In Ucraina stanno aumentando le proteste dei familiari dei soldati al fronte che chiedono la loro smobilitazione dopo 18 o più mesi di servizio: cresce il malcontento generale e si fa sempre più sentire la stanchezza per un conflitto che si trascina ormai da quasi due anni senza significativi risultati sul campo. Negli ultimi giorni, manifestazioni si sono svolte in diverse regioni ucraine per chiedere l’abolizione del servizio militare a tempo indeterminato. Il 2 dicembre, dozzine di donne ucraine hanno manifestato nella città di Zaporizhzhya reclamando la smobilitazione per i loro mariti e figli e scandendo slogan come «l’esercito non è schiavitù» e «è giunto il momento per gli altri», riferendosi al fatto che altri uomini andrebbero mobilitati, secondo quanto riferito da Radio Free Europe. Anche a Kiev, in piazza Maidan, un gruppo di persone si è riunito per chiedere il rilascio dei combattenti del gruppo Azov e manifestazioni simili si sono tenute anche a Leopoli, Odessa e Sumy.

Non sono comunque le prime manifestazioni di protesta per chiedere un limite di 18 mesi al servizio militare obbligatorio e la rotazione delle reclute. Già a fine ottobre, decine di manifestanti avevano protestato in molte città dell’Ucraina per chiedere una pausa per i soldati che erano sul campo di battaglia da 18 mesi o più. Il New York Times ha riferito che si sono svolte anche diverse manifestazioni per i soldati dispersi e che alcune famiglie presenti alle manifestazioni del 16 ottobre hanno affermato di aver cercato per più di un anno notizie dei loro cari scomparsi. Il numero degli ucraini dispersi nella guerra ammonta a 26.000: all’inizio di ottobre risultavano dispersi 15.000 soldati e 11.000 civili, secondo il ministero dell’Interno ucraino.

Oltre alle proteste dei parenti, il 5 settembre è stata lanciata anche una petizione sul sito web del presidente Zelensky in cui si chiedono modifiche alle regole per la mobilitazione. Più di 25000 persone hanno aderito chiedendo “condizioni uniformi per tutti i cittadini” e la mobilitazione di deputati e funzionari. Non è un caso, dunque, che Zelensky abbia recentemente annunciato che a breve inizierà una discussione parlamentare su una possibile riforma di mobilitazione che dovrà essere allineata agli obiettivi militari del 2024: attualmente, qualsiasi uomo ucraino di età compresa tra i 27 e i 60 anni può essere mobilitato nell’esercito. Il presidente ucraino ha anticipato che la riforma «non riguarderà solo il numero di persone da mobilitare, ma anche il tempo che servirà a congedare coloro che sono attualmente in servizio e a richiamare le nuove reclute». Già lo scorso 5 novembre il ministro della Difesa ucraino Rusten Umerov aveva annunciato un’importante riforma in ambito militare che dovrebbe comprendere il passaggio dal servizio di leva al reclutamento, il servizio militare a contratto e l’introduzione di attività di addestramento intensivo per i cittadini in età di leva, oltre alla necessità di garantire pari opportunità a uomini e donne. Secondo il ministero della Difesa, circa 43000 donne prestano attualmente servizio nelle Forze armate ucraine, in aumento di circa il 40 per cento rispetto al 2021.

Se i contenuti della riforma della mobilitazione sono ancora incerti, ciò che è certo, invece, è che le autorità di Kiev devono fronteggiare una grave carenza di risorse umane da impiegare al fronte. Il tutto, peraltro dovendosi confrontare con la Russia, un Paese che all’inizio del conflitto contava una popolazione di 145 milioni di persone, oltre tre volte superiore a quella dell’Ucraina, pari a circa 43 milioni. Oltre ai numeri significativamente inferiori della popolazione ucraina, un serio problema per Kiev è la difficoltà ad arruolare nuovi soldati: il capo di Stato maggiore delle Forze armate ucraine, Valery Zaluzhny, ha riconosciuto il fatto che l’addestramento e il reclutamento delle truppe stanno diventando un problema per l’Ucraina. «La natura prolungata della guerra, le limitate opportunità di rotazione dei militari schierati lungo la linea di contatto, le lacune legislative che sembrano eludere la mobilitazione, riducono significativamente la motivazione dei cittadini a prestare il servizio militare», ha riconosciuto il generale, aggiungendo che l’Ucraina ha bisogno di più personale militare, e ne ha bisogno subito.

Molti cittadini ucraini hanno abbandonato il Paese proprio per non arruolarsi: secondo i dati di Eurostat, dall’inizio della guerra 650.000 uomini in età di leva avrebbero lasciato il Paese. Al contempo, il presidente russo ha firmato pochi giorni fa un decreto che aumenta l’esercito di 170.000 unità, ma secondo alcuni dati dell’intelligence ucraina, il numero dei nuovi mobilitati in Russia potrebbe variare fra le 400 e le 700 mila unità: si tratta di numeri destinati a mettere ancora più in difficolta le forze armate ucraine e che difficilmente consentiranno di concretizzare ciò che richiedono a gran voce i parenti dei soldati, ossia la fine della mobilitazione a tempo indeterminato.

[di Giorgia Audiello]

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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