Gabriele Germani

La Russia si scopre meno europea e più euro-asiatica, ibrido e terra di confine: paese identitario, ma multietnico; ortodosso ma plurireligioso; proiettato a Oriente, ma con la storia ad Occidente.

Non c’è Europa senza Russia

Non c’è Europa senza Russia, non c’è Eurasia senza Russia, non c’è Asia senza Russia.
Chiarito che Europa è concetto storico-culturale e che in geografia non dovrebbe essere un continente, ma una penisola dell’Asia (come il Subcontinente indiano), questa -più o meno reale- non ha senso se privata della Russia.

La Russia iniziò a formarsi attorno a due grandi città, Novgorod e Kiev (paradosso della contemporaneità), Mosca e ancor di più San Pietroburgo era ben lungi dall’esistere. La Russia era una piccola Russia, chiusa verso Occidente dall’infinità delle steppe e dalle scorrerie dei loro valorosi abitanti.

Nacque da un miscuglio di popoli, a cui contribuirono gli Slavi, residui di popolazioni germaniche, turche e mongole e non mancarono apporti greci e ebraici. La Rus rimase chiusa come uno scrigno lì nel mezzo, tra la Penisola europea e il mondo delle steppe: luogo di scontro e transito.

Le città russe passarono, in poco più di un secolo, dall’essere dei villaggi di legno nel mezzo del bosco, all’essere grandi città con i tetti in oro e pigmenti sgargianti.

Da Nord, le popolazioni scandinave (i Variaghi, equivalente di Vichinghi o Normanni) partivano carichi di pelli, cera, legname, ferro, rame, armi, monili e ambra (abbondante nella zona del Baltico sin dall’antichità) e scendendo lungo i fiumi (Don, Dnepr, Volga) si ritrovavano su due vie: quella per Bisanzio (da cui la Russia attraverso un accorta politica religiosa e matrimoniale ereditò il titolo di Terza Roma) e quella per Baghdad (astro nascente sulle spalle del decadente Impero Romano d’Oriente).

Gli stessi mercanti risalivano a Nord, attraversando di nuovo la Rus, per sfociare nel Baltico, fino in Scandinavia o verso le altre corti del Nord Europa, incluse le Isole Britanniche. Portavano merci dall’Oriente: pelli di animali esotici, seta, spezie, incenso, cavalli arabi, tappeti, artigianato medio-orientale.

Quella di Rus non è la Storia di una nazione o di uno stato, ma è la storia di una civiltà che si fece anche stato-nazione in alcuni momenti e che, dopo il crollo dell’URSS, è tornato ad essere storia di una civiltà pluri-statale (così la Russia si ritrova in contrasto con l’Ucraina, entrambe popoli e stati della koinè russa).

In principio, non si può dire che esistesse una sola Rus; esistevano tante città più o meno legate tra loro. Città spesso in lotta per motivi commerciali (dove far passare questa o quella carovana; per spingere i cavalieri delle steppe verso un rivale; per fattori personali tra famiglie).

Intanto gli Scandinavi si facevano apprezzare per le loro doti di ottimi guerrieri e guardie (dote già apprezzata in Sud Italia, Anatolia e Medio Oriente). In alcuni casi, data l’alta conflittualità e litigiosità, furono proprio questi Variaghi a prendere il potere delle città, così a Kiev si affermò la dinastia Rjurik che diede avvio alla Russia odierna.

La Rus si affermò con sorti alterne, in base ai rapporti tra Islam e Cristianità nel Mediterraneo, alle guerre tra gli Arabi e Costantinopoli, alla maggiore o minore propensione al dialogo tra i Franchi e i Greci. Ogni chiusura della via Est-Ovest del Mediterraneo, ridava vita alla via Nord-Sud del Mar Nero, del Caucaso e dei grandi fiumi; fino alla comparsa di una Via della Seta alternativa, nel mezzo delle steppe, grazie alla pax mongolica (che traumatizzò i russi nei secoli e lì spinse a europeizzarsi).

Oggi la Russia si scopre meno europea e più euro-asiatica, esce forse da quell’ebbrezza provinciale di chi era fedele al proprio aguzzino e si riscopre (come ogni civiltà, ma forse più di altre nel blocco euroasiatico) ibrido e terra di confine: paese identitario, ma multietnico; ortodosso ma plurireligioso; proiettato a Oriente, ma con la storia ad Occidente.

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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