Il ministero della Difesa è al lavoro per una legge concernente l’introduzione di un contingente di riservisti delle Forze Armate, per un numero non superiore alle 10mila unità. A confermarlo è stato lo stesso Guido Crosetto, titolare del dicastero. Una volta reclutata e addestrata, la riserva potrebbe essere impiegabile nei casi di necessità in occasione di eventuali conflitti e crisi internazionali. Ad auspicare la sua formazione era già stata la legge 119 del 2022, introdotta dal governo Draghi, in cui si esplicitava che i riservisti avrebbero dovuto essere ripartiti in nuclei regionali, ipotizzando un ruolo complementare per “attività in campo logistico nonché di cooperazione civile-militare”. «Abbiamo trasformato le forze armate con l’idea che non ci fosse più bisogno di difendere il nostro territorio e che la pace fosse una conquista di fatto irreversibile – ha dichiarato il ministro Crosetto in un’intervista a La Stampa -. Le forze armate, in questo quadro, al massimo partecipano a missioni di pace, senza arrivare a scontri veri e propri. Ora i recinti sono stati abbattuti, non ci sono più regole».
Al momento, il nostro Paese ha a disposizione 150mila militari professionisti, ma il Ministero della Difesa punta ad ampliare l’organico avvalendosi dei riservisti – nello specifico, il provvedimento prevederà un progressivo aumento delle forze armate entro il 2033 – per essere pronto a una guerra ibrida. Non si tratterebbe infatti di chiamare a raccolta soltanto soggetti con una formazione militare completa, ma anche civili che si avvalgono di competenze specifiche, come hacker, esperti di intelligenza artificiale e telecomunicazione, ruspisti e medici. «Noi non vogliamo la guerra – ha specificato Crosetto -, i riservisti non servono per fare la guerra, ma per difendersi, in supporto alle forze armate regolari, e solo nel caso, poco probabile, di un attacco diretto. Non c’è una visione ideologica, ma pragmatica». Certo è che questa svolta, in un macro-contesto che ha visto lo scoppio del conflitto in Medio-Oriente, la crisi nel Mar Rosso e l’intensificarsi del conflitto russo-ucraino, fa fisiologicamente risuonare un campanello d’allarme. E, nonostante i tentativi di rassicurazione, alcune parole di Crosetto sembrano a questo proposito particolarmente esplicite: «Il ruolo del ministro della Difesa – ha spiegato il titolare di via XX Settembre – presuppone di prendere in considerazione gli scenari peggiori possibili». E il peggiore degli scenari consiste nel «doversi difendere sul proprio territorio». Un altro aspetto che va previsto, ha aggiunto Crosetto, «è intervenire in Paesi lontani per difendere gli interessi italiani: so che è un discorso difficile da accettare perché tutti noi tendiamo a nasconderci in una comfort zone».
In passato, il ministro aveva già annunciato alle Commissioni parlamentari della Difesa l’auspicio di un intervento legislativo in questo senso. Ora sembra essere arrivato il momento della concretizzazione degli intenti: il provvedimento dovrebbe essere presentato nelle prossime settimane. Ad ogni modo, la legge delega del 2022, che ha stabilito l’aumento di uomini e donne in divisa, delineando per loro un ruolo complementare sul versante logistico e della cooperazione, non ha definito direttive specifiche sulla catena di comando, le modalità di selezione, di addestramento e di richiamo. Tutti aspetti su cui la nuova maggioranza avrà mano libera.
[di Stefano Baudino]