Ferdinando Pastore

Con il MES o senza cambia davvero poco. L’Unione Europea è già una troika antidemocratica che struttura il totalitarismo di mercato: inginocchiarsi al Patto di Stabilità e fare i duri e puri sul MES rappresenta alla perfezione l’ipocrisia del marketing politico.

La generosa Europa dei vincoli

Ancora riecheggiano i proclami di entusiasmo a seguito della grande svolta europea, quando il PNRR fu salutato come il cambio di rotta per una UE finalmente espansiva, keynesiana, novecentesca.

Ancora non sono state offuscate del tutto le parole liberatorie degli esponenti politici progressisti che si beavano dell’assenza di condizionalità. Moti di giubilo che non conoscono rossori quando a ogni tranche di prestito la compassionevole Unione presenta il conto per una riformina da assestare alla compiacenza della divinità concorrenza. Non ultima la liberalizzazione del mercato energetico.

Ma soprattutto si rammentano quelle dichiarazioni protocollari, simili a dispacci ministeriali d’ordinanza che programmano la propaganda, così decise nell’affermare che la stagione dell’austerità fosse definitivamente conclusa, grazie al grande sacrificio delle famiglie della sinistra europea.

Il Patto di Stabilità un ricordo del passato; la Madre Europa il consesso che nutre la solidarietà e la pace di fronte all’avverarsi del disastro. Questo il livello dei proclami che misuravano una posa di grandezza storica per la salvezza dell’umanità.

E invece sono passati solo pochi anni perché l’Unione Europea “tornasse” a disciplinare la popolazione secondo i dettami ideologici che la sua Costituzione impone. Concorrenza e austerità, svilimento dell’intervento pubblico e dignità del profitto privato. Questa la misura della sua esistenza come ente di regolazione sovranazionale e questo il suo mandato imperativo.

Fanno tenerezza i disegni programmatici elettorali che delineano un’Europa differente con tizio o caio al comando. L’Unione nasce ed esiste per fare quello che fa, al contrario non sarebbe mai stata concepita. Basterebbe, con un piccolo sforzo di concentrazione, studiare la sua storia senza farsi irretire dalle “narrazioni” su fantomatici padri fondatori. Mai esistiti.

La stretta sui conti sarà implacabile nonostante la guerra, nonostante la crisi. Per la prima volta un conflitto non sosterrà un’economia di guerra, tolte le spese per gli armamenti; in quel campo si potrà sforare comodamente per supportare l’imperialismo occidentale. Però di posti letto neanche a parlarne; basteranno medici eroici con turni di ventiquattro ore al giorno.

Le forze politiche liberali, ormai completamente uniformate alla dottrina draghiana, accettano di buon grado l’imposizione spoliticizzante e potranno continuare a battersi su questioni di affettazione morale per comporre le proprie fila di mediocrità intellettuale e politica.

Così per scannarsi a dovere sull’etica della libertà individuale tra chi agogna spiriti liberi intrappolati da migliaia di generi e chi spera in spiriti liberi pronti a dotarsi di qualsiasi arma a difesa della proprietà. Perché l’americanizzazione istupidita proceda senza soste.

Ma nel giochino delle parti spunta ovviamente la questione sviante per eccellenza. Il MES, portato come esempio di puntuale rispetto della sovranità nazionale, diventa la chiave della manipolazione assoluta. Dovrebbe essere chiaro che con il MES o senza il MES cambia davvero poco. L’Unione Europea è già una troika antidemocratica che struttura il totalitarismo di mercato.

Inginocchiarsi al Patto di Stabilità e fare i duri e puri sul MES rappresenta alla perfezione l’ipocrisia del marketing politico. Ma nonostante questo spiccano le critiche a sinistra sull’operato del governo. Come sempre accade queste si ribaltano nel loro rovescio.

Il Partito democratico difatti abbaia per la mancata ratifica del MES, non per la sua inconcludenza. E lo fa in una genuflessione religiosa ai dettami antipopolari della struttura europea. Quel campo politico di vincoli esterni ne costruirebbe infiniti. NATO, UE, MES.

Non sono mai paghi di sciogliere nell’acido le conquiste dei lavoratori, lo stato sociale e l’antimperialismo. La sinistra politica è il reale campo reazionario dei nostri tempi. Quello da sconfiggere

Di Red

„Per ottenere un cambiamento radicale bisogna avere il coraggio d'inventare l'avvenire. Noi dobbiamo osare inventare l'avvenire.“ — Thomas Sankara

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare.
Attenzione: alcune funzionalità di questa pagina potrebbero essere bloccate a seguito delle tue scelte privacy: