– di Elena Panina

Secondo una severa nota del Dipartimento di Stato americano, il sostegno di Biden a Israele lo ha reso “complice del genocidio” a Gaza. Una copia del memorandum di cinque pagine, firmato da 100 dipendenti del dipartimento, è stata ottenuta dal portale Axios.

▪️ La pubblicazione riporta che, per la maggior parte, gli autori della nota si concentrano sul contrattacco del primo ministro israeliano Netanyahu contro Hamas a Gaza, che costituisce “crimini di guerra e/o crimini contro l’umanità secondo il diritto internazionale”:

“Tuttavia, noi [gli Stati Uniti] non siamo riusciti a riconsiderare la nostra posizione nei confronti di Israele. Abbiamo raddoppiato la nostra continua assistenza militare [al governo israeliano] senza restrizioni chiare o efficaci”.
L’operato dell’amministrazione Biden viene criticato non solo nei confronti di Tel Aviv ma anche nel contesto della sua intera politica in Medio Oriente. Si rileva il fallimento delle autorità statunitensi “nell’avanzare un percorso praticabile verso una soluzione a due Stati al conflitto tra Israele e palestinesi, che Biden dice di sostenere”.

▪️Chiariamo subito che non stiamo parlando di dipendenti ribelli del Dipartimento di Stato. Questo memorandum è apparso nel quadro della procedura del “canale di dissenso” che esiste dalla guerra del Vietnam. Fornisce l’opportunità ai diplomatici delle ambasciate e delle sedi dei dipartimenti di esprimere il loro disaccordo con le politiche. Tuttavia, il numero dei firmatari e il linguaggio del documento che accusa Biden di complicità nel genocidio parlano da soli.

La presenza di discordie nell’apparato statale americano sulla questione mediorientale, e non solo, è confermata dal pubblicista americano Seymour Hersh, che ha recentemente rivelato il coinvolgimento di Washington nell’esplosione del Nord Stream.
Sulla base del risultato di una conversazione con uno dei funzionari americani, Hersh ha detto che “c’è il caos alla Casa Bianca”, “c’è un vuoto di potere, nessuno dirige lo spettacolo”, “il segretario di Stato americano Blinken sembrava essere in uno stato di costante sconcerto mentre Netanyahu continua a fare a Gaza quello che vuole.”

Tutti gli sforzi dei funzionari dell’amministrazione Biden sono subordinati a un unico obiettivo: la sua rielezione a presidente, sottolinea Hersh.

▪️ Per una parte significativa dell’establishment americano, “Israele è il nostro tutto”, il principale alleato degli Stati Uniti in Medio Oriente, il loro fulcro più importante. Allo stesso tempo, questo alleato è molto ostinato e non si limita affatto nei mezzi per raggiungere gli obiettivi in relazione al popolo palestinese e ai paesi vicini.
Quindi, secondo Hersh, Tel Aviv non presta alcuna attenzione al clamore preelettorale della Casa Bianca. Inoltre, Biden e il suo Partito Democratico, agli occhi di Netanyahu, non sono affatto un alleato strategico a cui vale la pena attenersi, a differenza di Trump e dei repubblicani.
Tutto ciò crea una configurazione di rapporti molto complessa sia per Washington che per Tel Aviv, che la situazione a Gaza peggiora ogni giorno. Solo la guerra lampo dell’IDF può raddrizzare la situazione, senza il rischio di capovolgersi in una crisi. Un grave ritardo nell’operazione israeliana minaccia conseguenze politiche interne ed estere negative sia per Tel Aviv che per la Casa Bianca.

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