Le gaffe di Trump e i dubbi sull’acuità mentale per la presidenza
“Si tratta di Sioux City, non Sioux Falls”. Queste le parole sussurrate dal senatore statale Brad Zaun a Donald Trump correggendo l’ex presidente che aveva confuso i due nomi. Poco dopo Trump si ripresentò al podio correggendosi, chiedendo retoricamente quanti dei presenti fossero di Sioux City.
I media si sono concentrati recentemente sull’anzianità di un possibile secondo mandato per l’ottantenne attuale presidente Joe Biden. Nelle ultime settimane però anche Trump, 77 anni, ha dato chiari segnali che anche le sue gaffe linguistiche e quelle di contenuti mettono in rilievo le sue declinanti capacità cognitive.
Due dei candidati alle primarie repubblicane, Ron DeSantis, governatore della Florida, e Nicki Haley, ex governatrice del North Carolina, hanno rilevato i continui errori linguistici come riflesso dell’anzianità di Trump. DeSantis ha dichiarato recentemente che l’ex presidente non è quello della campagna del 2015 e 2016, asserendo che ha perso “l’acuità” aggiungendo che si tratta di un vero “peccato”.
La Haley, in un discorso a un gruppo di donatori pro-Israele a Las Vegas, ha messo in dubbio la stabilità mentale di Trump, ricalcando lo stato confusionale del suo avversario. L’ex governatrice del North Carolina ha attaccato la confusione di Trump, il quale ha recentemente elogiato il gruppo armato sciita libanese Hezbollah per la loro intelligenza di non avere fino adesso attaccato l’Israele. Inoltre Trump ha preso le distanze da Benjamin Netanyahu per essere stato incapace di difendere l’Israele dagli attacchi di Hamas il 7 ottobre. Haley ha concluso che Trump si trova in uno stato confusionale ma che lei non si confonde affatto e sostiene l’Israele senza nessuna esitazione.
Trump e Netanyahu erano buoni amici ma l’ex presidente è stato deluso dal Primo Ministro d’Israele. Il peccato di Netanyahu? Le congratulazioni offerte a Joe Biden per l’elezione del 2020, che Trump continua a definire come truccate. L’ex presidente non si è fermato lì ma ha anche raccontato che Netanyahu non aveva collaborato nell’uccisione del generale iraniano Qassem Soleimani nel 2020.
William Barr, ex procuratore generale durante l’amministrazione di Trump, ha rimarcato in parecchie recenti interviste televisive le limitate capacità linguistiche dell’ex inquilino alla Casa Bianca. Trump, spesso storpia i nomi stranieri. Nel caso del gruppo di Hamas, l’ex presidente lo ha pronunciato “Hummus” che sarebbe una crema di ceci servita con pane pita, verdure o falafel. In alcuni casi, Trump ha persino biascicato le sue parole specialmente quando contengono tre o più sillabe.
Le gaffe verbali e di contenuti di Trump spesso vertono sugli affari esteri. In un recente discorso mentre si complimentava di conoscere bene la situazione nell’Europa dell’Est Trump ha elogiato Viktor Orban, uomo “forte” dell’Ungheria, asserendo che era il presidente della Turchia. In un altro discorso l’ex presidente ha dichiarato che la situazione mondiale è così pericolosa che saremmo vicini alla “Seconda Guerra Mondiale”. Ma anche in politica interna Trump ha confuso la sua vittoria presidenziale del 2016 dicendo che aveva sconfitto Obama e che lo avrebbe fatto di nuovo, correggendosi poco dopo con la sua avversaria Hillary Clinton.
Difficile dire se queste gaffe siano dovute alle sue calanti capacità cognitive per la sua età poco lontana da quella di Biden. Rimane il fatto però che in ambedue i casi gli americani hanno dubbi sulle possibilità di completare un secondo mandato. Un sondaggio della Associated Press ci informa che il 43 percento degli americani considera ambedue Biden e Trump “troppo vecchi per un secondo mandato” come presidente. Un po’ di luce per l’attuale presidente emerge però dato che la stragrande maggioranza di questi individui preferirebbe Biden (61-13 percento). Un altro sondaggio solo sulla Pennsylvania conferma questa preoccupazione per l’età con simile preferenza per Biden. Quando tutti i residenti della Pennsylvania sono stati considerati Biden e Trump si troverebbero in una situazione di pareggio.
Nonostante l’età avanzata Biden e Trump sembrano al momento di essere in buone posizioni di sfidarsi alle presidenziali del 2024. Biden non ha veri rivali per la nomination del suo partito eccetto per il parlamentare del Minnesota Dean Phillips poiché Robert F. Kennedy ha deciso di correre come indipendente. Phillips ha riconosciuto l’ottimo lavoro di Biden ma secondo lui bisogna guardare al futuro. Nel caso dei repubblicani va rilevato l’addio alle primarie di Mike Pence, vice di Trump per 4 anni. Gli altri avversari di Trump sono molto indietro anche se la Haley sembra avere quasi rimpiazzato DeSantis come possibile avversaria di Trump. L’ex governatrice del North Carolina ha ricalcato la questione dell’età suggerendo che i candidati presidenziali over 75 dovrebbero sostenere un esame di competenza mentale. Né Biden né Trump hanno accettato la sfida.