Si esprime orrore e ci si affretta ad esorcizzarlo fingendo di voler interpretare il futuro.
Il XXI secolo è rientrato precipitosamente nei ranghi della banalità della paura e il male quotidiano viene risolto attraverso l’inestinguibile categoria del cinismo.
L’idea della filosofia quale scienza dell’interpretazione dell’oggi ha subito un colpo secco con il riemergere del male:improvviso e oscuro.
Allora è necessario mantenere l’idea del “senso del limite”: quel “senso del limite” che richiede l’esercizio dello spirito critico e della continua ricerca sulla realtà della natura e sull’imponderabilità dell’essere.
Il governo delle cose non può essere demandato alla volontà di potenza di chi pensa di detenere il dominio sugli altri.
Siamo ancora lontani dal capire la sostanza della natura umana e sembra essere ancora utile l’antico esercizio di un pensiero che tenta di immaginare il domani e di essere capace di interrogarsi sulla sostanza dell’essere.
All’improvviso ci si sente sgomenti rispetto alla fragilità del ridurre il “terreno” alla pura esibizione del potere.
Ricordando sempre, in questi tempi che ci appaiono così complicati, il grande Bardo: “Ci sono più cose tra cielo e terra Orazio, di quante tu ne possa sognare con la tua filosofia”.
Debolezza dell’umano : è forse questa la definizione più adatta per il nuovo millennio?
Senza arrendersi però al fatalismo del sottostare al dominio dell’ignoto.