L’Euro-Med Human Rights Monitor (Osservatorio Euromediterraneo dei Diritti Umani) ha chiesto la creazione di una commissione internazionale d’inchiesta indipendente riguardo al sequestro e alla detenzione di cadaveri palestinesi da parte di Israele. Ciò che la ONG palestinese chiede è che venga accertata la possibilità che Israele abbia asportato organi e pelle ai deceduti nel conflitto scoppiato il 7 ottobre scorso. Si riaccende così una faccenda dai contorni macabri che riguarda Israele, già venuta alla luce una ventina di anni fa e tornata in auge nel 2014, in seguito alla pubblicazione di una ricercatrice israeliana. Secondo Euro-Med Human Rights Monitor, Israele avrebbe confiscato decine di corpi di deceduti palestinesi dal complesso medico Al-Shifa di Gaza senza riconsegnarli alle famiglie e avrebbe anche dissotterrato alcuni corpi già seppelliti. L’organizzazione chiede quindi che sia fatta luce sulla fine fatta dai corpi. Una situazione che riporta l’attenzione anche su una controversa legge approvata nel 2021 dal Parlamento israeliano, che ha permesso all’esercito e alla polizia di trattenere i corpi dei palestinesi morti.

Euro-Med Human Rights Monitor è un’organizzazione indipendente e senza scopo di lucro per la protezione dei diritti umani, fondata nel 2011 dal palestinese Ramy Abdu, ex coordinatore di progetti e investimenti per la Banca Mondiale. Il Consiglio di Amministrazione dell’organizzazione è composto da accademici, avvocati, consulenti e attivisti di varie nazionalità. Lo statunitense Richard A. Falk, professore emerito della Princeton University, è il Presidente del consiglio d’amministrazione; i membri del Consiglio sono: Christine Chinkin, Noura Erakat, Celso Amorim, Lisa Hajjar, Tareq Ismael, John V. Whitbeck e Tanya Cariina Newbury-Smith. L’Osservatorio comunica di aver documentato la confisca da parte dell’esercito israeliano di dozzine di cadaveri dal complesso medico Al-Shifa – messo sotto assedio per vari giorni – e dall’ospedale indonesiano nel nord della Striscia di Gaza, così come nei pressi del così detto “corridoio sicuro” (Salah al-Din Road), designato a sfollare i palestinesi verso il sud della Striscia di Gaza. L’organizzazione denuncia anche il fatto che l’esercito israeliano ha dissotterrato e confiscato i corpi da una fossa comune in uno dei cortili del complesso medico Al-Shifa. Euro-Med Human Rights Monitor riferisce che, mentre decine di cadaveri sono stati consegnati al Comitato Internazionale della Croce Rossa che li ha trasportati nel sud della Striscia di Gaza per completare il processo di sepoltura, l’esercito israeliano conserva ancora i corpi di decine di morti.

Israele ha una lunga storia di detenzione dei corpi dei palestinesi morti, ha spiegato Euro-Med Monitor, in quanto detiene i resti di almeno 145 palestinesi nei suoi obitori e circa 255 nel suo Cimitero dei Numeri, vicino al confine giordano e off-limits al pubblico. Vi sono poi 75 persone scomparse che non sono state identificate da Israele. Secondo il gruppo per i diritti umani, Israele ha recentemente reso legale la detenzione dei corpi dei palestinesi morti e il prelievo dei loro organi. Alla fine del 2021, la Knesset (il Parlamento israeliano) aveva approvato leggi che consentivano all’esercito e alla polizia di trattenere i corpi dei palestinesi deceduti. Prima del conflitto attuale, il 26 agosto 2023, Nashat Al-Wahidi, coordinatore della Campagna nazionale palestinese per il recupero dei corpi dei martiri, denunciò le azioni di Israele ad una TV palestinese, accusando anche lo Stato ebraico di espiantare organi e pelle dai corpi palestinesi che trattiene.

La CNN, nel 2009, documentò come Israele, dagli anni Novanta, prelevasse organi dai corpi dei deceduti senza chiedere il permesso alle famiglie. Ad ammetterlo fu anche il dottor Yehuda Hiss, a capo, dal 1988 al 2004, dell’istituto forense di Abu Kabir –  luogo in cui avvenivano le pratiche di espianto. Cornee, valvole cardiache, ossa, pelle, erano tra gli organi che venivano prelevati all’istituto di Abu Kabir, come spiegato da Hiss. Sempre la CNN compì lo stesso anno un’indagine sul traffico illecito di organi a livello mondiale e trovò che Tel Aviv costituiva un mercato florido, dove si potevano acquistare organi tramite la mediazione di broker specializzati: un rene poteva costare anche 100 mila dollari. Inoltre nel 2014, la professoressa Meira Weiss, antropologa dell’Università Ebraica, pubblicò un libro riguardo la sua esperienza di ricerca presso l’istituto di Abu Kabir, dal 1996 al 2002. Over Their Dead Bodies (Sopra i loro cadaveri), nel quale si testimonia come gli organi fossero prelevati da palestinesi morti per essere utilizzati nella ricerca medica all’interno della facoltà di medicina delle università israeliane, così come per essere trapiantati nei corpi di pazienti israeliani. Ora, la storia sembra tornare a ripetersi.

[di Michele Manfrin]

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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