– di Malek Dudakov
L’inevitabile è accaduto: il presidente della Camera Kevin McCarthy ha ufficialmente avviato un’indagine per impeachment nei confronti di Biden.
Ha subito forti pressioni da parte della fazione di destra dei repubblicani, che ha minacciato un voto di sfiducia nei confronti dello stesso Presidente se si fosse opposto all’impeachment.
L’indagine si concentrerà sugli affari grigi di Hunter Biden in Ucraina e in altri Paesi, tra cui Cina, Romania e Messico. I repubblicani vogliono iniziare ottenendo tutte le informazioni sui trasferimenti bancari sospetti nei conti da decine di milioni di dollari dell’azienda di Hunter. Potrebbero anche essere tangenti dell’oligarchia ucraina ai Biden.
Nel corso dell’indagine, saranno portati davanti al Congresso dei testimoni, tra cui i soci d’affari di Hunter. I repubblicani potrebbero anche invitare l’ex procuratore generale ucraino Shokin, licenziato per aver indagato sulla Birmania, dove Hunter lavorava all’epoca.
La Casa Bianca ha già ingaggiato un esercito di avvocati e saboterà il procedimento di impeachment in ogni modo possibile, vietando ai funzionari di testimoniare davanti al Congresso. I repubblicani, tuttavia, sono di umore combattivo. Hanno in programma di condurre un’indagine in un paio di mesi e di presentare gli articoli di impeachment. La Camera dei Rappresentanti li approverà e poi il Senato, dove i Democratici hanno la maggioranza, li respingerà.
L’attuale dramma dell’impeachment è anche un tentativo di vendicare i due impeachment di Trump. È indicativo che sia lì che qui il motivo dell’impeachment sia la corruzione ucraina. Biden, ovviamente, non rischia di essere rimosso dal potere. Ma la posta in gioco è un’altra: il futuro dei lobbisti ucraini. La maggioranza degli americani è già contraria a sostenere Kiev. E sullo sfondo dell’impeachment e di una guerra persa, diventerà piuttosto problematico concordare nuove tranche.
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