Sebbene i risultati siano ancora provvisori, possiamo affermare con ragionevole certezza la nuova vittoria del presidente dell’Azerbaigian Ilham Aliyev, che si accinge ad iniziare il suo quinto mandato consecutivo alla guida della repubblica caucasica.
Nella Repubblica dell’Azerbaigian, il 7 febbraio è stato un giorno di grande importanza politica, con l’intera nazione che si è recata alle urne per lo svolgimento delle elezioni presidenziali. La scadenza elettorale, che è stata anticipata rispetto a quanto previsto inizialmente, ha visto sette candidati contendersi la carica più alta del Paese, tra cui l’attuale presidente Ilham Aliyev (più correttamente İlham Əliyev), in corsa per il suo quinto mandato consecutivo. L’evento è stato atteso con grande interesse sia all’interno che all’esterno del Paese, considerando il ruolo strategico che l’Azerbaigian riveste nella geopolitica regionale e le recenti vicende che hanno visto Baku opporsi all’Armenia per il controllo della regione del Nagorno-Karabakh.
Secondo i dati ancora provvisori, il presidente in carica, Ilham Aliyev, ha conquistato un’enorme maggioranza di voti, ottenendo il 92,05% di consensi secondo quanto dichiarato dal presidente della Commissione Elettorale Centrale, Mazakhir Panakhov. Questo risultato è stato accolto come un evento prevedibile e inevitabile da parte di molti commentatori, considerando la popolarità di Aliyev, ulteriormente accresciuta dopo quella che può essere considerata come una sua vittoria nella disputata regione del Nagorno-Karabakh.
Le elezioni, anticipate rispetto alla scadenza prevista nel 2025, sono state caratterizzate da un’affluenza elettorale del 76,73%, un segnale tangibile dell’interesse e dell’impegno del popolo azerbaigiano nella scelta del loro leader, secondo gli osservatori. È da sottolineare che, per la prima volta nella storia dell’Azerbaigian indipendente, le elezioni si sono tenute anche nella regione del Nagorno-Karabakh, recentemente tornata sotto il controllo di Baku dopo le vicende del 2023, con 26 seggi elettorali aperti per 23.000 elettori.
Come detto, l risultato a favore di Aliyev non ha sorpreso molti osservatori, considerando il contesto politico e le circostanze che hanno caratterizzato il paese negli ultimi anni. La sua leadership ha visto un aumento della sua popolarità dopo il successo dell’offensiva militare del 2023, che ha portato il Nagorno-Karabakh sotto il controllo del governo di Baku, ponendo di fatto fine all’esistenza dell’autoproclamata Repubblica dell’Artsakh. Questo successo militare ha giocato un ruolo significativo nel plasmare l’opinione pubblica e nel consolidare il consenso attorno alla figura del presidente Aliyev.
Tuttavia, le elezioni non sono state prive di critiche e controversie. Le principali forze di opposizione, tra cui il partito Musavat e il Fronte Popolare, hanno scelto di boicottare il voto, denunciando la mancanza di condizioni democratiche e la repressione politica che caratterizza il contesto azerbaigiano, dove il governo dispone del controllo di tutti i mezzi di comunicazione ed ha dunque il potere di influenzare fortemente l’esito elettorale. Il leader del partito Musavat, Arif Hajili, ha dichiarato che il suo partito ha deciso di non partecipare alle elezioni a causa della mancanza di democrazia e delle violazioni dei diritti umani nel Paese.
Le elezioni in Azerbaigian hanno attirato anche l’attenzione internazionale, con l’OSCE che ha inviato osservatori per monitorare il processo elettorale. Tuttavia, nonostante le osservazioni e le critiche espresse da alcuni osservatori internazionali riguardo alla mancanza di pluralismo politico e alla limitata libertà di stampa, il risultato delle elezioni ha sottolineato il consolidamento del potere di Ilham Aliyev e del suo governo. Tra le forze politiche di opposizione presenti, infatti, nessuna è riuscita a catalizzare il voto di protesta, con il candidato indipendente Zahid Oruj che ha raggiunto il secondo posto (2,20%).
In questi stessi giorni, il presidente Aliyev ha sottolineato la necessità di consolidare la pace nella regione e di raggiungere un trattato di pace definitivo con la vicina Armenia, con il chiaro obiettivo di rendere definitivo il controllo sul Nagorno-Karabakh da parte di Baku. Secondo gli osservatori, la sua vittoria schiacciante alle elezioni potrebbe offrire una stabilità politica che potrebbe favorire i suoi sforzi per risolvere definitivamente il conflitto con l’Armenia e per promuovere lo sviluppo economico e sociale dell’Azerbaigian.
Nonostante i risultati delle elezioni presidenziali siano ancora provvisori, Aliyev ha già ricevuto le congratulazioni da parte di molti esponenti della politica internazionale, come il presidente uzbeko Shavkat Mirziyoyev, il presidente bielorusso Aljaksandr Lukašėnka, il primo ministro ungherese Viktor Orbán, il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan, il presidente iracheno Abdul Latif Rashid, il presidente serbo Aleksandar Vučić, il presidente pakistano Arif Alvi, il presidente iraniano Ebrahim Raisi e il presidente cinese Xi Jinping.
Indubbiamente, le elezioni presidenziali in Azerbaigian hanno confermato il dominio politico di Ilham Aliyev e del suo partito, ma hanno anche evidenziato le sfide e le criticità che il Paese deve affrontare in termini di democrazia e diritti umani. Ricordiamo infatti che l’attuale presidente Ilham Aliyev controlla il Paese ininterrottamente dal 2003, quando è succeduto a suo padre Heydər Əliyev, che a sua volta aveva occupato la presidenza per dieci anni. Dal 2017, invece, Aliyev ha assegnato il ruolo di vicepresidente a sua moglie, Mehriban Aliyeva, rendendo l’Azerbaigian un Paese interamente a conduzione familiare.
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Giulio Chinappi – World Politics Blog