Riunitisi a Cernobbio per il Forum Ambrosetti, gli esponenti del panorama politico, economico e industriale italiano hanno promosso l’operato del governo Meloni. L’evento, considerato una sorta di forum di Davos nostrano, ha riunito dal primo al tre settembre politici, manager, imprenditori, banchieri e investitori: il 51% dei presenti ha valutato il primo anno dell’esecutivo Meloni da “molto positivamente” a “positivamente”. Un risultato che non sorprende considerando che i timori del gotha dei colletti bianchi non hanno avuto luogo. La maggioranza al governo non ha infatti realizzato il tanto temuto strappo con l’Agenda Draghi, che è stata invece rinnovata: abbandonata la retorica sovranista, il governo Meloni ha giurato fedeltà a Bruxelles e rilanciato l’impegno con la NATO, a partire dal supporto militare a Kiev e dall’aumento della spesa per la difesa. Contemporaneamente al Forum Ambrosetti, centinaia di manifestanti si sono riuniti a Como per denunciare “gli effetti prodotti dalla logica della competitività, la partecipazione del nostro Paese alla guerra in Ucraina, la continua erosione del potere di acquisto dei salari e l’inarrestabile strage di morti nei luoghi di lavoro”, come riporta il comunicato dell’Unione Sindacale di Base (USB).

Il corteo non ha potuto avere luogo a Cernobbio a causa del divieto imposto dal questore di Como relativo a “qualsiasivoglia tipo di manifestazione pubblica nel territorio nelle giornate di svolgimento del Forum Ambrosetti”, in quanto sarebbe a rischio “la salute dei partecipanti all’evento che si terrà a Villa d’Este”. La decisione segue il precedente divieto, disposto dal comune di Cernobbio a fine luglio, di concedere i locali comunali al Forum di Sbilanciamoci!, una rete di associazioni, movimenti ed economisti orientati su posizioni differenti rispetto al Forum Ambrosetti. Decisione che ha interrotto, dopo tredici anni, la concomitanza tra i due eventi a Cernobbio. Così, nella cornice ultra-blindata del comune lombardo, gli ospiti di Villa d’Este hanno dialogato sugli attuali scenari politico-economici, come il primo anno del governo Meloni, promosso nel complesso ma bocciato sulla tassa sugli extraprofitti bancari, unica misura dell’esecutivo che, pur tiepidamente, colpisce il settore.

Per il resto, l’esperienza a Palazzo Chigi ha visto una sostanziale strizzata d’occhio alle imprese, materializzatasi ad esempio con l’abolizione del reddito di cittadinanza o con il varo del decreto 1 maggio, dove ha trionfato la precarietà. Il governo Meloni è intervenuto poi sul Superbonus, arrestandone definitivamente la corsa dopo gli interventi in questa direzione dell’esecutivo Draghi. Stesse vedute con l’ex presidente della Banca Centrale Europea (BCE) anche per quanto riguarda la fedeltà all’Unione europea e alla NATO, dopo anni di martellante retorica ostile. Una certa continuità tra Meloni e Draghi era stata d’altronde suggellata dalla scelta di Giancarlo Giorgetti (a capo del MISE nel “governo dei migliori”) come ministro dell’Economia.

[di Salvatore Toscano]

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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