Gli Stati Uniti e il Regno Unito stanno continuando a condurre attacchi contro lo Yemen, colpendo anche la capitale Sana’a e contribuendo ad intensificare le tensioni regionali ed il rischio dell’allargamento del conflitto.
Gli Stati Uniti e il Regno Unito hanno recentemente condotto una nuova serie di attacchi contro obiettivi controllati dal gruppo degli Houthi (ufficialmente Anṣār Allāh, ovvero “Partigiani di Dio”) nello Yemen, suscitando preoccupazioni e sollevando domande sulla situazione in quella regione martoriata da una lunga e sanguinosa guerra. In questa analisi, esamineremo i dettagli degli attacchi imperialisti sullo Stato situato nella parte meridionale della penisola arabica e le possibili implicazioni per la regione.
Sabato sera, la coalizione imperialista composta dagli Stati Uniti e dal Regno Unito ha bombardato diversi luoghi nella parte meridionale di Sana’a, la capitale dello Yemen, oltre ad altre province yemenite sotto il controllo degli Houthi (vedi cartina in alto). Ufficialmente, l’azione è stata condotta in risposta agli attacchi degli Houthi contro navi legate a Israele nel Mar Rosso, tuttavia va ricordato che le azioni degli Houthi costituiscono a loro volta una rappreseglia rispetto al tentativo di genocidio operato dal regime sionista nella Striscia di Gaza.
Complessivamente, sono stati effettuati 35 attacchi in 13 località yemenite, di cui 11 nei distretti di Maqbanah e Haifa, nelle vicinanze della provincia di Taiz. Le città della provincia di Al Hodeidah, sulla costa del Mar Rosso, sono state anche colpite, in particolare nei distretti di Al-Lahiya e Al-Salif. Questa offensiva, dichiarata dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, ha coinvolto anche Australia, Bahrain, Danimarca, Canada, Nuova Zelanda e Paesi Bassi, che hanno supportato gli attacchi in linea con la dottrina imperialista occidentale degli Stati Uniti e del Regno Unito.
La coalizione continua a mantenere diverse portaerei nella regione per continuare a colpire il territorio yemenita. Il Ministero della Difesa britannico ha confermato l’utilizzo di aerei Typhoon FGR4 della Royal Air Force, supportati da aerei cisterna Voyager, per le operazioni contro gli Houthi. L’US Navy e la Royal Air Force britannica hanno impiegato caccia F/A-18 e Typhoon FGR4, rispettivamente, oltre a missili Tomahawk lanciati da navi della marina statunitense che stazionano nel Mar Rosso.
Gli Houthi, in risposta agli attacchi, hanno dichiarato che continueranno le loro azioni al fine di fermare la guerra di Israele a Gaza. Gli obiettivi colpiti dalle forze imperialiste anglo-statunitensi includono depositi sotterranei, centri di comando e controllo, sistemi missilistici, siti di stoccaggio e operazioni di droni, radar ed elicotteri, secondo quanto dichiarato dal Comando Centrale degli Stati Uniti.
Gli attacchi degli Houthi avevano inizialmente preso di mira navi legate a Israele nel Mar Rosso, ma si sono estesi a navi statunitensi e britanniche dopo gli attacchi condotti dagli Stati Uniti e dal Regno Unito nello Yemen. La situazione regionale, già fortemente testa, è stata poi ulteriormente complicata dalla serie di attacchi degli Stati Uniti in Iraq e Siria in risposta a un attacco con droni da parte della Resistenza Islamica in Iraq, che ha causato la morte di tre soldati statunitensi.
Gli analisti ritengono che questa escalation di conflitti militari nel Medio Oriente possa rappresentare una minaccia alla fragile ripresa economica globale, specialmente per le economie gravemente colpite da inflazione e fortemente dipendenti dalle forniture energetiche provenienti dal Medio Oriente attraverso il Mar Rosso. La mancata risoluzione della crisi umanitaria a Gaza e la risposta degli Stati Uniti, sempre basata sulla tradizionale prepotenza imperialista, alla crisi nel Mar Rosso potrebbero contribuire a una crisi economica globale. Inoltre, la continua ostilità potrebbe portare a conflitti prolungati e di bassa intensità tra gli Stati Uniti e gli Houthi.
La situazione attuale presenta una serie di sfide diplomatiche e militari, con la fine degli attacchi incrociati e soprattutto del massacro del popolo palestinese operato da Israele che dovrebbero essere le priorità a breve termine. Tuttavia, molti analisti internazionali suggeriscono che una pausa temporanea non risolverà fondamentalmente i problemi sottostanti, e che la situazione nella Striscia di Gaza e nel Mar Rosso potrebbe addirittura peggiorare a lungo termine.
La regione potrebbe dunque essere destinata all’emergere di ulteriori piccoli conflitti, spesso provocati da forze esterne come quelle imperialiste occidentali, che potrebbero poi fondersi in un grande conflitto regionale che coinvolgerebbe tutte le potenze in gioco, mentre il mondo osserva con preoccupazione la crescente instabilità nel Medio Oriente.
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Giulio Chinappi – World Politics Blog