I colloqui segreti tra il ministro degli esteri della Libia Najla Mangoush e quello israeliano Eli Cohen tenutisi la scorsa settimana a Roma si risolvono in un disastro diplomatico per l’Italia e per il governo Meloni che li aveva patrocinati, dopo aver stretto accordi con il governo Dbeibah, che non conta nulla fuori da Tripoli, venduti come “epocali”.

Libia, disastro diplomatico del governo Meloni

In Libia si sta consumando un disastro diplomatico da parte del governo Meloni: il ministro degli Esteri di IsraeleEli Cohen, ha incontrato la ministra degli Esteri del governo libico di Tripoli, Najla al Mangoush, in un giorno non meglio specificato della settimana scorsa e l’incontro è avvenuto a Roma.

Appena si è diffusa la notizia sono scoppiati violenti scontri in tutta Tripoli con la folla inferocita che ha assaltato il ministero degli esteri e il parlamento libico. La ministra Mangoush è stata sospesa dall’incarico dal Primo Ministro Abdelamid Dbeibah, e l’ha denunciata per avviare indagini penali. La ministra è poi scappata con un volo privato in Turchia. La credibilità diplomatica italiana in Libia ne è uscita disintegrata.

Ma la situazione stava già degenerando da settimane: a cavallo di ferragosto due potenti fazioni di Tripoli si erano scontrate militarmente provocando una sessantina di morti. Il governo di Dbeibah, con cui Roma stringe accordi venduti come epocali, è fragilissimo e nella realtà controlla a fatica – si e no – Tripoli.

“L’Italia sta naufragando in Libia”

“L’Italia sta naufragando in Libia per la terza volta in poco più di un decennio“, ha scritto Alberto Negri sul Manifesto. La prima è stata nel 2011 quando venne abbattuto – con Francia, Gran Bretagna, Usa, Nato e la nostra attiva partecipazione militare – il regime di Gheddafi che solo mesi prima accoglievamo a Roma come un trionfatore.

La seconda avvenne nel 2019: il governo di Sarraj, insediato proprio con l’aiuto italiano – sempre interessato al controllo dei migranti –, fu abbandonato al suo destino già incerto, pur essendo riconosciuto dall’Onu, contro l’avanzata del generale di Bengasi Khalifa Haftar, alleato di Mosca, dell’Egitto, degli Emirati e corteggiato anche da Parigi. Sarraj fu ‘salvato’ dall’intervento militare della Turchia di Erdogan.

La terza volta sta succedendo in questi giorni in maniera forse meno eclatante ma sicuramente alquanto ignorata: a cavallo di ferragosto due potenti fazioni di Tripoli si sono affrontate con circa una sessantina di morti.

Alberto Negri: L’Italia non tocca palla in Libia

Scrive il giornalista: “Pur essendo l’Italia presente sul territorio libico con la sua intelligence, ben poco può fare – soprattutto da sola – con gli attori protagonisti della vicenda. In primo luogo la Turchia che in Tripolitania vuole dare ulteriore consistenza ai suoi disegni di potenza neo-ottomana e mediterranea e si propone persino di dare vita a un esercito libico unificato. I suoi piani si scontrano – ma in qualche caso anche si incontrano – con quelli della Russia, che oltre alla presenza della Wagner in Cirenaica, è disposta a negoziare con Ankara e con il Cairo.”

E ancora:  “In questo quadro libico politico-diplomatico che vede anche la riunione dei Paesi Brics sempre più lanciati a sganciarsi da quella che considerano come egemonia occidentale e del dollaro, l’Italia e l’Europa non toccano palla. E come loro gli Usa e l’Onu.”

Sono circa due anni che l’Onu e gli europei tentato invano di fare andare i libici alle urne ma i tentativi Occidentali vengono respinti e giudicati sia a Ovest in Tripolitania che a Est in Cirenaica come degli intrusi. Ma come dare torto agli africani e ai leader della regione tra Medio Oriente e Nordafrica che hanno subito per vent’anni i disastri provocati dagli occidentali, dall’Afghanistan all’Iraq alla Libia con i risultati che sappiamo tutti.

Scrive ancora Alberto negri: “I risultati sono stati in questi anni peggiori dei mali che volevamo combattere. Un interlocutore di Tripoli è esplicito: «Voi europei siete arenati in una visione assai distante da questi territori».

Vorrei replicare, come ho fatto, che questo non accade da oggi ma che è un a tendenza in atto da molti anni, il frutto avvelenato di una propaganda e di una narrativa distorta che voleva fare dell’Afghanistan, dell’Iraq o della Libia dei modelli poi respinti dalla realtà dei fatti e dal sentire dei popoli. Ma qui, come si usa dire, non c’è peggiore sordo di chi non vuole sentire.”

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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