di Roberto Musacchio

De André e Saramago mi vengono in soccorso in questo Natale che è tra i più tremendi da vivere come persone nel mondo.

Un mondo in guerra dove non c’è né pietà né giustizia.

De André canta, di dio, il suo essere uomo, invenzione dell’uomo, strumento del potere, disperazione e speranza.

Saramago ci porta in viaggio con Caino e Cristo, anche ironicamente, tra passioni e tormenti della realtà umana, in rapporto alla vita ed alla morte.

Voglio allora pensare a Gesù, bambino. Con una virgola a segnalare tutto ciò che i bambini stanno soffrendo in questo tempo di orrori.

Una virgola a separare anche il suo destino dal diventare un dio per il quale uccidere e morire.

A dire che neanche i 33 fatidici anni sono concessi a chi muore oggi per le bombe o, addirittura, nelle incubatrici.

Non si uccidono i bambini dovrebbe essere il primo dei comandamenti laici che ci diamo.

Invece un mondo di vecchi malvissuti (anche Manzoni ci dice della nostra condizione) resi dominanti da un capitalismo fattosi barbarie, bestemmia ed uccide.

I mercanti di armi hanno invaso il tempio. Con loro gli spacciatori di denaro, di antidoti, di deficienze artificiali, di suprematismi aberranti.

Come Erode non vogliono che i bambini sopravvivano e magari li scaccino.

Ad un certo punto della nostra storia una buona novella provò a farsi realtà capace di liberarci dagli incubi, farci diventare grandi.

È stata certo tradita ma soprattutto uccisa come i bambini nella culla perché i dominanti non possono accettare di essere spodestati.

Ma pezzi di questo racconto restano tra noi. Tra i versi di De André e i racconti di Saramago. In chi lotta e spera che i bambini possano tornare a fare ciò che gli spetta, diventare grandi.

Roberto Musacchio

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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