Guido Crosetto, ministro della Difesa italiano, ha detto di voler riformare l’esercito «da cima in fondo», prevedendo più fondi e investimenti e l’aumento del numero di effettivi, così come la creazione di una riserva nazionale che possa attivarsi in caso di mobilitazione. Davanti ai senatori e ai deputati delle Commissioni Esteri e Difesa, il ministro ha spiegato come la guerra in Ucraina abbia palesato la necessità di «tornare a prepararsi al peggiore scenario possibile». Le forze armate andrebbero dunque rivoluzionate, con l’aumento delle forze di terra e l’ammodernamento di mezzi e armi. La soglia fissata in sede NATO al 2% del PIL per le spese della Difesa, dunque, sarebbe solamente un punto di partenza, non di arrivo.
Prendendo esempio dal modello di Israele e della Svizzera, dove però il servizio militare è obbligatorio, Crosetto ha spiegato che le forze armate italiane «vanno rivoluzionate da cima in fondo». «Se non ci fosse stata la guerra in Ucraina non ci saremmo posti il problema», ha detto il ministro in Commissione. In relazione al quadro tratteggiato su scala internazionale occorrerebbe quindi rivedere il modello italiano di difesa e arruolare persone «che abbiano in testa di fare i soldati e andare in teatro operativo» poiché se fino a pochi anni fa il rischio era quello inerente al conflitto in Afghanistan, «in futuro potrebbe non essere più così», ha detto Crosetto a senatori e deputati della Commissione Esteri e Difesa.
La prima questione riguarda il numero ridotto delle forze a disposizione, specie per quelle di terra. L’Aeronautica è giudicata «in buone condizioni» e la Marina «in una situazione abbastanza buona», mentre l’Esercito mostra gravi carenze di organico rispetto ai piani in corso che puntano ad raggiungere le 160.000 unità, dalle circa 120.000 attuali. La soluzione sarebbe quella di implementare 10.000 unità in servizio e formare una riserva pronta ad unirsi ai soldati effettivi laddove dovesse scattare la mobilitazione generale. Come spiegato da Crosetto, l’attuale riserva è in pratica costituita dagli uomini e dalle donne della Polizia di Stato, «già formati ad attività di sicurezza» e che quindi hanno già conoscenze necessarie. Il Ministro ha inoltre dichiarato che occorre rivedere le carriere per svecchiare le Forze Armate – che conta solo un terzo di under 30 tra le proprie file – così come le modalità di reclutamento, formazione e addestramento, col fine di avere professionalità altamente specializzate, che attualmente non trovano attrattiva lavorativa all’interno dell’esercito per via di una bassa retribuzione rispetto al mercato privato.
Altra questione è l’ammodernamento dei mezzi, delle armi e dell’equipaggiamento in forze all’esercito, per cui Crosetto, lamentandosi, ha dipinto un quadro tragicomico: per aggiustare i mezzi spesso vengono tolti pezzi da altri aerei e veicoli. La soglia fissata in sede NATO al 2% del PIL per le spese della Difesa sarebbe solamente un punto di partenza e non di arrivo, anche se sarà necessario attendere fino al 2028 per aumentare le risorse. Per tale ragione, occorrerebbero fondi aggiuntivi da destinare al comparto. L’idea di Crosetto, sarebbe quella di chiedere il permesso di togliere le spese militari dal patto di stabilità.
Occorre dire che Crosetto sta comunque seguendo una linea già tracciata in precedenza, che dimostra come, all’alternarsi dei colori al governo, la politica sul tema non cambi. Il ministro della Difesa sta infatti delineando la volontà di realizzare quanto stabilito con la legge n.119/2022, intitolata Disposizioni di revisione del modello di Forze armate interamente professionali, di proroga del termine per la riduzione delle dotazioni dell’Esercito italiano, della Marina militare, escluso il Corpo delle capitanerie di porto, e dell’Aeronautica militare, nonché in materia di avanzamento degli ufficiali. Delega al Governo per la revisione dello strumento militare nazionale. La legge è stata approvata nella precedente legislatura, pochi giorni prima dello scioglimento delle camere, per permettere le elezioni che poi avrebbero portato all’attuale governo guidato da Giorgia Meloni.
Insomma, che ci sia il governo dei migliori guidato da Draghi o quello dell’underdog Meloni, il risultato non cambia. Sebbene Crosetto si lamenti dello stato delle nostre forze armate, i soldi per l’industria che ruota attorno alla guerra e agli eserciti non sono mai mancati, come dimostrato dalla posizione italiana sul conflitto russo-ucraino e vista la posizione assunta in merito al fronte mediorientale. Nel frattempo, sanità, educazione, infrastrutture e così via sono un colabrodo e le famiglie italiane sempre più povere.
[di Michele Manfrin]