Il regolamento Ecodesign vieterà di mandare al macero i vestiti invenduti © smirart/iStockphoto

È in dirittura d’arrivo il regolamento europeo Ecodesign. Una rivoluzione per vari settori, come il tessile. Ma, per le ong, poteva osare di più

Valentina Neri

Un passaporto digitale che contiene le informazioni ambientali di ogni prodotto; il divieto di mandare al macero i vestiti invenduti; una stretta sull’obsolescenza programmata. Sono alcuni dei punti chiave del nuovo regolamento Ecodesign, ormai in dirittura d’arrivo dopo l’accordo raggiunto a inizio dicembre tra Parlamento europeo e Consiglio.

L’iter del regolamento Ecodesign

Una normativa europea sulla progettazione ecocompatibile (ecodesign, appunto) esiste già: si tratta della direttiva 2009/125/Ce. Questa però si applica soltanto a 31 gruppi di prodotti connessi all’energia (motori elettrici, elettrodomestici, stufe, scaldabagno e così via) e si focalizza sulla riduzione dei loro consumi.

Per questo, il 30 marzo 2022 la Commissione europea ha proposto il nuovo regolamento Ecodesign. Che allarga parecchio il perimetro, sia in termini di classi merceologiche (quasi tutti i prodotti fisici, ad eccezione di alimenti, mangimi, medicinali, prodotti veterinari e veicoli a motore) sia in termini di requisiti. La promessa è infatti quella di «migliorare vari aspetti dei prodotti lungo il loro ciclo di vita, per renderli più durevoli e affidabili, più facili da riutilizzare, aggiornare, riparare e riciclare, per usare meno risorse, energia e acqua».

A maggio, dopo l’adozione dell’orientamento generale da parte del Consiglio, hanno preso il via i negoziati tra il Consiglio stesso e il Parlamento europeo. L’accordo è arrivato a inizio dicembre: a questo punto mancano solo gli ultimi dettagli tecnici e l’adozione formale. Trattandosi di un regolamento, sarà immediatamente vincolante in tutti gli Stati membri senza bisogno di misure di recepimento

Cosa prevede il regolamento Ecodesign

La Commissione, attraverso appositi atti delegati, dovrà stabilire i requisiti minimi di progettazione ecocompatibile per le varie tipologie di prodotto, anche al fine di scoraggiare l’obsolescenza programmata. Considerato che l’area di applicazione del regolamento Ecodesign è molto ampia, partirà da alcuni settori prioritari. Si tratta di acciaio, ferro, alluminio, tessile (in particolare abbigliamento e calzature), mobili, pneumatici, detergenti, vernici, lubrificanti e prodotti chimici. Per tutti questi prodotti, il piano d’azione della Commissione dovrà essere adottato al massimo nove mesi dopo l’entrata in vigore della nuova legislazione.

Ma cosa cambia, nel concreto, con il regolamento Ecodesign? Tra le maggiori novità c’è il passaporto digitale di prodotto, che conterrà le specifiche tecniche e una serie di informazioni in materia di tracciabilità, prestazioni, sostanze chimiche, istruzioni per l’uso, la manutenzione e il riciclo. Uno strumento che vuole permettere ai consumatori di fare scelte consapevoli. Il testo prevede anche che la Commissione gestisca un portale in cui chiunque potrà mettere a confronto le informazioni contenute nei vari passaporti digitali.

Un altro capitolo importante è quello relativo alla distruzione dei prodotti invenduti. Per l’abbigliamento, gli accessori e le scarpe sarà vietata, dopo un periodo di transizione di due anni (che diventano sei per le medie imprese). Un tentativo di scoraggiare la sovrapproduzione: tra il 2000 e il 2015 la produzione di abbigliamento è raddoppiata, mentre l’utilizzo dei capi è sceso del 36%. Per tutti gli altri comparti, la distruzione dell’invenduto resta permessa (almeno per il momento), ma con l’obbligo per gli operatori di rendicontare il quantitativo e il motivo.

Il ruolo ambiguo di piattaforme come Amazon, Shein e Temu

Un passo avanti? Senza dubbio. Ma, secondo lo European Environmental Bureau, network di associazioni ambientaliste europee, si poteva fare molto di più. Per esempio, estendendo il divieto di distruzione dell’invenduto anche all’elettronica. Eppure il problema esiste, considerato che – nel solo 2022 – il valore dei dispositivi elettronici nuovi andati al macero in Europa ha raggiunto i 3,7 miliardi di euro: e si trattava di apparecchi funzionanti, accumulati dalle case produttrici a causa di scorte eccessive, resi, obsolescenza o imperfezioni estetiche.

Un altro potenziale punto debole del regolamento Ecodesign, sempre secondo lo European Environmental Bureau, sta nel ruolo dei marketplace digitali che vendono prodotti di importazione. Per intenderci, colossi del calibro di Amazon, Shein e Temu. Il testo prevede infatti che debbano collaborare con le autorità di vigilanza degli Stati membri, per garantire che anche i prodotti venduti online rispettino la legislazione europea. Le ong si dicono però preoccupate. Una recente indagine, per esempio, dimostra come già oggi sia facilissimo acquistare online lampadine che non rispettano le normative vigenti sull’ecodesign. Se le piattaforme non saranno ritenute responsabili, sottolinea lo European Environmental Bureau, si verrà a creare uno svantaggio competitivo per i produttori europei.

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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