PICCOLE NOTE

Anche se Israele riuscisse a raggiungere i suoi obiettivi, che in realtà sembrano “allontanarsi”, la guerra in corso a Gaza la condannerà per gli anni a venire. Questa guerra sta cambiando il Paese, e in peggio, molto peggio, annota Gideon Levy su Haaretz, dal titolo: “La legittimazione del male resterà nelle mani degli israeliani molto tempo dopo la fine della guerra di Gaza”.


Israele sta diventando un paria

Più Israele colpisce Hamas, più essa si rafforza nell’opinione pubblica palestinese. Più dura la guerra e “peggiore diventa la posizione internazionale di Israele. Ha già raggiunto un livello senza precedenti, non ancora tra i governi, ma certamente nell’opinione pubblica mondiale”.

“Israele è diventato uno Stato paria più che mai. I resoconti provenienti da Gaza mostrano una realtà barbara. Il mondo lo vede e prova disgusto. Come potrebbe non essere così? I sondaggi condotti tra i giovani degli Stati Uniti, compresi i giovani ebrei, dovrebbero inorridire Israele. Tra loro Hamas è più popolare di quanto lo sia Israele”.

Non solo l’immagine internazionale, anche l’economia sta andando a rotoli, prosegue Levy. Ma, soprattutto, la guerra sta distruggendo la democrazia israeliana.

“Durante la guerra, i civili sono stati licenziati, interrogati o imprigionati per aver espresso solidarietà con altri esseri umani e orrore per le uccisioni, per aver semplicemente chiesto la pace, per aver protestato contro la mancanza di opposizione alla guerra. Gli arabi israeliani hanno paura di respirare”.

“La condotta delle forze dell’ordine durante la guerra è molto più pericolosa per la democrazia israeliana della sospensione dell’uso dello standard di ragionevolezza da parte dei tribunali del paese” (riferimento alla riforma giudiziaria voluta da Netanyahu e bocciata in questi giorni dalla Corte Suprema).

“Questo modo di agire ha suscitato pochissime proteste. Non solo sui campi di battaglia, Israele ha adottato una politica fatta di uccisioni indiscriminate a un livello mai visto prima; ed è anche diventato sadico in un modo senza precedenti nelle sue strutture di detenzione”.

“Dopo il 7 ottobre tutto può succedere. Non è solo l’estrema destra ad aver inquinato il discorso pubblico. L’ambito politico di centro vuole ancora più sangue, distruzione, epidemie e fame, e non si vergogna di dirlo apertamente”.

“Questa legittimazione del male resterà con noi molto tempo dopo la fine della guerra. Gaza può essere ricostruita, non il collasso morale di Israele. La legittimazione dei crimini di guerra non ci lascerà andare e d’ora in poi tutto sarà permesso, anche in Cisgiordania e poi nello stesso Israele. Ciò che inizia in un centro di detenzione vicino a Be’er Sheva non si fermerà lì. Sono sempre meno numerosi quanti si sforzano di fermare il sadismo”.

E conclude: “Da quando hai iniziato a leggere questo articolo al momento in cui sei arrivato alla fine, un altro bambino è morto a Gaza e altri due sono stati feriti. È proprio così: un bambino morto ogni otto minuti. L’indifferenza di Israele verso questo fatto e il suo occultamento da parte della stampa rappresentano il danno più irreversibile che questa guerra ha inflitto a Israele”.

Tra gli arrestati, anche alcuni israeliani che hanno preferito il carcere alla mattanza dei palestinesi. Tra loro, la commovente storia di Tal Mitnick, raccontata da al Jazeera.

Viso bambino, ha pubblicato questo post su X: “Credo che il massacro non possa risolvere il massacro. L’attacco criminale a Gaza non risolverà l’atroce massacro compiuto da Hamas. La violenza non si risolverà con la violenza. Ed è per questo che rifiuto” l’arruolamento. I suoi amici lo hanno sostenuto, esponendo anche cartelli in suo onore, tra i quali due con queste scritte: “non si può costruire il paradiso con il sangue”; “occhio per occhio e diventeremo tutti ciechi”…

https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-gideon_levy__come_lo_stato_di_israele_ha_dato_legittimazione_al_male/8_52183/

Di Red

„Per ottenere un cambiamento radicale bisogna avere il coraggio d'inventare l'avvenire. Noi dobbiamo osare inventare l'avvenire.“ — Thomas Sankara

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