In questi giorni, decine di migliaia di sms recanti la comunicazione dello stop al Reddito di Cittadinanza continuano a raggiungere i cellulari degli ormai ex beneficiari del sussidio, che ora avranno solo la possibilità di presentare domanda per il Supporto per la formazione e il lavoro (Sfl), strumento con cui il governo ha deciso di sostituire l’Rdc. Nel frattempo, però, in molte città – soprattutto i centri del Meridione, l’area più consumata dalla piaga della povertà – hanno cominciato a fioccare le manifestazioni contro le politiche del governo: quest’oggi, i cittadini di Napoli hanno messo in atto una vibrante protesta, che nemmeno i blocchi e i manganelli della Polizia sono riusciti ad arginare; nel frattempo, ex percettori, sigle politiche e associazioni a loro supporto hanno sfilato anche a Cosenza e Palermo, scandendo slogan contro l’Esecutivo e concrete rivendicazioni. E facendo ben intendere che le proteste non si fermeranno.
Nel capoluogo campano hanno sfilato circa 500 persone. I partecipanti si sono riuniti in piazza Garibaldi, rimpolpando un corteo che si è messo in marcia verso Corso Garibaldi, nei pressi della stazione della Circumvesuviana di Porta Nolana. La circolazione dei veicoli è stata bloccata in entrambe le direzioni. Alcune decine di dimostranti hanno poi tentato di bloccare l’autostrada di via Marina, mentre altre persone hanno stoppato il traffico lungo lo svincolo che collega il centro cittadino con corso San Giovanni. A questo punto, si sono verificati tafferugli e scontri con la polizia, che ha fatto volare i manganelli e ha posizionato i blindati a guardia dell’ingresso all’autostrada A3. Una parte dei manifestanti, riuscendo a rompere il cordone delle forze dell’ordine, è riuscita ad arrampicarsi sulle recinzioni e a scavalcarle, bloccando l’accesso all’arteria stradale. Successivamente il corteo si è di nuovo riversato in strada. A seguirlo, un grande spiegamento di poliziotti in tenuta antisommossa.
Nel corso della manifestazione, sono stati mostrati striscioni contro la premier Giorgia Meloni. Tra i protagonisti della protesta ci sono attivisti della sinistra radicale e percettori del Reddito, nonché le sigle Ex Officina e il comitato “Disoccupati 7 Novembre”: “I costi sociali ricadono su di noi con il carovita, l’inflazione, la disoccupazione, il lavoro sfruttato e sottopagato oltre che le conseguenze nefaste dal punto di vista ecologico, ambientale e sulle condizioni di vita – ha messo nero su bianco in una nota il comitato -. Da anni assistiamo alla violenza dell’attacco, politico, ideologico e materiale contro il meccanismo del reddito di cittadinanza oggi smantellato. La difesa del sussidio non può che avvenire con il coinvolgimento più esteso dei lavoratori e delle loro organizzazioni sindacali. Siamo pronti nelle prossime settimane a mobilitarci verso Roma”.
Non è la prima volta che i cittadini di Napoli protestano contro l’abolizione del Reddito: poco meno di un mese fa scesero in piazza circa 200 persone, che si mossero dall’area della stazione centrale fino alla sede della Prefettura, in piazza Plebiscito. L’unico momento di tensione andò in scena quando i manifestanti passarono davanti alla sede di Fratelli d’Italia in Corso Umberto, mentre un breve blocco stradale fu attuato di fronte alla sede dell’Inps.
A mobilitarsi contro l’abolizione del Reddito, questa mattina, sono stati anche i cittadini di Crotone, che si sono riuniti davanti alla sede dell’Inps in piazza Loreto. La Calabria registra infatti un totale di 2.991 nuclei familiari a cui è arrivata la comunicazione dello stop al sussidio. La manifestazione è stata organizzata e promossa dal movimento La Base, che sostiene a gran voce la necessità del ripristino della misura. “C’è chi è a rischio sfratto, chi a 57 anni si vede privato di qualsiasi tipo di reddito ed è costretto a svendersi in un mondo del lavoro che non lo vuole, chi a 30 anni riceverà offerte di lavoro a 3 euro all’ora; c’è chi è ‘occupabile’ e che con 350 euro dovrà sopravvivere al rincaro dei prezzi, chi ha lavorato una vita intera e dopo essere stata licenziata ha trovato nel reddito di cittadinanza una boccata di ossigeno, ma che ora non sa come pagare le bollette, chi in lacrime sa che dovrà tornare a svolgere lavoretti di fortuna a 30 euro al giorno – ha scritto in un post l’organizzazione, commentando la giornata di protesta -. Di fronte a tutte queste storie, che sono le storie di centinaia di migliaia di persone, lo Stato non solo tace, ma infierisce con un progetto per il Sud che ci vede schiavi e morti di fame. Vogliono un esercito di poveri disposti ad accettare qualsiasi condizione pur di sopravvivere, vogliono territori desertificati per estrarre risorse umane e ambientali, ci vogliono disperati, emigranti, divisi”.
A dare manforte alle manifestazioni di Napoli e Cosenza è intervenuto anche un corteo a Palermo, che si è snodato da piazza Vittorio Veneto verso l’assessorato regionale al Lavoro di via Trinacria, i cui partecipanti hanno intonato slogan ed esposto uno striscione con le parole: “Lavoro, rispetto e dignità”. L’evento, annunciato nelle scorse settimane, è stato organizzato dall’associazione “Basta Volerlo”, rappresentata dal presidente Davide Grasso e da Tony Guarino. La manifestazione va in scena a pochi giorni dalla seconda tranche di sospensioni che, a Palermo e provincia, ha riguardato altri 2.800 percettori del reddito di cittadinanza. «Sono arrivati altri 32.000 messaggi rivolti a cittadini italiani, di cui 8600 solo in Sicilia – ha spiegato Davide Grasso -. Da settembre o da ottobre, oltre 100.000 siciliano percepiranno soltanto 350 euro. Non avranno un lavoro, faranno al massimo qualche corso di formazione. Fino a quando lo Stato non svilupperà un piano del lavoro dedicato al Sud, le occasioni d’impiego mancheranno sempre». La manifestazione è continuata con un sit-in effettuato davanti agli uffici dell’assessorato regionale al Lavoro di via Trinacria, con l’obiettivo di chiedere un nuovo incontro all’assessore al Lavoro Nuccia Albano.
In totale, le famiglie coinvolte dallo stop alla misura, dopo averne fruito per sette mesi dall’inizio del 2023, sono 229.080. 154.507 nuclei sono stati interessati a fine luglio, a cui si sommano i 33.765 di fine agosto. Secondo le stime dell’Inps, la comunicazione raggiungerà altre 17.317 famiglie a settembre, 12.784 a ottobre, 6.844 a novembre e 3.863 a dicembre.
[di Stefano Baudino]