Dopo una settimana di ritardi e trattative per evitare il veto degli USA, il Consiglio di Sicurezza dell’ONU è riuscito ad approvare una risoluzione che chiede di “incrementare gli aiuti umanitari alla Striscia di Gaza” e misure urgenti “per creare le condizioni per una cessazione sostenibile delle ostilità”. La risoluzione è stata approvata con 13 voti a favore e due astensioni: quelle di Russia e Stati Uniti, seppur per ragioni diametralmente opposte. Gli USA non hanno votato a favore in quanto la risoluzione non condanna Hamas e si sono opposti fermamente, minacciando di esercitare il diritto di veto, alla bozza originaria della risoluzione che chiedeva l’immediato cessate il fuoco. Mentre Mosca ha deciso di astenersi proprio a causa del mancato accordo sull’immediata fine dei bombardamenti israeliani. Alla fine è stata quindi partorita una risoluzione modesta, che di fatto garantisce ad Israele la possibilità di continuare l’offensiva che ad oggi, secondo i dati del ministero della Salute palestinese, ha causato 20.057 vittime di cui oltre settemila bambini.
Il 12 dicembre l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite aveva chiesto a larghissima maggioranza (153 voti a favore su 193) la fine dei bombardamenti. Ma ad avere diritto di imporre risoluzioni vincolanti, secondo la legislazione internazionale, è solo il Consiglio di Sicurezza: organo ristretto dove siedono cinque membri permanenti con diritto di veto (USA, Russia, Cina, Francia e Regno Unito) e dieci membri a rotazione senza diritto di veto (attualmente Albania, Brasile, Gabon, Ghana, Emirati Arabi Uniti, Ecuador, Giappone, Malta, Mozambico e Svizzera). La risoluzione oggetto del voto di oggi, 22 dicembre, era stata proposta dagli Emirati Arabi, con il voto rinviato più volte per trattare (ed ammorbidire) il testo al fine di evitare un nuovo veto da parte degli Stati Uniti: alleati di ferro di Israele che già avevano bloccato una risoluzione che chiedeva la fine del conflitto lo scorso 10 dicembre. A forza di trattative al ribasso la montagna ha partorito il più classico dei topolini, con un testo finale che si limita a chiedere “misure urgenti per consentire immediatamente un accesso umanitario sicuro, senza ostacoli e ampliato e per creare le condizioni per una cessazione sostenibile delle ostilità”, mentre la bozza originaria chiedeva perentoriamente “una cessazione urgente e sostenibile delle ostilità”.
La Russia ha criticato fortemente l’accordo al ribasso. Secondo quanto riportato dall’agenzia Reuters, l’ambasciatore russo all’ONU, Vassily Nebenzia, ha dichiarato prima del voto di astensione: “Con l’approvazione di questo, il Consiglio darebbe essenzialmente alle forze armate israeliane completa libertà di movimento per un’ulteriore sgombero della Striscia di Gaza”. Opposta la reazione americana, con Washington che ha criticato l’assenza di una condanna specifica di Hamas, ma ha comunque deciso di astenersi, pur rinunciando al diritto di bloccare una risoluzione evidentemente ritenuta inoffensiva verso i disegni bellici dell’alleato israeliano.