Le cosiddette democrazie occidentali e i loro media dominanti stanno recitando il mantra in coro: “Israele ha diritto a difendersi”. Sarebbe ora che dicessero anche a cosa pensano abbiano diritto i palestinesi. Il loro diritto è forse quello di subire con rassegnazione l’occupazione del loro territorio? “Dobbiamo appoggiare Israele perché è l’unica democrazia del Medioriente”, dicono i padroni del discorso pubblico. Ma che democrazia è quella che colonizza terre che non le appartengono e ai popoli che lì abitano applica un regime brutale fatto di villaggi bruciati e spazzati via, scuole demolite, comunità rase al suolo, attacchi militari ai campi profughi, supporto a coloni armati a cui è permesso di attaccare i palestinesi, carceri piene di prigionieri politici detenuti senza processo (molti dei quali minorenni), giornalisti attaccati e uccisi, famiglie sfrattate e case confiscate, civili brutalmente aggrediti dai militari durante le preghiere nei luoghi sacri? Se non credete che questa sia la realtà potete verificare l’archivio de L’Indipendente (a molti di questi fatti abbiamo dedicato articoli pieni di fonti) o se – legittimamente – non volete credere a noi, potete leggere il rapporto sulle condizioni di vita nei territori occupati palestinesi redatto da Amnesty International, dove si parla senza mezzi termini di un regime di “apartheid”.
La verità è che le azioni intraprese dalle sigle della resistenza palestinese sono il prevedibile risultato di decenni di occupazione e sistematici soprusi. Quello a cui assistiamo è la riaffermazione di una legge della storia: non può esistere pace senza giustizia. La lotta dei palestinesi è della stessa radice di quella dei sudafricani che si ribellarono alla segregazione razziale e di quella degli algerini e degli altri popoli che, armi in pugno, si liberarono del colonialismo conquistando il diritto ad avere una propria patria. Quello che i palestinesi rivendicano è niente di quanto è sancito dal diritto internazionale: il diritto di ogni popolo sottoposto a dominazione straniera a poter autodeterminare il proprio destino.
L’attacco è partito dalla striscia di Gaza, e vale la pena spiegare in poche parole cos’è Gaza da quando, nel 2007, lo stato di Israele l’ha cinta d’assedio. L’immagine più utilizzata dai suoi abitanti per spiegare cosa significhi viverci dentro è paragonarla a una scatola di sardine. La forma è la medesima, 41 km di lunghezza per 10 di larghezza dove vivono oltre due milioni di persone. Da Gaza non si può uscire né entrare senza il permesso dell’autorità israeliana, che controlla il traffico per via terrestre e navale dopo aver reso impossibile quello aereo distruggendone l’aeroporto. Israele controlla anche ogni risorsa: gestisce la fornitura di energia elettrica e acqua potabile (che taglia a proprio piacimento), l’ingresso e l’uscita di ogni bene incluso cibo e forniture mediche. Il risultato è che a Gaza, dove la metà della popolazione è composta da minorenni, il 95% dell’acqua non è potabile e il 64% della popolazione vive in condizioni di insicurezza alimentare. Tutti quanti vivono nella privazione totale di ogni libertà. La colpa per la quale i suoi abitanti meritano questo trattamento indegno secondo ogni principio umano? Aver votato, nel 2006, l’ascesa al potere di un partito che prometteva di conquistare l’indipendenza attraverso la lotta armata: Hamas.
La guerra è una pratica orrenda, dove a morire sono quasi sempre gli innocenti. Tutte le persone dotate di umanità desiderano che sia relegata alle pagine oscure della storia. Ma la lettura data dal potere politico-mediatico occidentale, dove Israele è la democrazia pacifica che si difende da pazzi terroristi, è talmente falsa da poter essere il frutto solo di impareggiabile ignoranza o gigantesca malafede. Siccome non credo che la totalità dei politici e dei colleghi sia ignorante (anche se i casi non mancano), propendo per la seconda tesi. La guerra in Palestina c’è da lunghi decenni, ed esiste anche quando i media non ne parlano. Sapete quanti sono i palestinesi che sono stati uccisi dalle forze israeliane negli ultimi 15 anni – prima dell’attacco di venerdì notte – senza che nessuno tra i media dominanti parlasse del diritto alla difesa dei palestinesi? 6.407. Gli israeliani, invece, 307.
Se si vuole che finisca la guerra l’unica possibilità è la fine dell’occupazione: il ritiro di Israele all’interno dei territori che le sono legalmente assegnati e la nascita di uno Stato di Palestina libero e indipendente. Fino a quando non avverrà niente potrà fermare la legge della storia: nessuna pace senza giustizia. E i popoli oppressi, come recita il diritto internazionale, hanno il diritto di ribellarsi con i mezzi che reputano appropriati.
[di Andrea Legni – direttore de L’Indipendente]