Sta facendo molto discutere il caso del generale Roberto Vannacci: razzismo, sessismo e omofobia a livelli tali che perfino il ministro della Difesa di Fratelli d’Italia, Guido Crosetto, le ha definite “farneticazioni personali”. È questo il contenuto di Il mondo al contrario, libro scritto e autopubblicato su Amazon dal generale delle Forze Armate Italiane da cui l’Esercito ha preso le distanze, aprendo un procedimento disciplinare contro l’ufficiale e rimuovendolo dal suo attuale incarico a capo dell’Istituto geografico militare di Firenze. Ma andando a leggere il curriculum del pluridecorato militare, la questione principale sembra un altra e su quella la politica si guarda bene dal dire qualcosa.
Il curriculum del patriota Vannacci
Vannacci si definisce un “patriota” che ha sempre tutelato la sicurezza dei cittadini italiani. Ma invece leggiamo una serie di azioni belliche per conto degli interessi di Washington nei quattro angoli del mondo.
A sottolinearlo è Leonardo Sinigallia che in un articolo per L’Antidiplomatico ha ricordato il curriculum del generale. Scrive Sinigallia:
“Il problema principale di Vannacci non è né l’omofobia, né la carica “discriminatoria” del suo scritto: il problema è che Vannacci è un bugiardo. Il supposto “patriota” ci tiene a ricordare, in risposta alle accuse di “razzismo” di essersi battuto “in giro per il mondo per il mio Paese e accanto a molti popoli. Ne ho salvati tanti, sono stato al loro fianco”. Parole curiose in quanto nei suoi trentasette anni di servizio nelle forze armate italiane gli episodi in cui il “salvatore di popoli” abbia tutelato la sicurezza del paese e di cittadini italiani si contano sulle dita in una mano.”
Ed ecco che l’articolo ci spiega quali sono le gesta patriottiche di Vannacci: “Entrato nell’esercito nel 1986, Vannacci partecipa come tenente all’intervento militare in Somalia tra 1992 e 1994 nell’ambito della Missione Ibis, durante la quale il personale militare italiano commetterà documentati crimini di guerra ai danni della popolazione locale e di prigionieri, tra cui violenze sessuali e torture. Una pagina nera che si estende all’omicidio della giornalista Ilaria Alpi e dell’operatore Miran Hrovatin a seguito di indagini sul traffico illegale di rifiuti tossici tra Italia e Somalia.”
E ancora: “Tra 1999 e 2000 è Capo delle Forze Speciali dell’ARRC, l’Allied Rapid Reaction Corps, corpo d’armata NATO a guida britannica utilizzato anche in Bosnia a seguito della guerra civile e come quartier generale per le truppe di terra durante l’aggressione alla Jugoslavia nel 1999. Proprio in Bosnia nel 2000 è parte della direzione delle operazioni psicologiche del contingente occidentale. Dopo aver aiutato a gestire l’evacuazione di alcuni cittadini italiani dalla Costa d’Avorio, nel 2009 Vannacci prende parte alla missione ISAF all’invasione militare dell’Afghanistan scatenata dagli Stati Uniti nel 2001, responsabile di centinaia di migliaia di morti e sfollati, dirigendo poi missioni delle forze speciali, tra quelle note, in Libia, Yemen, Somalia e Rwanda.”
Ciliegina sulla torta: “Sempre in Afghanistan è al comando della famigerata ‘Task Force 45’, attivamente impegnata negli scontri contro la guerriglia patriottica anti-occidentale, ricevendo per il suo servizio a favore degli USA una Stella di Bronzo nel 2014. Nel 2018 è nominato capo del contingente terrestre italiano dell’Operazione Prima Parthica, parte della campagna anti-ISIS in Iraq, diretta conseguenza dell’aggressione NATO al paese nel 2003, venendo poi premiato con l’onorificenza statunitense ‘Legion of Merit’.”
Lapidaria la conclusione: “Vannacci non si è comportato da “patriota”, ma da ascaro a guida delle truppe coloniali che il regime di Washington reclama in occasione delle sue guerre come ulteriore tributo ai suoi vassalli.