Maurizio Pagliassotti

Ho attraversato tutta l’Europa dell’est lungo la rotta dei Balcani e ho trovato l’Italia di oggi. Feroce con i deboli, spietata, decisa a imporre un piano militare nella gestione del cosiddetto “problema migranti”. Il modello della frontiera armata e del volto truce di milizie statali o private è arrivato da noi, cresta schiumosa di un’onda nera che da est si è alzata fino a diventare tzunami.

Ho camminato nel nostro futuro e l’ho visto bene da vicino: confini armati come quello croato-bosniaco, macedone-greco, serbo-ungherese, greco-turco, erano, in quell’autunno del 2021, il laboratorio in cui il fascio di nazionalisti “europei” stava sondando la resistenza delle opinioni pubbliche, e in particolare delle classi povere, rispetto a plateali pratiche di repressione armata, disumana, crudele. Le squadracce armate ungheresi al confine nord con la Serbia, spesso volontarie, i cani mollati contro i disgraziati che attraversavano a nuoto il fiume Evros, confine greco-turco, la violenza selvaggia dei croati che si perpetua sulle montagne di Velika Kladusa, altro non erano che esperimenti volti a comprendere qual era il punto di rottura della tenuta democratica. Ora, questo apparato militare corroborato da una propaganda massiccia è arrivato in Italia grazie al governo in carica, che ha deciso di gestire la questione migratoria flettendo i muscoli.

Io ho visto però la totale assurdità di questa ideologia e di questa prassi: perché certo, quando ho camminato lungo queste frontiere armate, nessun essere umano riusciva a passare (tranne quelli che potevano permettersi 10.000 euro per un viaggio Belgrado-Berlino nel cassone di un autotreno). Le trincee, le fortificazioni, i muri, i droni, i cani, le squadracce, le armi, la pedagogia del terrore compivano a fondo il loro dovere: ho visto uomini, donne e bambini bastonati a sangue a Edirne, chiusi dentro cantine, depredati. Erano appena tornati dal tentativo di entrare in Europa, in Grecia. La nostra accoglienza in Europa è questa. Ma tale modello che crea(va) enormi jungle camp ai margini della nostra bella e ricca Europa, dove gli esseri umani vivono nel fango e nella merda propria e dei cani randagi che si aggirano tra baracche come lupi, questo modello prima o poi crolla.

Le linee difensive collassano per motivi geo strategici e non per la pressione migratoria. L’esercito di coloro che aspirano a un nuovo inizio tra le sue molte pecche ne ha una letale: è sempre mite. Quelle linee difensive crollano perché il migrante è un’arma in sé che può scardinare le opinioni pubbliche occidentali gonfiate di odio per i poveri, in un mondo dove i ricchi sono sempre scandalosamente più ricchi. Quindi, quando necessario, alcune frontiere vengono aperte e la massa che si era accumulata per mesi e anni tracima in Europa. Quanto sta accadendo.

Quali sono i paesi che hanno deciso di aprire le porte? Facciamo un elenco: Turchia, Grecia, Ungheria, Serbia, Croazia, la crème de la crème del neo nazionalismo che arriva da est. Lo fanno per mettere in crisi l’Europa progressista, ormai è chiaro. Il sistema fondato sulla repressione militare della migrazione quindi è allo stesso tempo assurdo e stupido, sempre destinato a generare enormi momenti di crisi sociale. I flussi che potrebbero essere gestiti nell’arco di un tempo lungo vengono concentrati in poche settimane o mesi dando vita a gigantesche e ridicole bolle emotive legate alla “emergenza a Lampedusa ”, “emergenza a Trieste” etc.

Ma, a ben vedere, tutto questo non riguarda i migranti: essi sono meramente una categoria sperimentale. Dietro di loro si staglia il bersaglio grosso: i poveri, gli esclusi dal grande mercato, i colpevoli del non consumo. I peggiori reietti di questo tempo malato in cui il massimo del consenso rispetto a questo piano militare arriva, paradossalmente, proprio dalle lobotomizzate classi subalterne, in nome di un inesistente nemico alle porte “che non possiamo permetterci di mantenere”. I migranti, questa orrenda macrocategoria con cui contorniamo tutto quanto è diverso e povero, che si fa così tanto mantenere da essere costretta alla schiavitù nei campi o nei cantieri di mezza Italia, senza il cui sangue e sudore non una singola pesca arriverebbe sulle nostre tavole. Senza i cui contributi previdenziali, che per altro gli rubiamo perché spessissimo fuggono ulteriormente, il nostro sistema sociale collasserebbe oggi.

L’Italia è entrata a far parte del fascio di nazionalisti di destra. Ci attendono tempi molto duri che dovremo attraversare quasi tutti, non solo “i migranti”.

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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