Israele ha intenzione di invadere il Sud della Striscia di Gaza, via terra, a Rafah, ha così annunciato proprio in queste ore il capo del governo israeliano, Benjamin Netanyahu.
L’operazione potrebbe cominciare in qualsiasi momento.
Il capo di Stato maggiore dell’IDF si è opposto al piano ma Netanyahu ha chiesto la mobilitazione dei soldati di riserva perché siano pronti ad eseguirlo.
L’Egitto ha avvertito Israele che in caso di invasione su Rafah sospenderebbe il trattato di pace che lega i due Paesi dal 1979.
Per prevenire un grande afflusso di rifugiati, ha posizionato circa 40 carrarmati vicino al confine con Gaza da due settimane.
Più di un milione di palestinesi si trovano nell’estremo Sud della Striscia: in maggioranza si tratta di persone sfollate da altre parti di Gaza, tra questi oltre 600.000 bambini.
Siamo di fronte alla catastrofe del popolo palestinese, mentre l’ONU e le nazioni che ne fanno parte restano ferme a guardare.
Nonostante i crescenti avvertimenti da parte delle agenzie umanitarie e della comunità internazionale secondo cui un attacco a Rafah sarebbe una “catastrofe senza precedenti”, Netanyahu ha ribadito la sua intenzione di estendere l’operazione militare israeliana contro la Palestina – affermando che una nuova avanzata a Rafah “farebbe saltare” i negoziati in corso, restituire gli ostaggi in cambio di un cessate il fuoco.
Sabato il ministro degli Esteri tedesco Annalena Baerbock ha postato su Telegram: “Un’offensiva dell’esercito israeliano su Rafah sarebbe un’enorme catastrofe umanitaria, – aggiungendo – La gente di Gaza non può scomparire nel nulla”.
Il ministro degli Esteri egiziano, Sameh Shoukry, ha affermato che qualsiasi offensiva di terra avrebbe “conseguenze disastrose”, mentre il ministero degli Esteri dell’Arabia Saudita ha avvertito di “ripercussioni molto gravi se assaltassero e prendessero di mira” Rafah e ha chiesto una riunione urgente del consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
Il ministro degli Esteri britannico, David Cameron, si è detto “profondamente preoccupato” per la potenziale offensiva, aggiungendo: “La priorità deve essere una pausa immediata nei combattimenti per far arrivare gli aiuti e liberare gli ostaggi”.
Il leader laburista dell’opposizione britannica Kier Starmer ha dichiarato: “Ci sono oltre 1,4 milioni di palestinesi sfollati a Rafah ed è la porta d’accesso agli aiuti per Gaza – un’offensiva israeliana lì sarebbe catastrofica. I combattimenti devono finire adesso. Abbiamo bisogno di un cessate il fuoco sostenibile”.
I piani di Israele per Rafah insolitamente hanno attirato critiche feroci anche da parte degli Stati Uniti, il più importante alleato dello Stato israeliano, dopo giorni di crescenti attriti tra Netanyahu e l’amministrazione Biden.
Ma Netanyahu ha respinto le preoccupazioni nell’intervista alla ABC, dicendo: “Quelli che dicono che in nessuna circostanza dovremmo entrare a Rafah, fondamentalmente dicono: ‘Perdere la guerra. Mantenete Hamas lì.’”
Se Israele dovesse procedere coi suoi piani d’invasione nel Sud della striscia di Gaza, oltre a una catastrofe senza precedenti per la povera gente palestinese, ciò segnerebbe anche l’inizio di un capitolo che influenzerebbe milioni di vite, sia in Medio Oriente che altrove, per gli anni a venire, e aprirebbe inoltre nuovi pericolosissimi scenari di allargamento del conflitto