Da settimane gli agricoltori francesi stanno protestando contro le politiche agricole governative scaricando montagne di letame di fronte alle sedi del ministero dell’economia e di altri edifici statali e alle catene di fast food, tra cui Mc Donald’s e Burger King, accusati di usare carne di importazione. Le proteste si sono svolte in diverse province e in diverse regioni d’oltralpe: gli agricoltori accusano lo Stato di non aiutarli e si sono scagliati contro le misure del Disegno di legge di orientamento agricolo in preparazione al ministero. In particolare, lamentano la fine delle politiche di esenzione fiscale per il gasolio e la concorrenza straniera, chiedendo allo stesso tempo la riduzione di alcuni oneri, tra cui quelli legati ai canoni idrici. Altre ragioni delle intense proteste che proseguono da settimane riguardano la lentezza con cui vengono esborsati i fondi comunitari agli agricoltori e l’aumento dei costi di produzione, superiore a quello dei Paesi vicini, ma anche differenze normative tra Francia e resto d’Europa, con prodotti importati che non rispetterebbero gli standard imposti agli agricoltori francesi, riuscendo quindi ad essere più competitivi.
Le proteste contro i fast food derivano da ragioni di protezionismo: le catene multinazionali degli hamburger sono accusate di importare più della metà della carne utilizzata dall’estero. Il dipartimento dei sindacati degli agricoltori dell’Haute-Saône – dipartimento della Borgogna – ha accusato i fast food di importare «carne dall’estero in modo massiccio», circa il 50%, e di essere «campioni nel “francesizzare” gli hamburger con operazioni una tantum, come la fetta di formaggio sulla bistecca», mentre l’allevamento del bestiame nel dipartimento starebbe “morendo”. Gli agricoltori hanno quindi scaricato montagne di letame e fieno davanti agli ingressi dei fast food per impedirne l’ingresso in diverse parti della Francia già il mese scorso. Mc Donald’s e Burger King si sono difesi rispondendo di aver introdotto un piano che farà sì che il 60% delle forniture di carne bovina e di pollo provenga dalla Francia entro il 2024. Il 21 novembre era stato letteralmente sbarrato con fieno e letame l’ingresso dell’ufficio delle finanze di Digne-les-Bains, capoluogo del dipartimento delle Alpi dell’Alta Provenza e il giorno dopo altro letame era stato scaricato nel centro di Tolosa. Gli agricoltori hanno anche bloccato l’autostrada percorrendola con i trattori. Proteste simili sono state messe in atto diverse parti della Francia e soprattutto nella Bretagna.
A novembre, i Giovani Agricoltori della Côtes d’Armor, dipartimento bretone, hanno effettuato azioni di controllo nei supermercati, scoprendo che l’80% dei prodotti non era francese e hanno quindi svuotato gli scaffali. Il presidente del dipartimento, Florian Gaultier, ha spiegato che oggi «importiamo polli ucraini. E non riempiamo più i nostri allevamenti. Finora tra due lotti di pollame di due settimane era previsto uno spazio di 15 giorni. D’ora in poi questo vuoto può durare dalle 7 alle 8 settimane, e ovviamente durante questo periodo non otterremo nulla», ha detto. Ha anche aggiunto che «vent’anni fa esportavamo il 50% dei polli che producevamo. Oggi ne importiamo il 50%. Se continua così, raggiungeremo l’80% del pollame che arriva dall’estero mentre i nostri allevamenti rimarranno vuoti». In 10 anni, nella regione, il numero dei bovini è diminuito del 7,6%, quello dei suini del 9,6% e quello dei polli dell’8,8%. Secondo Gaultier i ministri francesi non ascoltano gli agricoltori: il presidente dei Giovani Agricoltori ha detto che hanno rispettato le MAEC (misure agroambientali e climatiche): «ci siamo impegnati, ma le compensazioni promesse dallo Stato non arrivano. In Bretagna mancano quasi 60 milioni di euro». Ha quindi avvertito che di questo passo, tra tre anni la Francia perderà la sua autonomia alimentare.
Le ultime proteste in ordine di tempo dei contadini francesi si sono verificate ieri a Quimper, sempre in Bretagna, dove i manifestanti hanno lanciato letame contro i palazzi e gli edifici governativi per esprimere il loro disappunto nei confronti di politiche che hanno come effetto quello di estrometterli dal mercato sia con tasse elevate che con regolamenti sempre più stringenti. La condizione degli agricoltori francesi deriva in buona parte anche dalle politiche agricole europee che impongono sempre più vincoli e normative ai lavoratori e che stanno creando malcontento e preoccupazioni non solo in Francia, ma in diverse nazioni europee.
[di Giorgia Audiello]