Una storia paradossale quella che stanno vivendo 90 famiglie regolarmente assegnatarie degli alloggi ERP (Edilizia Residenziale Pubblica) di Monterotondo nella periferia Nord di Roma. Le case popolari di Via Salaria 142 sono state messe all’asta giudiziaria perché la Società proprietaria degli immobili, la Pegaso 90 srl, è fallita ed è obbligata a liquidare i propri debiti in seguito alla sentenza del Tribunale di Roma. Una bomba sociale quella che sta per esplodere nella città di Monterotondo, dove novanta famiglie, per lo più composte da anziani e da persone fragili, che vivono regolarmente negli appartamenti ERP e che hanno sempre pagato l’affitto agevolato, rischiano di perdere la propria casa dopo 43 anni. Molti assegnatari, infatti, si trovano nelle palazzine di Via Salaria dal 1975, anno in cui sono stati spostati a Monterotondo in seguito all’esproprio delle loro case in zona Somalia a Roma, avvenuto per permettere la costruzione della Tangenziale Est della capitale. Un doppio sfratto e una doppia violenza di Stato quella che stanno subendo queste famiglie, costrette a cambiare casa due volte non per loro scelta o necessità.
A seguire la vicenda ed a supportare gli inquilini sotto sfratto c’è il Sindacato di base degli inquilini Asia-Usb, che sta organizzando picchetti per ostruire le visite dei potenziali acquirenti e che sta cercando di dialogare con le Istituzioni Pubbliche, soprattutto con il Comune di Roma, che ha pagato per decenni l’affitto passivo e che ha spostato le famiglie negli alloggi ERP di Monterotondo dopo gli espropri del ‘75 per permettere la costruzione della Tangenziale Est.
Ma nonostante molte persone siano ultrasettantenni e non riescano a riscattare la casa, il Comune di Roma si è rifiutato categoricamente di acquistare le palazzine. C’è da dire che in questa vicenda c’è stato anche un grande sperpero, come dichiarano gli inquilini: «Vi è stato un enorme spreco di denaro pubblico, in cui non riusciamo a rinvenire alcuna logica, se non quella di favorire il profitto delle società proprietarie degli immobili che si sono succedute nel corso del tempo. Ed infatti, il Comune di Roma, con i soldi spesi pagando l’affitto alle società private per cinquanta anni, avrebbe potuto acquistare gli immobili almeno tre volte». Invece le politiche di edilizia pubblica ed i sostegni all’affitto continuano ad essere carenti al punto che nella sola capitale ci sono stati oltre 4200 sgomberi nel 2022.
Come infatti denuncia il Sindacato degli Inquilini, gli sfratti stanno aumentando in maniera spaventosa, come confermato dai dati pubblicati il 3 Ottobre dal Viminale sui provvedimenti esecutivi di sfratto: +218% nel 2022 rispetto al 2021. Mentre il 2023 sarà un anno ancora più tragico e difficile secondo l’Unione degli Inquilini, soprattutto a causa dell’abolizione del Reddito di cittadinanza e dell’azzeramento delle misure di sostegno all’affitto e alla morosità non colpevole, oltre al problema della crescente povertà, dell’inflazione e del caro-affitti, denunciato in questi mesi soprattutto dagli studenti, ma che è un problema generale del mercato immobiliare italiano che ricade su tutti.
Il 10 Ottobre è prevista la terza asta al ribasso per la vendita delle palazzine, e c’è il rischio che vengano venduti molti più appartamenti rispetto alle volte precedenti (3 in tutto), rischiando di scatenare un vero problema sociale.
Tra chi ha già perso la casa ci sono Italo Pazziani e Rita Gentile, 76 e 78 anni, a Monterotondo Scalo dal dicembre 1974. La loro casa è stata venduta all’asta a metà giugno, ma continuano a ricevere il bollettino dell’affitto e gli arretrati per il riscaldamento: «Pago 250 euro incluso condominio – racconta Italo a RomaToday – e adesso abbiamo ricevuto anche un arretrato per il riscaldamento da 2.600 euro. Io non la potevo comprare casa, della vendita all’asta l’ho scoperto per caso il giorno dopo, comunicazioni ufficiali non me ne sono arrivate. Il Comune di Roma mi ha garantito una casa popolare, ma ho già detto all’assessore Tobia Zevi che se mi sradicano da qui, fanno prima a portarmi al cimitero di Prima Porta, tanto mi ammazzano».
Continuano in questi giorni i picchetti e la lotta a difesa degli abitanti delle case popolari per impedire le visite dei potenziali acquirenti in vista dell’asta del 10 Ottobre. Ieri c’è stato il tentativo di sgombero dei presidianti da parte delle Forze dell’ordine in assetto antisommossa. Una scena molto triste vedere contrapporsi lo Stato, con scudi e manganelli, e persone anziane, alcune anche malate e disabili, poste in difesa di un diritto fondamentale come quello alla casa, ribadito più volte da varie sentenze della Corte di Cassazione e che il Governo dovrebbe tutelare, contrariamente a quanto, invece, sta facendo.
[Gioele Falsini]