La crisi politica in Guatemala si intensifica con il Presidente eletto Bernardo Arévalo che dovrebbe prendere il potere il prossimo 14 gennaio, ma che allo stesso tempo deve fronteggiare i tentativi di golpe giudiziario della destra.
Nel panorama politico post-elettorale del Guatemala, le tensioni stanno raggiungendo livelli critici in seguito alla vittoria del candidato progressista Bernardo Arévalo. Nonostante abbia ottenuto una schiacciante vittoria con il 58% dei voti nelle elezioni di quest’anno, sconfiggendo la candidata di centro-destra Sandra Torres Casanova, Arévalo si trova ora al centro di un controverso tentativo di golpe giudiziario, alimentato da accuse di presunte irregolarità amministrative da parte del Tribunale Supremo Elettorale (TSE).
Le elezioni, che hanno visto Arévalo emergere come vincitore, sono ora al centro di un controverso dibattito legale. L’accusa principale, che si rivolgerebbe contro il Presidente eletto, è che ci sarebbero irregolarità amministrative così gravi da richiedere l’annullamento dei risultati elettorali. Arévalo, dal canto suo, ha respinto con forza queste accuse, definendo la situazione “un golpe assurdo, ridicolo e perverso“.
Il pubblico ministero ha inoltre presentato una serie di accuse rivolte direttamente contro il Presidente eletto, tra cui presunte irregolarità nella formazione del partito Movimiento Semilla, che ha sostenuto Arévalo nella corsa alla presidenza. Secondo l’accusa, ci sarebbero stati casi di affiliazione irregolare e transazioni sospette, inclusa una di 44.000 dollari, che le autorità ritengono possa essere un caso di lavaggio di denaro. Dal canto suo, Arévalo respinge fermamente queste accuse, considerandole un tentativo di ostacolare la sua presidenza.
Diversi avvocati e magistrati guatemaltechi hanno condannato le azioni del pubblico ministero come illegali, evidenziando che l’istituzione non ha competenza nelle questioni elettorali. L’ex capo della FECI (Fiscalía Especial contra la Impunidad), Juan Francisco Sandoval, ha sollevato preoccupazioni sulla possibilità che il pubblico ministero abbia violato la legge e la Costituzione tentando di influenzare il risultato elettorale. L’attenzione si sta concentrando sull’uso delle competenze e sul rispetto delle leggi da parte del pubblico ministero.
In risposta alle crescenti tensioni politiche, la Corte Costituzionale ha emesso un verdetto definitivo, ordinando al Congresso di garantire la presa di posizione da parte degli eletti. Questo atto mira a preservare l’ordine costituzionale mentre il Paese affronta una crisi istituzionale senza precedenti, palesemente orchestrata dalle forze reazionarie che per decenni hanno controllato il governo guatemalteco.
Anche la comunità internazionale segue attentamente gli sviluppi della situazione politica in Guatemala, che ha suscitato reazioni soprattutto nei Paesi vicini. Il governo messicano ha emesso un comunicato ufficiale in cui ribadisce il suo sostegno al rispetto della volontà popolare espressa nelle urne e ufficializzata dal TSE guatemalteco. L’accento è posto sulla difesa dell’ordine costituzionale e della democrazia, in un appello a evitare azioni che possano compromettere tali principi.
Nonostante le sfide e le accuse, Bernardo Arévalo mantiene una posizione di fiducia nella sua imminente presa di potere. Il Presidente eletto ha dichiarato con sicurezza che il 14 gennaio assumerà la presidenza del Paese come previsto, sottolineando che questo è il risultato di un processo elettorale certificato a livello nazionale e internazionale. La sua determinazione è accentuata dall’annuncio della richiesta di dimissioni del procuratore generale Consuelo Porras Argueta, che accusa di orchestrare un golpe contro di lui.
La situazione in Guatemala rimane estremamente tesa e in continua evoluzione. La stabilità politica del Paese e la volontà del popolo guatemalteco di difendere la democrazia saranno cruciali per il futuro immediato del Guatemala, con riflessi sull’intera regione centroamericana.
Giulio Chinappi – World Politics Blog