E’ necessario approfondire l’esito del dibattito che si è sviluppato il 31 gennaio nel corso del seminario promosso dall’ARS sul tema “Europa va cercando e unità pure”.
Sicuramente è stata colta l’occasione di un confronto fra le forze del centro-sinistra alla vigilia della formazione delle liste per le elezioni europee ma occorre andare oltre questo risultato proseguendo nel verificare sia il piano dei contenuti sia della (molto complicata alla luce degli atti) prospettiva unitaria.
Vale comunque la pena di non abbandonare il filo che si è tracciato nel frangente appena indicato.
Andando per ordine di seguito si cerca di intrecciare i punti emersi nel corso della discussione sviluppatasi nei diversi ambiti del dibattito : pace, situazione economico – sociale, piano più propriamente riferito al dibattito politico che ha visto impegnati gli esponenti di PD, Rifondazione Comunista, Sinistra Italiana, Movimento 5 stelle e i proponenti la “Lista della Pace”.
Proviamo a definire alcuni elementi:
1) Si può considerare come dato in gran parte acquisito quello del considerare l’ Europa come spazio politico di riferimento. Per questo motivo si dovrà osteggiare la tendenza a considerare la competizione elettorale del prossimo 9 giugno come limitata a un confronto propagandistico ad uso interno, addirittura ristretto a stabilire fallaci supremazie all’interno degli schieramenti domestici;
2) Il tema della pace e della guerra appare quello preponderante uscendo da una tendenza alla sottovalutazione della sua drammaticità e urgenza. La questione della pace e della guerra va però considerata da valutare nel complesso della vicenda globale e non semplicemente riferita agli episodi – pur drammatici – posti in maggiore evidenza in questo periodo. Si è parlato (opportunamente) di una sorta di “spirito del ’14” che aleggerebbe soprattutto tra le grandi potenze impegnate a ricostituire una sorta di “logica dei blocchi”. Per dirla con chiarezza: dall’inasprimento della logica dei blocchi potrebbe sortire una riunificazione della “terza guerra mondiale a pezzi” in conflitto “unitario” sul terreno mondiale. La proposta di pace (che dovrebbe passare attraverso un recupero di ruolo degli organismi sovranazionali) va formulata al livello della gravità del pericolo che si sta correndo e l’occasione della presenza in Europa non dovrebbe essere persa ( ricordando anche la necessità di sollevare il tema dello stabilimento di una effettiva dialettica tra NATO e UE)
3) Rispetto alle prospettive dell’UE sul piano socio-economico appare inevitabile muoversi svolgendo un tentativo di intreccio tra uno scenario contrassegnato da un ritorno all’austerity e da un indebolimento del fronte alternativo con la questione della democratizzazione della struttura dell’Unione. Tutte le grandi questioni analizzate nel corso del seminario (transizione ecologica, migrazioni, governance economica, politica estera) passano attraverso la costruzione di una prospettiva decisionale di allargamento della funzione democratica delle istituzioni europee, partendo da ruolo e funzioni del Parlamento di Strasburgo e superando l’idea della destra della “Confederazione di Stati”;
4) Questi primi tre punti fin qui malamente schematizzati potrebbero essere indicati quali elementi di una traccia di prosecuzione del confronto al fine di porre sul tappeto il tema politico dell’unità elettorale. Sicuramente si tratta di un obiettivo per il conseguimento del quale si potrebbe definire un orizzonte di utopia, ma la posta in gioco (l’affermazione completa della destra in Europa in un momento di fortissima tensione sul piano internazionale) richiederebbe anche uno sforzo di volontà e immaginazione;
5) Nello specifico del “caso italiano” , infine, non può essere dimenticato come le elezioni si svolgeranno in ambito di un corposo “election day”: si pone così il tema delle alleanze e del rapporto tra voto proporzionale (con sbarramento) previsto per le europee e il voto diretto per l’elezione di presidenti di Regione e di Sindaci con premio di maggioranza alle coalizioni. Appare evidente che una omogeneità (per quanto possibile) nella presentazione a livello locale, una compattezza di coalizione almeno per le Regioni dei comuni capoluogo agevolerebbe certamente l’espressione di voto in particolare se accompagnata da una “griglia interpretativa” posta sul terreno programmatico.
6) L’election day pone anche il problema non secondario della partecipazione al voto. Le elezioni comunali faranno da traino al voto per le europee che tradizionalmente risultano le meno interessanti per l’elettorato? Le ultime prove riguardanti le elezioni comunali hanno smentito il luogo comune di tornate che interessano maggiormente l’elettorato perché riguardano l’Ente più vicino ai bisogni dei cittadini. Il tema della partecipazione rappresenterà la vera incognita di questa prossima tornata elettorale. A questo proposito si ricorda che nel 2014 (l’occasione del falso 40% per il PD(R)) si registrarono 27.448.926 voti validi su 50.662.460 aventi diritto, pari al 54,18% ; nel 2019 (per l’exploit della Lega) 26.783.732 su 50.974.994 aventi diritto pari al 52,54%.