Negli Stati Uniti, è in corso un aspro scontro tra lo Stato del Texas e il governo federale sulla gestione dei flussi migratori. Protagonista principale di uno stallo che si fa sempre più problematico è il governatore texano Greg Abbott, fautore dal 2021 della controversa operazione militare Lone Star per il contrasto all’immigrazione clandestina. Un piano anti-migranti che ha visto l’installazione di 48 km filo spinato lungo il confine con il Messico, cui l’Amministrazione Biden ha recentemente reagito per vie legali, intentando un’ingiunzione al Texas. A intervenire sulla controversia è stata la Corte Suprema, che ha ritenuto illegali le azioni del Texas sul controllo dei confini. Abbott, però, non ha intenzione di fermarsi e si è opposto alla rimozione del filo spinato, inviando la guardia nazionale e le milizie private a pattugliare le frontiere e affermando di essere intenzionato a costruire un’ulteriore recinzione al confine. E, in questo braccio di ferro con il governo federale, a supportarlo ci sono ben 25 Stati americani a guida conservatrice, nonché lo stesso Donald Trump, che sta cercando di sfruttare la diatriba in atto con l’amministrazione centrale in vista della corsa alla Casa Bianca.

Nello specifico, l’amministrazione Biden ha ordinato al Texas di liberare lo Shelby Park – parco che si trova sul Rio Grande, al confine tra USA e Messico, punto caldo per il passaggio dei migranti – accusando lo Stato guidato da Abbott di aver impedito alla polizia federale di frontiera di farvi ingresso; per contro, il ministro della Giustizia texano, Ken Paxton, ha risposto che, dal momento che l’area si trova nel territorio del Texas, per lo Stato in questione difendere i propri confini è un diritto costituzionale. Ma lunedì scorso, confermando sentenze di lunga data emesse dai tribunali americani, la Corte Suprema ha sancito in una sentenza che la politica di frontiera rientra nell’autorità del governo federale. I giudici (con una maggioranza di 5 su 9) hanno infatti ordinato al Texas di permettere l’ingresso degli agenti federali, che possono “tagliare o rimuovere” il filo spinato. Martedì, in una dichiarazione, la Casa Bianca ha celebrato l’ordine della Corte Suprema. “Le acrobazie politiche del Texas, come posizionare il filo spinato vicino al confine, rendono semplicemente più difficile e pericoloso per il personale in prima linea svolgere il proprio lavoro. In definitiva, abbiamo bisogno di risorse adeguate e di cambiamenti politici per affrontare il nostro sistema di immigrazione ormai fallito”, si legge all’interno della dichiarazione. “Ecco perché nel suo primo giorno in carica il presidente Biden ha presentato al Congresso un piano globale di riforma dell’immigrazione ed è per questo che sta lavorando per trovare un accordo bipartisan con il Congresso che includa risorse aggiuntive e riforme politiche significative”. Washington ha inviato macchinari pesanti nella zona per provvedere alla rimozione del filo spinato lanciando un ultimatum di 24 ore al Texas, che però, opponendosi alla pronuncia della Corte, ha deciso di non dare seguito agli ordini ricevuti. Ken Paxton, il Procuratore generale dello Stato transfrontaliero, ha ribadito che l’area in cui è installata la Guardia Nazionale texana è di proprietà della città di Eagle Pass e non è una zona federale, perciò non vi sarebbe motivo di ritirare i soldati. «Suggerisco rispettosamente che il tempo trascorso a fare causa al Texas sia indirizzato al rafforzamento delle leggi sull’immigrazione esistenti», ha dichiarato Paxton in tono di sfida. In totale, 25 dei 27 Stati guidati dai conservatori all’interno della Union hanno manifestato pieno appoggio politico al Texas nella diatriba con l’amministrazione centrale, che si è rapidamente trasformata in un vero e proprio caso nazionale, rilasciando una dichiarazione congiunta a favore del “diritto costituzionale” del Texas all’autodifesa.

A muoversi, nel corso della campagna elettorale, è stato anche l’ex presidente americano Donald Trump, che ha spinto gli Stati che hanno espresso supporto ad Abbott di spedire i propri militari in Texas per «prevenire l’ingresso di illegali». «Tutti dovrebbero sostenere le misure di buon senso delle autorità del Texas per proteggere la sua sicurezza, la sua sovranità e gli americani», ha dichiarato Trump, che ha attaccato il presidente Biden per voler «legare le mani» del governatore texano affinché «l’invasione possa continuare senza controlli». Così, gli Stati del Nord Carolina, Oklahoma e Florida si stanno preparando a inviare le loro guardie nazionali per supportate il Texas nel potenziale scontro con le forze federali. Nel frattempo, Trump ha trionfato alle primarie dell’Iowa e del New Hampshire: segno tangibile che l’aspro dibattito sull’immigrazione costituirà un tassello fondamentale nel suo secondo tentativo di scalata alla Casa Bianca.

[di Stefano Baudino]

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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