La minoranza sfruttatrice, per mantenere il proprio dominio sulla grande maggioranza degli sfruttati, la deve dividere scatenando guerre fra poveri. A tale scopo fomenta la xenofobia, che riduce i lavoratori immigrati a nuovi schiavi e trasforma il proletariato da classe potenzialmente rivoluzionaria in plebe moderna.
di Renato Caputo 22/12/2023 Editoriali
Quanto poco democratico sia un sistema liberale lo dimostra il fatto che le classi subalterne hanno la possibilità di esercitare effettivamente la sovranità solo una volta ogni tot anni, nel momento in cui si vota, mentre tutte le decisioni più importanti, persino la guerra e la pace, sono prese senza la sua partecipazione, anzi sempre più spesso senza neanche chiamare in causa il parlamento. Certo, il sistema multipartitico e la possibilità di creare partiti politici che rappresentano le classi subalterne potrebbero consentire alle masse di condizionare i propri rappresentanti nelle istituzioni. D’altra parte le classi subalterne in massima parte sono depoliticizzate e, così quando si va a votare le classi dominanti, che esercitano la loro egemonia sulla società civile, impongono questioni di “attualità” contando sul fatto che la grande maggioranza non si interessa di politica e voterà sulla base principalmente dei suoi sentimenti più o meno immediati sulle questioni che vengono presentate dagli apparati volti ad assicurare l’egemonia sulla società civile come più urgenti, come già osservava acutamente Gramsci. L’ideologia dominante, espressione degli interessi della classe dominante, tenderà a fare apparire centrale la questione dell’immigrazione. Si punterà, ad esempio, su un fatto di cronaca, che vede come protagonista un immigrato, che esercita violenza su una donna “bianca” magari dei ceti popolari. Più in generale si farà credere che i cattivi stipendi, la disoccupazione e la cattiva occupazione precaria dipendano principalmente dalla concorrenza sleale dei lavoratori emigrati. Si darà a intendere che la piccola criminalità, quella che colpisce più immediatamente il singolo non intellettuale e non politicizzato, dipenda principalmente dagli immigrati. Persino la questione del patriarcato e della violenza sulle donne sarà presentata come prodotto della mancanza di cultura moderna e occidentale degli immigrati dai paesi del sud del mondo. Si sfrutterà anche la politica estera e la problematica del terrorismo islamico e, persino, le pandemie per presentare l’immigrazione come pericolosa in quanto consentirebbe a terroristi, islamisti e malati infettivi di appestare la nostra società. La propaganda xenofoba dell’ideologia dominante arriva a suggerire alcuni aspetti che poi confluiscono nel mito reazionario della sostituzione etnica, sia da un punto di vista più rozzamente razzista biologico, sia da un punto di vista, più raffinato e pericoloso, culturale e religioso.
Naturalmente la pervasività di tali temi non si può fondare esclusivamente sulla propaganda fornita dagli apparati essenziali per conservare l’egemonia della classe dominante sulla società civile. In effetti, per quanto si tratti generalmente di miti, hanno necessariamente un fondo di verità che ne favorisce la diffusione e la presa sulla parte meno politicizzata della società. Ad esempio, è indubitabile che i poteri forti favoriscono in ogni modo l’immigrazione della forza lavoro per ingrandire l’esercito industriale di riserva, spaccarlo al proprio interno e reclutare manovalanza per i lavori sporchi. Naturalmente, nel mito reazionario i poteri forti divengono il complotto ebraico, in combutta con i comunisti, le ong e il papa. Anche la presenza di culture religiose reazionarie e di attitudini patriarcali in diversi immigrati è indubbia. D’altra parte non si tratta certo, come vuole dare a intendere la cultura dominante, di modi di pensare tipici di etnie inferiori e antitetiche ai valori illuminati occidentali. Anche perché tali visioni del mondo e ideologie reazionarie sono state e sono ancora finanziate e sostenute, in modo diretto o indiretto, dal colonialismo prima, dall’imperialismo e dal neocolonialismo fino ai nostri giorni. Infine, è indubbio che il razzismo, la marginalità, l’illegalità a cui sono condannati favorisce fra gli immigrati il dover ricorrere a tutti gli espedienti per sopravvivere tipici del sottoproletariato e a essere facilmente arruolati come manovalanza della criminalità organizzata.
Rispetto al fondo di verità dell’ideologia reazionaria dominante non si deve cadere nell’errore piccolo borghese che pretende di negare proprio tale fondo di verità, come ad esempio il voler fare apparire gli immigrati non come forza lavoro in cerca di qualcuno che la sfrutti in occidente, ma come dei migranti, cioè delle persone prive di radici e interessate a girovagare nel mondo. Anche perché sono proprie tali tesi, non a caso prontamente fatte proprie dalla ideologia dominante, a partire dal demenziale per non dire criminale concetto di migranti, che favoriscono i pregiudizi dell’estrema destra, che intende negare come gli immigrati non siano tali perché costretti, necessitati dalle spaventose condizioni da cui fuggono, ma sarebbero semplicemente persone invidiose del nostro benessere, cui vorrebbero avere accesso. Del resto l’ideologia piccolo borghese e pretesca del migrante, inteso come l’altro, come il diverso che andrebbe accolto e soccorso, è anch’essa funzionale all’ideologia dominante e alle mitologie reazionarie e razziste. Si dà infatti la del tutto falsa impressione che siamo noi, benestanti, ad assistere e ad aiutare gli immigrati, quando è vero esattamente il contrario, cioè che sono i paesi ricchi che costringono, in un modo o nell’altro, i paesi di provenienza ad esportare mano d’opera già formata e pronta all’uso. Così, nella maggioranza dei casi, i costi sociali della formazione della futura forza lavoro sono scaricati ed esternalizzati nei paesi di provenienza, in modo da lasciare ai paesi ricchi la possibilità di passare direttamente allo sfruttamento del capitale umano. Allo stesso modo, si fa credere che il nostro stato sociale si debba fare carico dell’accoglienza degli immigrati, per cui bisognerebbe rinunciare a una parte dei propri benefici economici e sociali per aiutare, cristianamente, i più deboli e poveri. In realtà è vero esattamente il contrario, cioè quello che resta del nostro sistema sociale si base in parte significativa proprio sullo sfruttamento dei lavoratori immigrati, costretti a finanziarlo con il proprio lavoro senza poterne godere a pieno come gli autoctoni.
Anche per quanto riguarda la sostituzione etnica il fondo di verità non va negato astrattamente, come fanno i piccolo borghesi, ma bisogna al contrario dimostrare che se la base del problema è comune ai miti reazionari, sono le conclusioni che divergono completamente. In primo luogo, non è vero che gli immigrati vogliono venire qui perché sono invidiosi del nostro benessere ma, al contrario, perché si vedono costretti a fuggire da una situazione disperata che proprio i paesi che ne importano la manodopera hanno in gran parte contribuito a produrre. Naturalmente, se solo fosse vero, il principio aiutiamoli a casa loro starebbe bene alla grande maggioranza degli immigrati e dovrebbe andare bene anche a chi è realmente di sinistra. Ma tale aiuto non può consistere nell’indurre i paesi di provenienza a trattenerli; si tratterebbe piuttosto di operare per eliminare le cause profonde dell’immigrazione, anche perché una parte non indifferente di esse è responsabilità proprio dell’imperialismo occidentale.
Inoltre è indubbiamente vero che gli occidentali si riproducono sempre meno, ma ciò dipende non dalle cattive ideologie della sinistra, che contrasterebbero la famiglia tradizionale, ma piuttosto dal neoliberismo che accresce le differenze sociali, fra pochi ricchissimi sfruttatori e un numero sempre più ampio di relativamente poveri sfruttati e dall’ideologia ultra individualista e volgarmente materialista che diffonde. Senza contare che, sic stantibus rebus, l’occidente potrà continuare ad avere un posto privilegiato sul piano internazionale solo se il progressivo invecchiamento della sua popolazione sarà compensato dall’importazione di fatto gratuita di manodopera e cervelli giovani da altri paesi, e, in primo luogo, proprio da quei paesi dell’Africa nera verso i quali più diretto e radicale è il razzismo.
Anche dal punto di vista culturale la verità porta a conclusioni opposte rispetto a quelle cui giunge il dominante mito reazionario. Non è la nostra cultura che si guasta contaminandosi con le culture inferiori degli immigrati, ma al contrario la presunta guerra contro l’immigrazione serve proprio a costringere i lavoratori importati ad assumere la cultura imperialista, ultra individualista e volgarmente edonista del neoliberismo occidentale. I muri che si costruiscono sempre più spesso dopo la caduta del muro di Berlino, a partire da quello enorme costruito al confine fra Usa e America latina, non hanno la funzione di impedire l’immigrazione, di cui sono proprio i paesi imperialisti a partire dagli Stati Uniti ad averne bisogno, ma a rompere i legami culturali con il mondo non imperialista e non ultra individualista dei paesi di provenienza.
Non a caso i paesi imperialisti sviluppano una ideologia ostile agli immigrati provenienti da paesi con una ideologia non assimilata alla propria e, invece, importano il più possibile immigrati con una ideologia confacente alla propria come gli ucraini occidentali, con posizione generalmente di destra radicale analoga a quella delle classi dominanti. Non a caso si vuole deportare in Albania i richiedenti asilo del sud del mondo, consentendo in cambio l’entrata nell’Unione Europea dell’Albania, i cui abitanti, che ancora più facilmente si trasferiranno in Italia, sono portatori non di rado di una ideologia anticomunista e anti solidarista analoga a quella imperante, in primis, nel nostro paese.
Altro tragico inganno dell’ideologia dominante è far credere alla sinistra, in primis italiana, che la sua incapacità di intercettare le classi subalterne dipenda dal non averne sposato l’ideologia razzista. Anche in questo caso è vero proprio il contrario, cioè da una parte è naturalmente la componente razzista dei subalterni a rifiutare la sinistra e, in secondo luogo, sono le ideologie dominanti nella piccola borghesia “progressista”, spesso egemoni nella sinistra liberale, a spingere i dannati della terra autoctoni ad assumere attitudini ostili agli immigrati, spacciati come migranti.
Anche perché come dimostrano i sondaggi del Censis a essere razzista in Italia è una minoranza, mentre la larga maggioranza sarebbe a ragione favorevole a misure volte a riconoscere la cittadinanza agli immigrati.
22/12/2023 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
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