Gli slogan della manifestazione nazionale dei compagni honduregni hanno risuonato chiari: difesa della presidente Xiomara Castro dal rischio di un nuovo colpo di stato come quello favorito dagli Stati Uniti che spodestò il marito nel 2009; approvare la riforma fiscale che faccia finalmente pagare le tasse a multinazionali e super ricchi (che oggi in moltissimi casi ne sono esentati); elezione di un nuovo Procuratore Capo che sia indipendente e non strumento dei potentati economici.

“Se la mobilitazione di martedì aveva l’obiettivo di mostrare i muscoli del popolo organizzato e di mandare un segnale forte ai poteri oligarchici dell’Honduras e ai suoi asserviti nel Congresso, che un colpo di stato oggi non è nemmeno concepibile, possiamo dire che è stato un successo travolgente.

Decine e decine di migliaia (quasi impossibile calcolarne il numero) di persone provenienti da ogni angolo del Paese si sono radunate davanti alla Casa Presidenziale di Tegucigalpa, per sostenere la presidente Xiomara Castro.

L’elezione di un nuovo Procuratore Generale è una posizione estremamente strategica per avviare il Paese sulla difficile strada di porre fine, tra le altre cose, alla corruzione, all’impunità, alla criminalizzazione e alla persecuzione delle lotte sociali e popolari.

Per il governo di Xiomara Castro e per il suo progetto di avviare una rifondazione del Paese, è fondamentale togliere alla destra ultraconservatrice honduregna la capacità di manipolare chi applica la giustizia col fine di garantirsi interessi privati.

La manifestazione è pure una risposta forte ai segnali minacciosi inviati nelle ultime settimane da settori delle Forze Armate e dalle oligarchie del Paese.

“Xiomara non è sola”, “mai più un colpo di stato”, “sono venuto perché volevo, non perché mi hanno pagato” cantavano le decine di migliaia di persone che la centralissima avenida Giovanni Paolo II non riusciva a contenere.

Una mobilitazione impressionante, paragonabile solo a quelle gigantesche dei primi mesi dopo il golpe del 2009.

Per darvi un’idea, dopo due ore che i dintorni del Congresso, il luogo dove si è conclusa la mobilitazione, erano già strapieni di gente, il fiume di persone in marcia ancora non smetteva di scendere verso il centro storico della capitale.

Un sostegno indiscutibile, potente, straripante, che la presidente dell’Honduras ha osservato commossa, orgogliosa e, senza dubbio, rafforzata.

“Noi resistiamo agli omicidi, ai colpi di stato, all’esilio, alle carceri e alle frodi elettorali scendendo in strada. Sono una donna che resiste, sono una presidente che resiste, sono un quadro della Resistenza honduregna”, ha gridato dal palco la presidente Castro.

“In voi risiede il potere della sovranità popolare. E qui, davanti alla Casa Presidenziale, vogliamo onorare il sangue innocente dei nostri martiri, di coloro che sono caduti in questa lotta.

Sono loro a chiederci l’unità popolare contro gli eterni nemici della Patria. Dobbiamo rimanere uniti, organizzati e mobilitati nella resistenza, affinché non tornino i colpi di stato, i narcodittatori e i saccheggiatori dell’Honduras.”

Nel frattempo, al Congresso, la destra rozza e grottesca si è rifiutata ancora una volta di eleggere la carica più alta nel Pubblico Ministero.

Mercoledì 30 agosto i deputati si incontreranno nuovamente e la presidente dell’Honduras ha già annunciato che chiederà al popolo di restare mobilitato e all’erta finché non vincerà questa nuova battaglia.”

Articolo del giornalista e fotografo italiano Giorgio Trucchi che da decenni vive in Nicaragua e presente alla manifestazione in Honduras.
Nel link il reportage con la galleria di foto.
https://www.rel-uita.org/honduras/xiomara-no-esta-sola/

Rete solidarietà rivoluzione bolivariana

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