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Il volume recentemente curato da Maurizio Ambrosini per il Mulino “Rifugiati e solidali. L’accoglienza dei richiedenti asilo in Italia” entra nel merito di un tema che di fatto ha sconvolto l’agenda politica, concentrandosi sul ruolo della solidarietà che la società civile ha espresso nei conforti di coloro che sono giunti in Italia e hanno chiesto protezione e assistenza.

Ambrosini insegna Sociologia delle migrazioni all’Università di Milano. È responsabile scientifico del Centro studi Medì di Genova, dove dirige la rivista «Mondi migranti» e la Scuola estiva di Sociologia delle migrazioni.

Vista l’importanza del tema, vi proponiamo una nostra sintesi della ampia recensione appena pubblicata da ‘Secondo welfare’, e leggibile qui
https://www.secondowelfare.it/immigrazione-e-accoglienza/rifugiati-il-campo-di-battaglia-dellaccoglienza/?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=fringe_benefit_piu_sociali_perche_e_difficile_avere_figli_in_italia_parlare_di_rifugiati_oltre_la_retorica_e_le_altre_storie_del_mese&utm_term=2023-09-02 .

Sono pochi i temi che posseggono oggi una risonanza simbolica e politica pari a quello dei rifugiati e, soprattutto, della loro accoglienza.

Sebbene quantitativamente si tratti di una componente minoritaria del più ampio fenomeno migratorio, nell’opinione pubblica italiana, come d’altronde in altri Paesi, è diventata invece maggioritaria.

La retorica ansiogena – improntata al catastrofismo, di un’invasione mai avvenuta – ha impedito un’analisi lucida della questione, propedeutica ad elaborare risposte ragionevoli.

Le reazioni di chiusura hanno poi preso di mira coloro che non hanno ceduto al ripiegamento nazional-sovranista e, in un clima di inimicizia, hanno invece deciso di offrire ospitalità a fronte della fragilità delle risorse istituzionali preposte, finendo anche per essere additati come «buonisti» corresponsabili degli arrivi, se non collaboratori dei trafficanti.

La stagione della “solidarietà per l’asilo” è una delle tappe più importanti che ha scandito la storia recente dell’attivismo civico e politico nel Paese, nonché ha rappresentato uno dei fattori di innovazione più interessanti nel panorama dei movimenti sociali, dell’associazionismo, del volontariato e delle varie forme che l’impegno filantropico ha assunto in Italia.

Il volume trae ispirazione da questo approccio e, entrando nel merito, l’introduzione ha un ruolo centrale e di linea guida. Si ritrova una rara e insieme lucida analisi non della “crisi dei rifugiati”, ma della “crisi dell’accoglienza dei rifugiati”.

Ambrosini affronta temi quali il deterioramento dell’immagine di cui beneficiavano in passato coloro che fuggivano da guerre e/o situazioni di grave pericolo, il motivo del successo della “retorica dell’abuso” contro la possibilità di richiedere una forma di tutela posta a detrimento dei cittadini italiani, la fisionomia di una “perenne emergenza” che ha accompagnato l’impianto istituzionale per gestire l’accoglienza dei rifugiati sul territorio.

Qui si discute inoltre uno dei fenomeni “psicoanalitici” più interessanti in termini di comunicazione pubblica e mass media: l’autoconvincimento collettivo di essere diventati il Paese “campo profughi d’Europa”, assediati e quindi titolati a richiedere senza indugi la chiusura dei confini.

Mentre i diritti umani sono quindi sempre meno tutelati dalle istituzioni, sono i soggetti della società civile che provano a farsene carico, esprimendo, nelle parole stesse del curatore, una «solidarietà contro i confini».
Ambrosini ripercorre inoltre il quadro interpretativo che si è sviluppato sull’azione umanitaria.

Infine, proprio il tema dei profughi ucraini è posto, non a caso, a conclusione della sezione introduttiva, come monito per indicare che l’esistenza di un possibile percorso di riconoscimento e di accoglienza sia possibile in collaborazione tra Enti locali, servizi e associazionismo. Curioso, in questo senso, il processo di «rimozione collettiva» di questa esperienza, non scalfita, solo per ora, da critiche e retoriche dell’abuso.

L’introduzione è poi seguita da una serie di 9 capitoli, redatti da varie autrici e autori tra le voci più preparate del panorama scientifico italiano sul tema. Il volume, infatti, è il risultato collettivo di un ampio Progetto di ricerca nazionale (PRIN).

Mentre il vento sovranista soffia sui Paesi europei, una corrente contraria ha quindi «seminato» un futuro differente: qui ne troviamo un’analisi interessante e puntuale.

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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