Il procuratore conservatore Robert Hur ha stabilito in un rapporto che il presidente Joe Biden non può essere incriminato – a differenza di Donald Trump – per non aver restituito ai National Archives alcuni documenti segreti come prevede la legge, in quanto si tratta di «un uomo anziano ben intenzionato, con significativi limiti di memoria» che «non ricorda bene quando è stato vice presidente o quando era morto suo figlio Beau». La conclusione del procuratore potrebbe essere paradossalmente più grave, dal punto di vista politico, di una eventuale condanna, in quanto mette in evidenza il declino mentale e i limiti cognitivi di Biden compromettendo la sua corsa alla rielezione e fornendo un vantaggio agli esponenti repubblicani che hanno subito colto l’occasione per attaccarlo, provocando la rabbia del presidente. Quest’ultimo ha quindi risposto a stretto giro alle accuse del suo declino mentale in una conferenza stampa serale estemporanea, durante la quale però il capo della Casa Bianca ha finito per peggiorare ulteriormente le cose, facendo l’ennesima gaffe. «La mia memoria è a posto», ha affermato durante la conferenza. «Come si permette di tirare fuori una cosa del genere?! Io non ho bisogno di nessuno che mi ricordi la morte di Beau», ha continuato riferendosi al procuratore. Subito dopo, però, rispondendo a una domanda sulla situazione a Gaza, il presidente ha detto che Al-Sisi è il presidente del Messico: «Come sapete, inizialmente il presidente del Messico, Sisi, non voleva aprire la frontiera per consentire l’ingresso degli aiuti umanitari [a Gaza]», ha dichiarato. Cosa peraltro che, anche nei contenuti, non corrisponde al vero: l’Egitto, infatti, non si è mai opposto all’apertura della frontiera per consegnare aiuti umanitari, bensì per impedire il trasferimento forzato di migliaia di palestinesi da Gaza.

La vicenda dei documenti trafugati risale al gennaio 2023, quando documenti segreti erano stati rinvenuti in due ex uffici del presidente che non li aveva, dunque, consegnati ai National Archives. Poiché Trump era stato accusato della stessa cosa e per questo comportamento è stato incriminato dal procuratore federale Jack Smith, il segretario alla Giustizia Garland era stato costretto a nominare un magistrato per indagare anche sul presidente: la scelta era caduta su Hur, un conservatore che aveva lavorato per diversi giudici repubblicani. Il procuratore non ha incriminato Biden anche perché il presidente aveva collaborato e restituito subito i documenti. Tuttavia, l’altra motivazione, quella riguardante i limiti di memoria del presidente, mette in difficoltà la sua corsa alla rielezione presidenziale, sollevando dubbi sulle sue capacità di svolgere il proprio compito. I sondaggi per ora danno in testa l’ex presidente repubblicano Donald Trump e il dibattito sulla lucidità mentale di “Sleepy Joe” – come lo ha ribattezzato Trump – potrebbe fornire un ulteriore vantaggio al “tycoon”. Nelle ultime settimane, inoltre, si sono moltiplicate le voci secondo cui Biden potrebbe annunciare il ritiro lasciando spazio a un altro candidato, sebbene i tempi rendano remota questa possibilità anche per evitare faide interne al partito e scongiurare la candidatura di esponenti socialisti come Bernie Sanders.

Sono innumerevoli ormai le gaffe collezionate dall’ottantenne capo della potenza a stelle e strisce, suscitando l’ilarità dell’opinione pubblica e attirando l’attenzione della stampa internazionale: tra le ultime, Biden ha confuso l’Ucraina con l’Iraq, affermando a giugno del 2023 che «Putin sta chiaramente perdendo la guerra in Iraq». Solo una settimana prima, in occasione della visita del primo ministro indiano – Narendra Modi – alla Casa Bianca, lo staff di Biden lo ha accolto con l’inno indiano e il presidente, pensando fosse l’inno americano, si è portato la mano sul cuore, togliendola lentamente nella speranza di non essere visto non appena si è accorto che si trattava dell’inno del Paese asiatico. Recentemente Biden ha affermato che «Subito dopo la mia elezione sono andato a quello che chiamano ‘meeting del G7’ con tutti i leader della Nato. Ero nel sud dell’Inghilterra, mi sono seduto e ho detto ‘L’America è tornata’. E Mitterand della Germania… volevo dire della Francia, mi ha guardato e ha detto ‘Dimmi… cosa, perché, per quanto tempo sei tornato?», confondendo ovviamente Emmanuel Macron con Mitterand che è morto nel 1996. Inoltre, è stata diffusa anche la notizia che soffre di apnee del sonno, e avrebbe iniziato a fare uso di un apparecchio per la ventilazione meccanica a pressione positiva continua (Cpap). Tuttavia, la stampa ha sempre messo poco in evidenza i problemi cognitivi e di salute di Biden, al contrario di quanto avvenuto con il presidente russo Vladimir Putin, sul quale si sono rincorse innumerevoli notizie “fake” sulla sua salute e le sue condizioni mentali. Ora, a nove mesi dalle elezioni presidenziali, l’età avanzata e i vuoti di memoria in cui spesso incorre Biden possono compromettere la sua vittoria, in realtà già compromessa da quello che sembra al momento un ampio vantaggio di Trump nei consensi. Il rapporto del procuratore Hur non ha fatto altro che riportare l’attenzione su un problema già ben noto dell’anziano candidato del Partito democratico

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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