“Sfiducia con mozione motivata” e “Sfiducia su una singola norma”: il costituzionalismo creativo marca Calderoli sembra non avere più confini logici.

Tra autonomia differenziata , premierato, inserimento del concetto di premio di maggioranza in Costituzione, ci troviamo ad un passaggio molto delicato nell’operazione di superamento dell’identità costituzionale dell’Italia democratica (mentre si continua a discutere di riforma della giustizia).

L’opposizione democratica e costituzionale, deve considerare questo della “deforma” (per dirla con il compianto Felice Besostri) della Carta Fondamentale come il punto sicuramente più importante nello scenario politico interno.

Un processo negativo aperto in una diversa dimensione rispetto al passato con l’avvento del governo di destra.

I punti fondamentali sono 3: la forma di stato, la forma di governo, l’amministrazione della giustizia.

Tre punti sui quali, in passato in diverse occasioni le forze costituzionali hanno ceduto il passo attuando o cercando modifiche profondamente sbagliate (titolo V, articolo 81, composizione del Parlamento, modifica di strutturazione politica nel sistema delle autonomie locali) soltanto per inseguire vagheggiamenti di alleanze improbabili oppure per star dietro all’esigenza di privilegiare la governabilità abbattendo il ruolo del Parlamento.

Svolgo soltanto due esempi: nel 2001 il governo di centro-sinistra attuò la riforma del titolo V al fine di realizzare un rapporto con la Lega Nord che attraversava in quel momento la fase della “devolution”; nel 2020 il centro-sinistra, al governo con il M5S, si è acquattato sulla modifica del numero dei parlamentari allo scopo di stabilire una relazione stabile con quel Movimento.

Il risultato finale di quelle operazioni è stato: nel 2022 in una occasione elettorale di vera e propria “svolta critica” entrambi i soggetti, Lega e M5S hanno direttamente in un caso e oggettivamente in un altro, favorito l’ascesa al potere di un partito di evidente derivazione post-missina (ribadisco: post – missina e non genericamente post-fascista).

Adesso l’attacco a punti fondamentali della nostra Carta Fondamentale è sferrato da una coalizione di governo formata da soggetti estranei alla fondazione della Repubblica:

1) il MSI da cui deriva per linea diretta FdI risultava ovviamente escluso da quello che era definito “l’arco costituzionale” (di cui il PCI era un pilastro fondamentale) ed egualmente subiva “la conventio ad excludendum”;

2) Forza Italia è stata fondata da un appartenente alla Loggia P2, nata – tra le altre questioni – proprio per scardinare l’impianto costituzionale e spostare l’asse istituzionale in senso autoritario;

3) La Lega Nord è nata per sovvertire l’impianto unitario del Paese (anche sfruttando errori gravi compiuti proprio dall’arco costituzionale nel definire l’assetto delle Regioni) attraversando varie fasi nella propria impostazione politica: federalismo (imparato da Miglio, Salvadori e dal Melone triestino), secessione, devolution fino al tentativo ormai largamente fallito di costruire un partito “dell’egoismo particolare” e al ritorno di distruggere l’unità attraverso l’autonomia differenziata proposta in una logica di scambio con l’ipotesi del “Capo versus le masse” che sta dentro alla filosofia di fondo del premierato.

E’ questo il quadro politico dentro al quale nasce il progetto di scardinamento dell’impianto costituzionale che pure in passato è stato sottoposto a prove molto difficili di tenuta, uscendo ammaccato ma sostanzialmente integro nei punti fondamentali.

Sono questi gli elementi dei quali tener conto ragionando sul tema delle alleanze politiche che dovrebbero avere al centro proprio la “questione costituzionale” tenendo conto che gli attuali centristi hanno al loro interno forti propugnatori del temuto scardinamento di cui si è cercato di scrivere in questa occasione e il M5S nasce su due basi: estrema personalizzazione e rifiuto della politica come fattore di intermediazione sociale e appello diretto al “popolo”.

Di Franco Astengo

Lunga militanza politico-giornalistica ha collaborato con il Manifesto, l'Unità, il Secolo XIX,. Ha lavorato per molti anni al Comune di Savona occupandosi di statistiche elettorali e successivamente ha collaborato con la Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Genova tenendo lezioni nei corsi di "Partiti politici e gruppi di Pressione", "Sistema politico italiano", "Potere locale", "Politiche pubbliche dell'Unione Europea".

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