Giovedì i Paesi BRICS hanno accolto sei nuovi membri provenienti da tre diversi continenti, segnando una pietra miliare per una nuova geopolitica e nuovo punto di partenza per la cooperazione multilaterale, e una governance globale più equa.
Dai sauditi all’Africa una nuova geopolitica
Punto di svolta simile a quello degli anni settanta. Si completa il passaggio dell’Arabia Saudita in nuove alleanze, preludio per l’annunciata chiusura delle basi americane (a giugno annunciata da Bin Salman), con l’ingresso nei BRICS.
Insieme al gigante arabo entrano anche altri attori di primo piano come l’Egitto, gli Emirati Arabi e l’Iran, in Sud America l’Argentina, l’Etiopia per l’Africa.
Impossibile sottovalutare l’evento, se pure atteso (e che spiega lo sforzo per escludervi Putin incriminandolo): l’Occidente collettivo (ed in particolare l’Europa) perdono ogni residua influenza sull’Opec+ e quindi sulla geopolitica dell’energia, aspettiamoci benzina a parecchi euro ed energia alle stesse (con buona pace di coloro che si attardano contro il cambiamento climatico ‘inventato’).
In Africa a questo punto abbiamo da Nord a Sud tutte le principali potenze schierate contro l’Occidente, o almeno con maggiore e rivendicata indipendenza da questo, nessuno può immaginare anche militarmente di andare contro Egitto, Algeria e Sud Africa; si saldano due colossi d’ordine come Arabia Saudita e Iran (capolavoro della diplomazia cinese) e con Egitto e Emirati diventano il polo inaggirabile della regione, in Medio Oriente ne vedremo molte, e non saranno belle; nel cortile di casa degli Usa si saldano Brasile e Argentina, in pratica il centro ha cambiato collocazione.
La prima conseguenza sarà sulla centralità del dollaro (che perde definitivamente l’ancoraggio saudita ed è ormai solo questione di tempo), le altre sono sulla dinamica delle materie prime (non a caso nel vertice è stato dichiarato che i paesi africani vogliono usarle per svilupparsi) e quindi sulle ragioni di scambio (il prezzo relativo tra materie prime e prodotti intermedi o finali in uno scambio) che fino ad ora hanno arricchito l’Occidente.
Se consideriamo che la sfida cinese (ma a questo punto in prospettiva anche indiana) e russa non si spende solo in termini di controllo delle materie prime, ma anche di tecnologie, la sfida è epocale