Il presidente russo Vladimir Putin è tornato ieri a parlare della guerra in Ucraina rivolgendosi direttamente all’Occidente in occasione del G20 indiano a cui ha partecipato in collegamento e a cui, invece, il capo statunitense Joe Biden ha deciso di non prendere parte in segno di protesta per la presenza del capo del Cremlino che è riapparso per la prima volta ad un evento internazionale dopo l’inizio del conflitto in Ucraina. Putin ha definito la guerra una «tragedia», facendo intendere di essere pronto a aprire un tavolo di pace. «Le azioni militari sono sempre una tragedia per persone specifiche, famiglie e per il Paese nel suo insieme e dobbiamo pensare a come fermare questa tragedia» ha dichiarato, precisando inoltre che la Russia «non si è mai rifiutata di avviare colloqui di pace», bensì che è stato il presidente ucraino a firmare un decreto che vieta per legge i negoziati con Mosca: «Non è stata la Russia, ma l’Ucraina ad annunciare pubblicamente che si sarebbe ritirata dal processo negoziale e, inoltre, il capo di stato [ucraino] ha firmato un decreto che vieta tali negoziati», ha detto rivolgendosi direttamente ad alcuni capi di governo occidentali che nei loro precedenti discorsi avevano parlato «di come sia sconvolgente l’aggressione della Russia in Ucraina».
Il russo non ha perso, dunque, l’occasione di sottolineare come i politici occidentali applichino doppi standard, non essendo altrettanto scandalizzati dal massacro dei palestinesi a Gaza o da altri eventi che hanno interessato in passato l’Ucraina, in particolare il colpo di Stato del 2014 e l’aggressione delle popolazioni russofone nel Donbass. Il Capo del Cremlino ha posto quindi una serie di domande rivolte specificamente ai leader occidentali: «La perdita di vite umane non può che scioccare, ma il sanguinoso colpo di stato in Ucraina nel 2014, seguito dalla guerra del regime di Kiev contro il suo stesso popolo nel Donbass, non è scioccante? E lo sterminio dei civili in Palestina […], non è scioccante? E il fatto che i medici debbano operare sui bambini, operare con il bisturi sul corpo di minorenni senza anestesia, non è scioccante?», ha incalzato, ricordando anche le dichiarazioni del Segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, il quale nei giorni scorsi ha lamentato che la Striscia di Gaza è diventata «un enorme cimitero di bambini».
Per quanto riguarda i negoziati con l’Ucraina è importante ricordare che questi erano stati avviati poco dopo l’attacco delle forze russe con l’approvazione di Kiev, ma sono stati scoraggiati dalle pressioni americane. Ad averlo ricordato non è stato solo lo stesso Putin, ma anche l’ex cancelliere tedesco Gerhard Schröder in un’intervista concessa al media tedesco Berlin Zeitung: «Gli unici che potrebbero risolvere la guerra contro l’Ucraina sono gli americani. Ai negoziati di pace del marzo 2022 a Istanbul con Rustem Umjerov, gli ucraini non hanno accettato la pace perché non gli è stato permesso. Per prima cosa, dovevano chiedere agli americani tutto ciò di cui avevano discusso», ha spiegato l’ex cancelliere che era stato coinvolto direttamente nelle trattative. In seguito, più volte la diplomazia russa ha sostenuto che non c’erano i presupposti per delle trattative di pace, soprattutto a causa del piano in dieci punti stilato da Zelensky che prevede il ritiro incondizionato di Mosca dai territori occupati e l’abbandono della Crimea. In altre parole, si tratterebbe di un negoziato che non prevede alcun compromesso, bensì il ripristino dell’integrità territoriale ucraina antecedente al 2014.
Oltre a preparare il terreno per un possibile tavolo di pace, considerata anche la stanchezza europea e americana per il protrarsi dei combattimenti e soprattutto per l’insuccesso dell’offensiva ucraina, Putin ha parlato della situazione economica mondiale accusando implicitamente le condotte degli Stati occidentali: «lo stress colossale di cui soffre l’economia mondiale è una conseguenza diretta delle politiche macroeconomiche sconsiderate di alcuni Stati». «L’iniezione di trilioni di dollari ed euro nell’economia, nel sistema bancario, ha senza dubbio causato un picco dell’inflazione globale», ha spiegato, precisando quindi che la causa dell’inflazione non deriva unicamente dalla crisi ucraina, bensì dalle «azioni delle principali economie del mondo».
Il discorso di Putin arriva in un momento di grande tensione a livello internazionale a causa dell’apertura di un nuovo fronte di guerra in Medioriente e le parole del russo – soprattutto sul massacro di Gaza – potrebbero non far altro che accrescere la vicinanza dei Paesi arabi e del “sud globale” a Mosca.
[di Giorgia Audiello]