Tutto lascia presupporre che l’imperialismo occidentale e la sua componente egemone statunitense, stia entrando nella fase del bisogno di caos diffuso quale unica tattica per tenere in vita un sistema sociale ormai in frantumi .
di Angelo Caputo e Pasquale Vecchiarelli
Mentre i leader europei si sono tenuti pilatescamente a distanza dalla questione mediorientale, nicchiando o rilasciando dichiarazioni del tutto intrise di politichese, al punto da far risultare persino ridicolo continuare ad evocare il “terrore del 7 Ottobre” al cospetto di quello che da più parti viene indicato come un vero e proprio genocidio condotto con inumana ferocia nei confronti del popolo palestinese da parte israeliana in risposta all’attacco di Hamas, mentre, dicevamo l’Europa dorme e annaspa nei suoi problemi regionali, tutto è stato delegato nelle mani del diplomatico speciale americano Antony Blinken, che apparentemente si è affannato in incontri -più o meno riservati- nel voler ricercare (ne siamo sicuri?) un soluzione per ottenere una mini-tregua che consentisse al popolo palestinese quantomeno di poter fuggire o trovare riparo nella situazione a dir poco apocalittica in cui si trovano. I risultati di questi incontri sono stati pressochè nulli : Israele continua la sua carneficina e tutto il medioriente si sta infuocando, registrando negli ultimi giorni l’entrata in scena di Iran, Pakistan e Yemen -in quest’ultimo paese in particolare si è scatenata la furia omicida dell’imperialismo, con numerosi attacchi portati dalla più o meno solita “coalizione di volenterosi” sempre a guida anglo-americana – infatti l’imperialismo può accettare compromessi che non mettano però mai in discussione la propria capacità di realizzare e accumulare plusvalore. Questo è infatti il caso dei blocchi navali operati dagli Houti Yemeniti che impedendo alle navi Israeliane o dirette in Israele e anche alcune dirette in Europa di passare nello stretto di Babel difatti rallentano il processo di circolazione del capitale e con esso la velocità di rotazione comportando un aumento dei costi e una riduzione del profitto.
La questione palestinese riaperta il 7 Ottobre nei fatti sta divenendo sempre più, abbracciando tutto il medioriente, una questione macroregionale e, se consideriamo i grandi interessi in campo, potremmo dire un questione globale, che gli statunitensi approcciano, come di consueto, con la solita tattica del caos ossia una serie di conflitti utili ad impedire ai popoli del mondo di vivere in pace quale condizione necessaria per superare ogni forma di nazionalismo. Non è una novità che, seguendo la politica del “caos” o, per essere più chiari, della guerra infinita tanto cara all’establishment americano -solitamente il principale orchestratore di queste terribili vicende- è sempre la presidenza degli USA, e anche questo caso non fa eccezione, il maggior responsabile della escalation della guerra in Medioriente. Vale la pena ricordare forse la più chiara delle dimostrazioni della tesi testé accennata e cioè che gli USA hanno posto il veto all’ONU sul cessate il fuoco a Gaza. L’Unione (imperialista) Europea non è da meno, con la sua alleanza di ferro, commerciale e militare, con lo stato terrorista di Israele è uno degli attori principali dello sterminio del popolo palestinese.
A chi storcesse il naso per il termine “terrorista” che abbiamo usato per etichettate lo Stato d’Israele, va da sé che con ciò s’intende la politica (appunto terrorista) portata avanti nella regione dalle frange più estremiste, sioniste e guerrafondaie -e che controllano lo Stato godendo di una certa egemonia e potendo contare sul controllo del governo che contempla al suo interno personaggi a dir poco esaltati a partire dallo stesso capo del governo Netanyahu e il ministro delle finanze Bezalel Smotrich il quale ha dichiarato di essere fascista- e non certo ci riferiamo a tutto il “popolo” israeliano che in effetti seppur egemonizzato in una certa grande misura dall’ideologia sionista è sempre un popolo “variegato” e lo testimoniano le numerose manifestazioni per la pace organizzate nelle scorse settimane a Tel Aviv di cui non si ha traccia nell’informazione nostrana.
Il bilancio della guerra è drammatico siamo arrivati alla soglia di quasi trentamila morti fra cui molte donne e moltissimi bambini palestinesi, come ben possiamo immaginare il bilancio è destinato ad aumentare oltre ad essere sottostimano per le difficoltà che si hanno persino a cercare e riconoscere i cadaveri. A questi dati già di per sé terrificanti vanno aggiunte le migliaia di feriti e mutilati che per mancanza di farmaci e attrezzature sanitarie ricevono cure a dir poco approssimative, quasi sempre con interventi chirurgici senza anestesia. Gli aiuti umanitari che riescono ad entrare nella striscia sono un decimo del necessario e per quanto pochi sono, vengono assaltati dalla popolazione affamata. Infine, come se non bastasse, con i continui blocchi elettrici imposti da Israele nella striscia di Gaza molte macchine, che tenevano invita anche bambini, hanno smesso di funzionare.
Tutta la storia dello Stato d’Israele è una storia di violenze e soprusi contro il popolo palestinese e quest’ultima pagina segna un ulteriore passo avanti nella politica del terrore. E’ veramente difficile trovare uno Stato così piccolo e al contempo così ferocemente aggressivo -tanto da perpetrare un genocidio- verso i propri vicini: se per un verso quest’aggressività può essere analizzata come un risvolto -del tutto negativo- delle stesse atrocità che gli ebrei hanno vissuto sulla propria pelle durante il nazismo, per un altro verso emerge sempre più chiaramente il ruolo di paese utile alla politica del “caos” in Medioriente tanto gradita all’imperialismo statunitense. D’altro canto, basta osservare la carta geografica per capire che Israele, senza l’appoggio nordamericano, e senza il deterrente nucleare, non potrebbe resistere un solo minuto con queste politiche estremiste e colonialiste -irrispettosa di decine di migliaia risoluzioni ONU-, chiusa nella morsa di diversi fronti contrari che la circondano a trecentosessanta gradi. Tanto è vero che lo stesso governo di Netanyahu è tenuto in piedi solo per portar a termine lo sterminio in corso e presto sarà giudicato per crimini di guerra; infatti, contro ogni risoluzione dell’ONU, il primo ministro israeliano sta trascinando l’intera area in guerra violando costantemente via terra e via aria i territori sovrani circostanti. In Libano e in Siria, Israele occupa illegalmente le alture del Golan annettendo territori di altre due stati sovrani senza contare che le incursioni militari israeliane nei territori siriani come in quelli in Libano sono all’ordine del giorno ormai da diversi anni che solo recentemente si sono intensificati.
E’ il caso dell’attentato a Saleh Aruri, vice capo di Hamas, ucciso di recente nella roccaforte di Hamas a Beirut nel territorio libanese chiudendo di fatto tutte le trattative fra Israele e Hamas per il cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi. Sempre recentemente, il 3 gennaio, due attentati hanno causato un centinaio di morti in un cimitero dei martiri in Iran dove si stava svolgendo una cerimonia in memoria di Solemani. Tale strage, rivendicata apparentemente dall’ISIS, è avvenuta nella maniera più infame: una seconda bomba è scoppiata dopo che sono arrivate le persone ad accudire i feriti della prima bomba. A chi gioverebbe un attacco terroristico di tale portata? Soleimani era il comandante delle guardie rivoluzionarie in Iran e fautore di fatto della strategia antimperialista iraniana. La risposta del regime degli Ayatollah a seguito degli attentati subiti sono stati il lancio di razzi in postazioni del Mossad in Iraq e sulle postazioni di alcuni terroristi nel Pakistan. Dal canto loro il Pakistan, nazione che possiede armi nucleari, non ha il controllo di tutto il territorio e ha bombardato civili non iraniani in territorio persiano. Il fantomatico stato islamico non produce armi dunque questo gruppo armato è finanziato da paesi terzi come il Quatar, Turchia e molti altri stati musulmani che ancora hanno rapporti economici e politici con Israele (accordi di Abramo). Questa sponda militare punta a dividere il fronte dei paesi musulmani fra sunniti e sciiti allo scopo di favorire lo Stato coloniale israeliano. Infatti subito dopo il duplice attacco terrorista nello stato persiano i massimi canali nazionali e le più alte autorità nazionali iraniane hanno accusato lo Stato d’Israele come i diretti responsabili.
Il governo israeliano, avendo un reparto di servizio segreto molto addestrato- presumibilmente poteva sapere dell’azione terrorista preparata da Hamas -la quale a sua volta presumibilmente poteva sapere che gli israeliani sapevano- ha utilizzato tale provocazione come casus belli per portar a compimento una serie di azioni terroriste militari già da tempo programmate anche a discapito degli ostaggi israeliani nelle mani di Hamas. Volendo ad ogni costo perpetuare lo sterminio del popolo palestinese, la sua smania assassina non si è fermata neanhe davanti a due uomini che sventolando la bandiera bianca di resa, disarmati, si volevano consegnare alle truppe d’invasione; questo caso non isolato ha fatto notizia perché i due uomini che si volevano consegnare erano ostaggi liberati. Inoltre è necessario sottolineare che ancora in Siria, dopo il tentativo fallito d’invasione imperialista, continuano le incursioni aeree nella capitale Damasco per impedirne la ricostruzione e tenerla sotto scacco. Seguendo la strategia del caos, che poi è ormai sempre più l’unica strategia dell’imperialismo, tenere aperto un conflitto in tutta l’area è utile inoltre a rompere i primi timidi accordi fra i paesi mussulmani dell’area avvenuta con la promozione della repubblica popolare cinese. Infatti da pochi anni, anche grazie ai BRICS, l’Iran e la Arabia saudita hanno ripreso colloqui e accordi commerciali e ciò desta forte preoccupazione all’imperialismo americano ed europeo.
L’imperialismo italiano, da parte sua, dopo gli allarmi sionisti, ha mandato le proprie truppe su un altro canale d’importanza strategica per le rotte degli idrocarburi in funzione anti iraniana: il golfo di Anam che controlla il passaggio tra il golfo persico e il mar Arabico. Gli stretti infatti sono d’importanza ancora strategica pensiamo allo stretto di gibilterra che collega l’oceano atlantico e il mediterraneo controllato da Gibilterra (territorio oltremare del Regno Unito).
Infine, per chiudere questa carrellata di fatti in continua e pericolosa evoluzione, è stata molto significativa la richiesta da parte del Sud Africa, il quale ha vissuto lo stato di apartheid, di denunciare Israele per genocidio alla corte penale internazionale. Pur essendo una manovra puramente formale che lascia il tempo che trova, è una ulteriore dimostrazione delle innumerevoli violazioni internazionali perpetuate da Israele.