A Gerusalemme domenica 28 gennaio si è svolta una conferenza organizzata dall’estrema destra israeliana volta a fare pressioni sul governo Netanyahu affinché vengano ricostruiti gli insediamenti ebraici nella Striscia di Gaza, smantellati nel 2005, tornando così ad occupare l’enclave palestinese. Il raduno, organizzato dall’associazione Nahala e intitolato “Gli insediamenti portano sicurezza e vittoria”, ha visto la partecipazione di migliaia di coloni e attivisti sionisti e di ben 12 ministri del governo di Tel Aviv, oltre a 15 parlamentari della coalizione di maggioranza, i quali si sono impegnati a ricostruire gli insediamenti ebraici nel cuore della Striscia e ad incoraggiare l’emigrazione della popolazione locale alla fine della guerra. Tra i ministri presenti si annoverano il ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben-Gvir – noto per sostenere l’espulsione dei palestinesi dai territori occupati illegalmente dai coloni e già condannato per istigazione al razzismo – e il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich, che hanno ribadito le richieste di “trasferimento” degli abitanti di Gaza. La conferenza in questione conferma così i piani di pulizia etnica della popolazione palestinese già messi nero su bianco in importanti documenti, come quello redatto dall’influente gruppo di studio “The Institute for Zionist Strategist” e quello compilato direttamente dal ministero dell’Intelligence israeliano. In entrambi si prevede il trasferimento forzato della popolazione palestinese in Egitto “come risultato auspicato della guerra” in corso nella Striscia.

L’Autorità Nazionale Palestinese (ANP) ha condannato l’evento affermando la tendenza della destra israeliana a destabilizzare la regione e solo in seguito al disappunto esternato dalla Casa Bianca, alcuni membri del governo dello Stato ebraico, tra cui il ministro della Difesa Yoav Gallant, si sono impegnati ad impedire la costruzione di insediamenti. Tuttavia, lo stesso Netanyahu non ha condannato l’eventoaffermando, invece, in una dichiarazione pubblicata a nome del Likud, che i membri della Knesset e i ministri che hanno partecipato alla riunione hanno diritto alla libertà di espressione. Inoltre, ha ribadito che Israele manterrà il controllo della sicurezza sul territorio per un periodo di tempo indefinito, escludendo così implicitamente la soluzione dei due Stati auspicata dalla “comunità internazionale”.

Israele ha ritirato i suoi militari e i suoi coloni dalla Striscia di Gaza nel 2005 dopo un’occupazione durata 38 anni. Tuttavia, secondo molti esponenti del Sionismo religioso e del suprematismo ebraico, è giunto il momento che Israele riprenda il possesso della Striscia per una questione di sicurezza: Smotrich ha detto di essersi opposto in passato alla decisione del governo di evacuare gli insediamenti ebraici da Gaza poiché ciò avrebbe comportato il ritorno di molti bambini palestinesi come soldati pronti a combattere in guerra con Hamas. Un discorso simile è stato pronunciato da Ben-Gvir, il quale ha detto di aver protestato contro l’evacuazione degli insediamenti ebraici da Gaza, avvertendo che ciò avrebbe comportato «razzi su Sderot» e «razzi su Ashkelon» nel sud di Israele: «Abbiamo urlato e avvertito», ha asserito, «se [noi] non vogliamo un altro 7 ottobre, dobbiamo tornare a casa e controllare il territorio». Tuttavia, quello della sicurezza risulta un mero pretesto per tornare ad occupare Gaza che i coloni considerano “di diritto” un loro territorio secondo il mito sionista del “ritorno”. L’attivista per gli insediamenti Daniella Weis ha affermato che «solo il popolo di Israele si stabilirà sull’intera Striscia di Gaza e la governerà», aggiungendo che «milioni di profughi di guerra vanno da un paese all’altro in tutto il mondo» e lamentando quindi che solo per i «mostri cresciuti a Gaza (i palestinesi)» ciò non avviene. Dal canto suo, Moshe Feiglin, ex membro della Knesset, ha asserito che «Non c’è modo di vincere questa guerra senza la ricostruzione di Gush Katif [il blocco di insediamenti israeliani a Gaza evacuato con il Piano di Disimpegno del 2005, n.d.r.] e della Striscia di Gaza. Dovrebbe essere fiorito con villaggi e città ebraici». La folla ha acclamato i discorsi con cori e canti entusiasti per la possibile ricostruzione degli insediamenti.

Da parte sua, la Casa Bianca ha definito il ritorno degli insediamenti israeliani a Gaza “un’idea irresponsabile”, dichiarando di opporsi alla creazione degli insediamenti e al trasferimento forzato della popolazione palestinese dalla Striscia. Al contrario del primo ministro Netanyahu, alcuni ministri del governo, tra cui Benny Gantz e Gadi Eisenkot, hanno condannato la conferenza, mentre già la scorsa settimana, Gallant aveva assicurato ad alti funzionari americani che la zona cuscinetto che l’IDF sta creando all’interno della Striscia è temporanea e non servirà come “avamposto” per la creazione di insediamenti. Tuttavia, l’influenza della lobby dei coloni sul governo è determinante e gli stessi membri del Likud (il partito di Netanyahu) non hanno nascosto le loro intenzioni sul tornare ad occupare Gaza. Come ha ricordato l’ANP, inoltre, “l’incontro coloniale a Gerusalemme rappresenta una palese sfida alla decisione della Corte Internazionale di Giustizia (CIG), accompagnata da un pubblico incitamento allo sfollamento forzato dei palestinesi” incoraggiandone direttamente e pubblicamente la pulizia etnica.

[di Giorgia Audiello]

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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