Una volta giunti al governo i populisti di destra si dimostrano i principali svendipatria , inclini alle politiche imperialiste incentrate sulla guerra e sull’austerità
L’ultimo passaggio in politica estera del governo italiano ha visto la premier Giorgia Meloni impegnata in prima linea per salvare l’unità europea che rischiava di rompersi ancora una volta sulla questione Ucraina e in particolare sul finanziamento alla guerra. La presidente del consiglio italiano sembra essere stata l’artefice della clamorosa svolta del presidente ungherese Orban il quale grazie alla mediazione della Meloni ha tolto il veto allo stanziamento di 50 miliardi di euro per continuare la guerra imperialista della NATO contro la Russia per interposta Ucraina, proprio lui, che da sempre si è mostrato contrario alla linea europea tanto da essere etichettato come filoputiniano. Questo passaggio rappresenta una svolta nella politica estera sia per il presidente ungherese, già etichettato come traditore dai sovranisti nostrani, che per la leader italiana in questo caso non tanto per la posizione guerrafondaia sussunta direttamente dagli Stati Uniti ma per la funzione di salvagente dell’Europa, proprio lei, che con i gruppi internazionali più dissidenti aveva costruito una cortina di ferro intorno ai palazzi della capitale belga sempre pronta ad agitare il vessillo nazionale contro ogni forma di imposizione che proveniva da quelle stanze.
Dunque, la Meloni ha abbandonato qualsiasi critica alle politiche europee, accettando senza battere ciglio il nuovo tremendo piano di austerità,proprio lei che ha fatto di questo punto un elemento centrale nel suo programma, tanto che grazie alle infuocate critiche all’establishment di Bruxelles – ricordiamo la famosa vicenda delle “zucchine di mare”- è riuscita a far crescere il proprio partito, come del resto hanno fatto negli anni il movimento 5 stelle e la Lega nord, salvo poi rimangiarsi tutto non appena sono giunti nelle posizioni di comando.
Come per la Lega e il Movimento 5 stelle la stessa sorte sta toccando anche a Fratelli d’Italia che non solo ha abbandonato la critica all’imperialismo europeo, critiche da destra ovviamente, ma comunque popolari, ma è giunta persino a divenire il collante degli interessi imperialisti sovranazionali mostrando il fianco alle critiche ben fondate di quei lavoratori che pure avevano creduto nelle sue promesse di sovranità.
Il fronte della guerra imperialista rappresenta poi il terreno più avanzato dove si muove l’attuale governo italiano. Infatti non solo è stato capofila in Europa per ricucire i rapporti con il presidente magiaro sui finanziamenti all’Ucraina ma inoltre, senza nemmeno una discussione in Parlamento, sta trascinando il nostro Paese in una pericolosa guerra in Medioriente. E’ proprio di oggi infatti la notizia che all’Italia sarà affidato il comando tattico della missione europea Aspides nel Mar Rosso che ha lo scopo di attaccare gli Houthi yemeniti e di fatto entrare in guerra con lo Yemen.
Il fatto che un governo della destra radicale sia guerrafondaio è un fatto storicamente abbastanza dimostrabile, l’imperialismo ha bisogno di politiche reazionarie per esercitare la sua pressione sulle classi subalterne e trova in questi governi reazionari i propri migliori alleati per portare avanti le politiche aggressive; se poi questi governi hanno, come in questo caso, anche il consenso popolare allora la trasformazione di tutti gli istituti democratici borghesi in senso regressivo è assicurata.
Ovviamente, neanche a dirlo, la sinistra non sta approfittando di questa doppia debolezza del governo Meloni: non solo il tema della contrarietà all’Unione Europea è espunto dall’agenda politica della sinistra, cosa già di per sé del tutto irrazionale visto che le elezioni dell’ultimo decennio confermano quanto questo tema sia più che popolare, ma riesce persino a dividersi in mille rivoli che ovviamente non hanno alcuna possibilità di apparire credibili agli occhi degli elettori, non riuscendo nemmeno sulla questione della pace ad avere una linea razionale unitaria e credibile.
Dobbiamo assistere a questo insopportabile gioco delle parti in cui la stessa destra, nella versione salviniana, deve fare anche l’opposizione oltre che il governo. Non serve mago Merlino per capire che oggi il principale punto debole del governo Meloni è l’accettazione obbligata delle politiche imperialiste (guerra e austerità), d’altro canto non può che essere così visto che nella fase imperialista non vi sono altre politiche possibili per qualsiasi compagine politica che intenda porsi alla guida di un governo borghese. Lo abbiamo visto con la sudditanza agli Stati Uniti e ora con la scelta di trascinare Orban nelle logiche guerrafondaie imperialiste, il quale peraltro non poteva non capitolare – a dimostrazione di quanto quelli che si definiscono difensori della sovranità nazionale sono spesso i più sfacciati svendi-patria. E’ in corso la classica trasmutazione delle forze populiste che una volta giunte al governo appaiono per quello che sono e cioè una delle tante compagini di funzionari politici del capitale (quelli attuali, peraltro, particolarmente insidiosi in quanto sono di estrema destra, con tutto ciò che questo implica rispetto alla concezione del potere), i quali non possono che svolgere il compitino che viene loro assegnato da chi conta veramente nella società borghese e cioè i proprietari del capitale finanziario. Le prossime elezioni europee saranno un passaggio importante in questa direzione e non possiamo non cogliere l’occasione per denunciare l’imperialismo e costruire l’opposizione al governo Meloni.
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