Il Guatemala ha subìto una repressione atroce e impossibile da spiegare, come cavia del capitalismo mondiale (prostitute e malati di mente furono persino usati come cavie per farmaci dalle multinazionali farmaceutiche USA).
Guatemala, il piccolo Vietnam dimenticato
Subito dopo la II Guerra Mondiale, gli ex paesi coloniali furono sommersi da una ventata di ottimismo e valori democratici dati dalla sconfitta del fascismo. La vittoria alleata creava un mondo nuovo, i vincitori rivendicavano questo ruolo o come paese delle opportunità (USA) o della rivoluzione (URSS).
Il Guatemala fu uno degli stati che colse questo magico momento. Nel 1944, il paese si emancipò da un periodo reazionario tramite una giunta militare. Abbiamo già alluso al ruolo progressista dell’esercito nei vari paesi ex coloniali, qui spesso i militari costituivano l’unico settore in grado di svolgere il compito storicamente svolto in Europa dalla borghesia
Il paese si avviò alla chiusura di una fase storica feudale caratterizzata da latifondo, rigida divisione e segregazione razziale, violenza privata. Furono realizzate importanti riforme in ambito sindacale e lavorativo, fino ad arrivare alla prima metà degli anni ’50, in cui fu varata una riforma agraria.
La redistribuzione delle terre colpì i grandi proprietari terrieri (tra cui alcuni membri del governo) e le compagnie bananiere statunitensi. Buona parte del confronto tra queste ultime e le istituzioni ruotò attorno all’indennizzo per l’esproprio, calcolato sul valore fiscale dichiarato dai proprietari stessi.
La United Fruit disse che non le era stato possibile aggiornare i registri (aumentando drasticamente il valore e quindi auto-dichiarandosi evasori); da tenere presente che buona parte di quelle terre erano tenute incolte solo per evitare che fossero acquistate da competitori.
La storia è nota: la CIA si attivò, martellando l’opinione pubblica USA con una presunta minaccia comunista, fino al colpo di stato
Il paese cadde in un buco violenza fino alla metà degli anni ’90, momento degli accordi di pace tra governo e guerriglia. Il Guatemala subì una repressione atroce e impossibile da spiegare. Diventò cavia del capitalismo mondiale (prostitute e malati di mente furono persino usati come cavie per farmaci dalle multinazionali farmaceutiche USA).
Nonostante la pace, gli elementi che portarono alla guerriglia non sono risolti: la disparità di reddito e di accesso all’istruzione, la stratificazione socio-economica su base razziale, la discriminazione delle culture e delle etnie native, la dipendenza economica dall’estero, lo strapotere dei militari e la violenza privata dilagante.
Per restituire giustizia a questo popolo, ai suoi poveri, alle sue popolazioni perseguitate ho sentito di scrivere un libro su questo piccolo e dimenticato Vietnam centroamericano.
La loro lotta per un mondo più ingiusto merita ancora di essere raccontata e tramandata da orecchio a orecchio, la storia del popolo che nella foresta continuò a lottare contro l’oppressione e l’ingiustizia che arrivava da lontano.
Dedico “La terra di Itzamnà” a tutti loro, ai poveri e agli sconfitti, perché il sacrificio non sia dimenticato.
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