Il Corriere della Sera, fa marcia indietro e sconfessa tutta la linea in una sorta di confessione pubblica: “L’andamento della guerra in Ucraina sta giungendo a conclusioni concordanti con le previsioni, avanzate già all’inizio del conflitto, di poche (e inascoltate) Cassandre, talvolta liquidate con il sospetto di filoputinismo”.
E il Corriere da ragione ai “filoputinisti”
Dopo de anni di caccia alle streghe da parte del quotidiano di via Solferino, impegnato con i suoi editorialisti di punta a mettere all’indice chiunque osasse sollevare dubbi sulla narrazione mediatica del conflitto in Ucraina, il Corriere della Sera, fa marcia in dietro e sconfessa tutta la linea in una sorta di confessione pubblica: “Nelle ultime settimane, analisti e commentatori americani e europei hanno fotografato l’andamento della guerra in Ucraina giungendo a conclusioni concordanti con le previsioni, avanzate già all’inizio del conflitto, di poche (e inascoltate) Cassandre, talvolta liquidate con il sospetto di filoputinismo“.
A scriverlo è Massimo Nava, in un articolo dal titolo: “La guerra in Ucraina e i pericoli dei tempi lunghi“, nel quale la sintesi è che “l’Ucraina sta perdendo la guerra, nonostante la coraggiosa resistenza, gli aiuti finanziari, armamenti occidentali ed enormi perdite civili e militari”.
La sconfitta si prefigura per una combinazione di diversi fattori, sottolinea Nava: “La Russia ha riorganizzato la macchina bellica, ha aggirato le sanzioni costruendo nuove alleanze anti occidentali (dalla Cina al Brasile, in generale nel Sud globale) e ha stretto i bulloni della repressione interna preparando il terreno alla rielezione del presidente Putin.”
Ma un fattore decisivo è che “si sta verificando lo scollamento del fronte occidentale, sia nelle opinioni pubbliche sempre meno solidali con Kiev, sia nei governi Usa ed europei più tiepidi e indecisi nell’ elargire aiuti e sostegno militare senza il quale è inimmaginabile un rovesciamento dei rapporti di forza.”
Dulcis in fundo, “stanno emergendo crepe all’interno della classe dirigente ucraina, anche in vista di polemiche elettorali che imputano al presidente Zelensky una gestione irrealistica del conflitto, giocata sulle ragioni morali e sul sostegno incondizionato dell’Occidente.”
Nava ricorda l’effetto “mani avanti” del segretario generale della Nato Jens Stoltenberg che alla tv tedesca Ard ha dichiarato “Dobbiamo essere preparati anche alle cattive notizie”.
E il monito finale è affidato a una celebre frase di Henry Kissinger: “È pericoloso essere nemici degli Usa, ma essere amici può essere fatale”.
La realtà fa lunghi giri ma alla fine trova sempre una strada.