo libro, “Educazione e socializzzione dei bambini in Vietnam”, Paese nel quale risiede tuttora. Nel suo blog World Politics Blog si occupa di notizie, informazioni e approfondimenti di politica internazionale e geopolitica.

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