Gino Doné e sullo sfondo Ernesto Che Guevara

All’Avana, se si visita il Museo della Rivoluzione, a due passi dal Paseo del Prado, in una delle stanze storiche, si trova l’elenco degli eroi che dettero inizio alla rivoluzione e scorrendo questo elenco si trova un nome poco caraibico: Gino Donè Paro.
La vita di Gino Doné è strettamente legata a Cuba, sia per il suo impegno militante nella rivoluzione, sia per vicende personali, la sua prima moglie è stata cubana.
Ora Gino Doné ritornerà a Cuba.
Le ceneri di Gino Doné riposeranno nella sua amata Cuba, accanto a Fidel e al Che. Sembra una fiaba, invece è storia vera. Il partigiano di San Biagio Gino Doné, nato a Rovarè, da dove si trasferì con la famiglia a 3 anni a Passarella di San Donà, è stato infatti un combattente nella missione angloamericana Nelson nella Seconda guerra mondiale sulle rive del Piave e poi, per una serie di circostanze volute dal suo destino avventuroso tra Europa e Sud America, ha fatto parte degli 82 eroi rivoluzionari che a bordo della motonave Granma sbarcarono dal Messico ad Alegria del Pio e poi presero la capitale cubana L’Avana del dittatore Fulgencio Batista.
L’arrivo a Cuba. Gino era arrivato a Cuba come clandestino su un cargo salpato da Anversa. Dopo la guerra aveva girato l’Europa, lavorando come minatore, cameriere, muratore. Aveva deciso di andare via, affascinato dal libri di Salgari che aveva letto da bambino. A Cuba si era sposato e quando il cognato, vicino ai rivoluzionari, gli aveva chiesto di portare dei soldi a Fidel, fuggito a Città del Messico, Gino era partito con 20 mila dollari. Fidel lo chiamava “el italiano” .
La fuga. Scoperto e ricercato dopo lo sbarco, era fuggito negli Usa da un’amica della moglie che nel frattempo era spirata. Gino non tornò più a Cuba: negli anni ’90 quando Fidel lo aveva cercato per delle commemorazioni fu celebrato come un autentico eroe. Ma lui viveva ormai da anni a Miami fino a quando ha perso anche la seconda moglie ed è tornato a San Donà. Gino è morto nel 2008, a 84 anni, mentre viveva a Noventa di Piave dalla sorella ed è poi spirato nella casa di cura di San Donà. Fidel e Raul inviarono da L’Avana 8 mila rose rosse per i suoi funerali alla presenza dell’ambasciatore cubano a Roma, quindi fu cremato a Mirano. Le sue ceneri erano ancora a San Donà, custodite dall’avvocato della famiglia, Luca Pavanetto, che, in contatto con l’associazione Italia Cuba, ha organizzato la partenza che sarà il prossimo novembre. Si unirà in questo viaggio anche il conosciuto cantante e regista sandonatese Giovanni Giusto, che a Gino ha dedicato la canzone “L’Italiano del Granma”. A Gino aveva dedicato un busto anche l’artista jesolano Carlo Pecorelli che lo aveva portato personalmente a Tuxpan da aggiungere, unico mancante, a quelli dedicati al Che e a tutti gli stranieri a bordo del Granma. Pecorellli ne aveva poi portato uno anche a L’Avana e uno a Rovarè.
Il viaggio di ritorno. Partenza il 27 novembre con volo Air Europe da Milano o Roma. La deposizione delle ceneri a L’Avana dovrebbe essere sabato 2 dicembre con l’Associazione nazionale dei combattenti. Ci saranno importanti cerimonie e non si esclude che arrivi ad accogliere le ceneri anche Raul Castro, cui Gino aveva insegnato a sparare.   Il 5 dicembre, la partenza per Santa Clara per la visita al mausoleo dedicato a Che Guevara e ai soldati che combatterono con lui. Il giorno dopo, a Trinidad, la visita alla casa dove abitò Doné assieme a Norma Turino Guerra, giovane rivoluzionaria e sua prima moglie. Norma era molto amica di Aleida March de la Torre, futura seconda moglie di Ernesto Che Guevara de la Serna.

Gino Doné sepolto con la bandiera cubana.

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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