Riceviamo e pubblichiamo
Solidarietà alle donne ucraine antifasciste arrestate, e a tutti i patrioti di una Ucraina antifascista, imprigionati dal regime neonazista di Kiev.
Alcune storie di donne patriote di una Ucraina, terra per tutte le genti che ci vivono, libera e denazificata.
LVIV/LEOPOLI: Inna Ivanochko ex leader dell’organizzazione regionale di Lviv/Leopoli dell’OPPZH, uno dei 47 partiti messi fuorilegge nella “Ucraina democratica” degli ultimi anni, la “Piattaforma di opposizione – Per la vita“, è sotto processo per alto tradimento, una accusa che è ormai divenuta una metodologia per incarcerare oltre 12.000 prigionieri politici antifascisti o di coscienza, oltre a decine di migliaia ricercati o scappati dal paese. Secondo il Servizio stampa della Procura di Kiev, rischia una pena tra i 12 e i 15 anni.
L’accusa di cui deve rispondere indicata dalla SBU (servizi intelligence ucraini), oltre ad essere stata responsabile del Partito OPPZH, fino al golpe del 2014 (.. il partito ucraino con più voti alle varie elezioni) oggi fuorilegge, di essere una spia russa, di aver “…organizzato e partecipato personalmente a eventi di massa che diffondevano attivamente false informazioni per destabilizzare la realtà socio-politica nella regione di Lviv/Leopoli e di opposizione all’attuale governo nel paese.
Secondo l’accusa, l’imputata ha anche organizzato convegni scientifici, seminari e azioni di piazza di commemorazione ed esaltazione del ruolo dell’Armata Rossa e dei suoi caduti nella guerra del ‘41/’45, sostenendo l’oppressore russo e sovietico…nell’occupazione dell’Ucraina”….!!!
“…Nelle sue interviste, ha diffuso informazioni propagandistiche di parte ed esclusivamente negative sull’Ucraina, riguardanti russofobia, fascismo, nazismo e nazionalismo radicale, nonché di opposizione alle basi NATO, indicate come già situate sul territorio dello stato. Oltre a promuovere idee di federalizzazione ..”, affermano i pubblici ministeri. Per questo deve essere processata per alto tradimento.
L’ufficio del procuratore generale ha riferito che la Ivanochko ha svolto attività sovversive contro l’Ucraina…”operando nelle Associazioni dei Veterani antifascisti ucraini della II guerra mondiale…come organizzatrice degli eventi del Giorno della Vittoria e per la commemorazione presso il Monumento alla gloria militare delle forze armate sovietiche ogni 9 maggio in Lviv…”!
Secondo gli inquisitori banderisti “ …le idee espresse dall’imputata, di fatto corrispondono ai concetti di ‘denazificazione’, ‘smilitarizzazione’ dell’Ucraina, ‘protezione’ dei diritti della popolazione russa, che sono serviti come pretesto formale per l’aggressione armata della Russia contro l’Ucraina..“. Questa frase nell’accusa non è solo stupidità o estremismo. Essa è utilizzata sistematicamente come una minaccia per milioni di cittadini ucraini che, in una forma o nell’altra, dal 2014 sono stati critici o si sono opposti alla discriminazione linguistica, all’impunità per i gruppi radicali neonazisti, alla glorificazione di Bandera e dei collaborazionisti del Terzo Reich e della trasformazione dell’Ucraina in uno stato sottomesso alle potenze occidentali.
La Ivanochko era stata arrestata il 24 agosto 2022, nella stessa operazione la SBU di Leopoli ha condotto più di 60 perquisizioni e avrebbe identificato più di cento persone coinvolte nel “lavoro nell’interesse della Federazione Russa“. Probabilmente si tratta di persone che, in un modo o nell’altro, hanno semplicemente preso parte a conferenze e tavole rotonde pubbliche e legali.
ODESSA: Elena Glishchinskaya, accusata di alto tradimento “ sono stata costretta a partorire davanti alle guardie carcerarie e poi mio figlio è morto per le conseguenze”.
La giornalista Elena Glishchinskaya, uscita dal carcere ha raccontato gli orrori della detenzione nel carcere di Odessa.
Nel 2015, Kiev aveva accusato lei come direttrice della TV «New wave» e il caporedattore del sito «Infocenter» Vitaly Didenko di separatismo, accusati di essere stati tra gli organizzatori e partecipanti attivi della cosiddetta “Rada popolare di Bessarabia”. Le accuse contro di lei sono state definite assurde e senza alcun fondamento di prove concrete dai suoi difensori.
La Glishchinskaya, che ha trascorso un anno in un centro di custodia cautelare “preventiva” a Odessa, ha denunciato in una intervista le spaventose condizioni di detenzione nel carcere ucraino. Secondo la giornalista, nel carcere non c’è praticamente riscaldamento e acqua, il sistema fognario non funziona. “… Le celle sono di due metri e mezzo per tre, in cui ci sono minimo tre persone, in commistione a criminali, assassini e squilibrati…”.
L’accusa e la sua persecuzione è dovuta a un articolo il “Tradimento della Madrepatria” , un atto di accusa contro i golpisti di EuroMaidan e il ruolo preponderante e banditesco delle forze neonaziste.
Scrivere un articolo così coraggioso e chiaro, nell’Ucraina del dopo golpe del 2014, è ritenuto particolarmente grave. La giornalista, ora in attesa di processo, rischia fino a 15 anni di carcere.
La sua situazione è peggiorata ancora di più dopo che hanno saputo della gravidanza della donna, infatti ha denunciato che le indagini sono state ritardate quando hanno visto che aspettava un bambino. “…La mia indagine è stata deliberatamente ritardata. Il pubblico ministero è venuto a ogni incontro con un foglio, lo ha letto e ha rinviato tutto al mese successivo. Nonostante io fossi incinta, invece di accelerare il processo, al contrario, è stato ritardato. Era come se mi stessero deliberatamente costringendo a rimanere più a lungo nel reparto di isolamento per farmi crollare nervosamente…”, ha detto.
Dopo la nascita del bambino, la Glishchinskaya è stata immediatamente rimandata al centro di custodia cautelare e il bambino, nato molto debole, è andato in ospedale. Madre e figlio non potevano vedersi, minacciavano quotidianamente la donna di rappresaglie contro suo marito e i suoi figli. “…Mi è stato detto direttamente questo: se lascerai l’Ucraina, non fare dichiarazioni di denunce circa il paese, non dimenticare che hai una famiglia qui…”, ha dichiarato.
La giornalista con il figlio minorenne è poi arrivata a Mosca, lei e un altro giornalista sono stati scambiati con i detenuti ucraini Afanasiev e Soloshenko, graziati da Vladimir Putin.
In una intervista dopo lo scambio, ha raccontato la sua vicenda, spiegando che le autorità del dopo Maidan si sono vendicate degli abitanti di Odessa con il 2 maggio, con i bruciati vivi della Casa del Sindacato e migliaia di persone normali che sono state repress. Secondo lei, Zelensky avrebbe avuto la possibilità di ripristinare la giustizia dopo essere salito al potere, ma, secondo la donna, la situazione è ancora peggiorata: “…ora anche gli avvocati vengono processati in Ucraina per aver difeso le persone “sbagliate…Il 2 maggio 2015, avevamo programmato di andare a una manifestazione per onorare la memoria dei residenti morti a Odessa il 2 maggio 2014. Intorno alle stesse date, il presidente Poroshenko sarebbe dovuto arrivare a Odessa. E poco prima di quegli eventi, volevano “ripulire” la città da personaggi “avversi”. Quel giorno non fui arrestata solo io, eravamo un centinaio in tutto: deputati, giornalisti, sacerdoti, atleti … E in totale in quel periodo, c’erano già più di mille persone detenute per motivi politici…”.
Questa è la sua storia, una delle migliaia relative agli arresti delle cittadine e cittadini ucraini, di questi anni.
“…Quando mi hanno presa ero rimasta scioccata da ciò di cui mi accusavano: mi era stato imputato di aver creato una repubblica separatista perché avevo ricevuto per posta un invito a un evento pubblico con una discussione su questo argomento. Ma io sono una giornalista, ricevo centinaia di inviti del genere. Ma venni arrestata e minacciata di almeno 10 anni di carcere. In quel momento ero incinta, questa accusa è stata un duro colpo per me: ho iniziato a sanguinare, ma invece delle cure mediche, la mia detenzione in prigione venne peggiorata. Non mi lasciavano vedere gli avvocati e ho partorito con una guardia carceraria. Sullo sfondo dello stress e delle mie condizioni, anche il bambino è nato in gravi condizioni…Due ore dopo il parto, il pubblico ministero è venuto da me e si è offerto di consegnarmi il bambino…proponendomi per uno scambio di prigionieri. Ho rifiutato, ma hanno lanciato una campagna mediatica secondo cui “la separatista ha ricevuto molti soldi, ha abbandonato il bambino ed è partita per la Russia”. Avrebbero voluto usarmi come figura di madre degenerata e fanatica ideologica… Per un po’ mi hanno tenuta in isolamento, cercando continuamente di convincermi ad abbandonare il bambino, ma non ho accettato queste condizioni… Poi, mesi dopo, sono stata scambiata, ma insieme a mio figlio…Ma il bambino non visse a lungo. Abbiamo combattuto per la sua vita, ma quando aveva tre anni è morto; poiché c’era stato un danno cerebrale, l’epilessia iniziò a svilupparsi, i polmoni erano danneggiati, peggiorò sempre di più …Mi è stato spiegato che era nato debole con il cervello danneggiato, come conseguenza del parto e delle condizioni di detenzione in prigione…Tutto è stato pianificato per intimidire gli abitanti di Odessa. La nostra “Odessa città eroina” della Grande Guerra Patriottica. Dopo il terribile evento del 2 maggio 2014, dove le persone sono state bruciate vive nel centro della città, furono prese ulteriori misure intimidatrici contro la popolazione: proibirono di uscire il Giorno della Vittoria, di partecipare al Reggimento Immortale, bandirono i nastri antifascisti di San Giorgio. Anche quando ci stavamo preparando a celebrare l’anniversario della liberazione di Odessa dagli invasori nazisti, fui convocata alla SBU: mi dissero che non avrei dovuto farlo … Le persone avevano paura di uscire anche solo per una manifestazione in onore del Giorno della Vittoria!…Ma noi avremmo voluto solo che Odessa e tutta l’Ucraina dovessero rimanere multiculturali e multinazionali, con una radice e una memoria antifascista; che l’ucrainizzazione, non dovesse essere imposta;. Che le leggi adottate dal governo illegale di Kiev non dovessero essere imposte: era chiaro a tutti che quel governo che aveva effettuato un colpo di stato non era legale… E questo governo illegittimo aveva paura che gli abitanti di Odessa non lo accettasse…e avevano ragione, la popolazione della città ha una memoria storica dei crimini subiti dall’occupazione nazista ed è nella stragrande maggioranza per una Ucraina libera indipendente, multiculturale, multipartitica, multireligiosa e antifascista…e non si piegherà fino alla cacciata dei golpisti neonazisti…”.
DNEPROPETROVSK: arrestata una donna per alto tradimento
Il controspionaggio militare del servizio di sicurezza ha effettuato un’operazione speciale per arrestare una presunta spia russa nella regione di Dnepropetrovsk. E’ stata arrestata una donna che avrebbe raccolto informazioni sui luoghi e le rotte di movimento delle forze di difesa a Krivoy Rog, per poi fornirle alla Federazione Russa. Secondo l’inchiesta,da sempre era conosciuta per le sue posizioni filorusse e antinaziste, anche dopo l’inizio dell’operazione speciale russa, la donna avrebbe continuato a sostenere questa posizione, parlandone apertamente anche con coloro che abitavano vicino. In questo modo qualcuno l’ha denunciata, ed è arrivata la segnalazione all‘SBU.
“Ora rischia fino a 12 anni di carcere“, ha detto la SBU.
Una “spia” veramente anomala, nota da anni ai servizi di sicurezza, che in pubblico dichiara apertamente le sue idee e posizioni, che non evita di esporsi a delazioni e denunce, poi nel resto del tempo libero va in giro per la regione a svolgere un lavoro di spionaggio segreto e pericolosissimo…O forse la sua vera colpa sono le sue opinioni e la sua coerenza?!
KHARKOV: arrestata una ragazzina di 14 anni
A Kharkov, è stata arrestata dalla polizia una ragazza di 14 anni perche aveva postato sui sociali messaggi contro la guerra e per la pace.
Nei social network della studentessa, ha fatto circolare slogan contro la guerra e per la pace, e un video dove mostra il dito medio verso una tenda con i colori giallo e blu dei radicali neonazisti “Tutto per la vittoria“, allestita nel centro di Kharkov per cercare volontari per l’esercito. Nel video, la ragazza ha mostrato che nel centro della città sono apparsi disegni e scritte con simboli contro la guerra. Le forze dell’ordine hanno identificato e arrestato la ragazza, chiedendo alla madre che educazione ha dato alla figlia. È stata poi costretta a chiedere pubblicamente perdono “per le sue azioni davanti ai cittadini ucraini”. Per quanto riguarda la studentessa, “saranno prese misure in conformità con i requisiti del codice penale ucraino“, ha detto la polizia.
KIEV: arrestate tre donne per alto tradimento: Inna Chernetskaya, Daria Semenchenko e Olga Didovets.
Secondo la SBU l’accusa è di aver filmato e messo sui social le immagini della difesa aerea ucraina durante un attacco a Kiev. Tre donne di Kiev, Inna Chernetskaya, Daria Semenchenko e Olga Didovets, sono accusate dell’articolo 114-2 del codice penale, dove mostrare il lavoro della difesa aerea in rete, può costare fino a 12 anni, afferma l’SBU. Secondo l’articolo il nemico può ricevere informazioni dalle trasmissioni online tramite piattaforme di streaming o tramite un “hack” di hacker, ha informato il servizio stampa della SBU, ribadendo che “è vietato riprendere e pubblicare materiale fotografico e video sulle attività delle Forze di difesa e sulle conseguenze dei bombardamenti nemici. La distribuzione di tali documenti è un reato che comporta una pena fino a 12 anni di carcere…”. Il sito web nazista Obozrevatel, che fornisce in rete foto, indirizzi e dati personali di chiunque sia identificato come anti ucraino, antifascista, comunista o semplicemente critico del governo, invitando a scovarli e colpirli, citando le sue fonti nelle forze dell’ordine, ha scritto che l’appartamento della Chernetskaya è stato perquisito…senza trovare nulla di illegale!
Gli avvocati delle arrestate hanno dichiarato che migliaia di normali cittadini, quando ci sono missili o schermaglie in cielo, filmano da lontano, secondo l’SBU dovrebbero essere tutti arrestati, o forse è un problema di opinioni o terrorismo psicologico, per cui si viene arrestati?!
KIEV: la polizia ha arrestato Victoria Kochanowska, attivista per i diritti umani, senza una motivazione
Il 29 giugno 2023, vicino al Monastero della Kiev-Pechersk Lavra, una persona ha spruzzato con una bomboletta negli occhi dell’attivista per i diritti umani Victoria Kokhanovskaya, una sostanza sconosciuta a seguito della quale ha ricevuto ustioni chimiche in entrambi gli occhi. L’attivista per i diritti umani ha affermato che la polizia “non ha riscontrato nessun reato in questo attacco contro di me…Il dipartimento di polizia di Pechersk non vede alcun corpus delicti contro una persona da loro non identificata, ma che è stata identificata, che si è semplicemente avvicinata a noi e ha spruzzato una bomboletta di gas su tre persone. E abbiamo scoperto che è un atto patriottico ucciderci. Poiché questo l’SBU ci ha detto…”, ha denunciato la Kokhanovskaya.
Poi, il tribunale distrettuale Pechersky di Kiev ha mandato la ragazza agli arresti domiciliari 24 ore su 24. L’attivista per i diritti umani ha pubblicato una foto della decisione del tribunale sulla sua pagina Facebook, prima che gliela chiudessero.
KIEV: arrestata una donna blogger che chiedeva il distacco della Transcarpazia dall’Ucraina
Il servizio di sicurezza dell’Ucraina (SBU) ha arrestato una blogger che ha scritto di essere favorevole a staccare la Transcarpazia dall’Ucraina. Lo ha riportato il sito Oborezrevatel.
Secondo i servizi di intelligence, la donna ha diffuso in rete appelli al separatismo. Contro la donna è stato aperto un caso in base a un articolo sulla violazione dell’integrità territoriale e dell’inviolabilità dell’Ucraina.
Se riconosciuta colpevole, rischia la reclusione da tre a cinque anni.
KIEV: l’avvocato Elena Lukash e la politica Elena Bondarenko, sono state arrestatecome detenzione preventiva
Il servizio di sicurezza dell’Ucraina ha arrestato e imprigionato l’avvocato e personalità pubblica Elena Lukash e la politica Elena Bondarenko. Le accuse sono sempre le stesse: ostilità alle autorità e al governo, propaganda antinazionale e separatismo…cioè alto tradimento.
…E noi NON dimentichiamo…
Elena Berezhnaya, fondatrice e direttrice dell’Istituto di politica giuridica e protezione sociale ucraino, la più nota attivista ucraina per i diritti umani. Il 16 febbraio 2022 è stata sequestrata dall’SBU nella sua casa a Kiev, poi portata in carceri segrete dei Servizi di Sicurezza, dopo molti mesi I familiari hanno potuto vederla. La Berezhnaya è una forte e coraggiosa donna ucraina antifascista che, dal 2014 è stata una spina nel fianco della giunta golpista, nonostante innumerevoli tentativi di assassinarla, minacce continue di morte da parte dei neonazisti e più volte picchiata e maltrattata, non ha mai smesso di battersi per la verità, per la giustizia, contro la guerra nel Donbass e per la pace. E nonostante il clima terroristico, non ha mai lasciato l’Ucraina. Ora sta pagando la sua coerenza ed il suo coraggio, insieme a decine di migliaia di attivisti, antifascisti, semplici cittadini pacifisti, la sua lotta senza compromessi per i diritti umani, sociali e civili del popolo ucraino, vessato in questi 9 anni di aggressione golpista.
Nataliya Mikhailivna Vitrenko, è statamembro del parlamento ucraino dal 1995 al 2002, presidente del Partito Socialista Progressista Ucraino , oggi fuorilegge, e Presidente del Consiglio delle Donne Ortodosse dell’Ucraina. Due volte candidata alla presidenza dell’Ucraina. Dottoressa in Economia, prima di lavorare in parlamento, è stata docente universitaria e ricercatrice presso l’Accademia delle scienze dell’Ucraina. Dopo il colpo di stato di EuroMaidan, è stata perseguitata, minacciata e più volte attaccata dai neonazisti, sia nelle occasioni delle manifestazioni per il 9 maggio che del 1° maggio, oltre ad impedirle sistematicamente qualsiasi apparizione pubblica con assalti e pestaggi. Dal febbraio 2022 è ricercata attivamente dall’SBU ed è dovuta entrare in clandestinità e non si hanno più notizie di lei.
Di queste altre patriote ucraine si hanno solo queste informazioni, ma sono nel nostro cuore:
Korabelnikova Julia Aleksandrovna, 20/07/1985
Accusata con articolo 111 parte 2, era detenuta a Kupyansk
Moshkutelo Anastasia Nikolaevna, 22/05/1995
Arte. 111, condannata a 12 anni, detenuta a Khmelnitsky SIZO
Marchenko Elena Leonidovna, nata nel 1971
Rapita dalla sua casa dall’SBU nella regione di Kharkov, la sua situazione è sconosciuta
Khomutova Irina, 1964
Arrestata dall’SBU a Kupyansk, non si hanno sue notizie
87.100 arresti e procedimenti penale avviati dagli investigatori della SBU
3.200 arrestaticon l’accusa di essere collaboratori o simpatizzanti del nemico
A cura di Enrico Vigna, SOS UcrainaResistente/CIVG