Naturalmente i padroni sono divisi. E’ logico che una dissertazione sul salario minimo non trovi tutti concordi quelli che devono pagare. Ma se è un discorso più complesso e che deve tener conto di centinaia di fattori (non solo detassazione e contratti regolari), è pur sempre abbastanza intuitivo: da trent’anni in Italia siamo pagati meno, a volte molto meno, che negli altri paesi del continente Europeo. Se perfino coloro che si muovono tra velluti e ville ci arrivano, allora è anche una questione mentale. Da molto tempo l’innovazione resta sulla carta, i diritti retrocedono, la sicurezza è praticamente inesistente (l’85% dei pochissimi controlli rileva mancanze in tutti i tipi di aziende), il lavoro nero/grigio è sempre preferito alle norme corrette. Non ci si muoverà mai se non si cambia la testa delle persone e questo, lo sappiamo, lo vediamo, è ormai come contare le stelle: impossibile.
C’è la soluzione della continuità, ovvero perpetrare l’erosione del tessuto sociale debole a favore di quello alto -il medio è andato-: il che significherà una disgregazione infermabile. Potrebbe essere il programma di questo Governo e, forse, dei futuri.
Di certo non ci stupiremmo.
Stare immobili ci viene bene. Anzi benissimo.