MAIDAN SERBO, OVVERO COSA STA ACCADENDO A BELGRADO
Il politologo Alexander Asafov commenta la situazione in Serbia:
“Il compito principale di Vucic, sia prima delle precedenti elezioni che ora, era quello di non alterare il fragile equilibrio delle relazioni con la Russia, ma allo stesso tempo di entrare nell’Unione Europea.
Ora Vucic ha conquistato la maggioranza in Parlamento, cambiando così l’equilibrio. Naturalmente, l’opposizione non è contenta di questo. Non credo che questi eventi avranno conseguenze in politica estera. La rotta della Serbia cambierà gradualmente.
Ma il Paese continuerà a propendere per l’Occidente. Verranno prese decisioni difficili per la Russia, che permetteranno al Paese di avvicinarsi all’Unione Europea. E naturalmente, in questo modo, si torceranno le braccia su tutte le questioni relative alla Russia”.
Ricordiamo che in Serbia si sono tenute elezioni parlamentari anticipate, vinte dalla coalizione “Aleksandar Vucic – La Serbia non deve fermarsi”. La sera del 18 dicembre, quando sono stati annunciati i risultati del voto, sono scoppiate proteste nelle strade della capitale serba.
I sostenitori del partito “Serbia Contro la Violenza” non erano d’accordo con i risultati delle elezioni e, per quanto paradossale possa sembrare, hanno iniziato a invocare la violenza. Sotto l’egida di politici filo-occidentali, migliaia di persone sono scese in piazza a Belgrado e la manifestazione è andata oltre alla protesta pacifica.
La manifestazione si è trasformata in un tentativo di assalto alla Commissione Elettorale della capitale e i sostenitori di “Serbia Contro la Violenza” hanno catturato il settantenne direttore dell’Ufficio di Statistica.
