Alla Camera le mozioni sulla Palestina, la richiesta dem passa con l’astensione delle destre che dicono no al riconoscimento dello Stato palestinese e al ripristino dei fondi a Unrwa. Soddisfatta la leader Pd: Un passo avanti». M5S e rossoverdi non si fidano: non basta
Dopo il voto alla Camera sulle mozioni sulla guerra in Palestina, in casa Pd si respira una certa soddisfazione: è passato infatti un punto della mozione dem che impegna il governo a «sostenere ogni iniziativa volta a perseguire la liberazione incondizionata degli ostaggi israeliani e a chiedere un immediato cessate il fuoco umanitario a Gaza al fine di tutelare l’incolumità della popolazione civile, garantendo la fornitura di aiuti umanitari all’interno della Striscia».
Il centrodestra si è astenuto dunque sul primo punto del testo Pd, lasciando che grazie al voto favorevole delle opposizioni (128 voti) passasse la richiesta di fermare il massacro di civili. Il Pd ha ricambiato la cortesia astenendosi sulla risoluzione della maggioranza (approvata come quella di Azione), assai più attenta a non disturbare il manovratore Netanyahu. Decisive due telefonate ieri tra Meloni e Schlein, in cui la premier ha accettato la richiesta sul cessate il fuoco, mentre non ha accolto la proposta di riconoscere lo stato Palestinese e neppure quella di riattivare i fondi per l’agenzia Unrwa.
«Siamo molto felici perché il Parlamento ha detto sì alla richiesta di un cessate il fuoco immediato e di una conferenza di pace», dice Schlein. «A Meloni ho chiesto un’iniziativa diplomatica molto più incisiva, in linea con la nostra tradizione diplomatica: alla Camera si è fatto un passo avanti. Sugli altri punti insisteremo». A partire dalla richiesta di fare il possibile «per fermare l’attacco annunciato a Rafah che sarebbe un’ecatombe».
Nel suo intervento in aula la leader Pd ha definito quella di Israele a Gaza una «punizione collettiva» e ha condiviso il giudizio del ministro degli Esteri Tajani, che aveva definito «sproporzionata» la reazione di Israele. «È un bene che ora il governo italiano lo dica».
L’avvicinamento tra Pd e governo non ha però escluso l’intesa con M5s e rossoverdi. I dem e i grillini hanno votato reciprocamente le loro mozioni, compresa la parte del domunento 5S che chiedeva lo stop alle attività dell’Eni nei giacimenti di gas al largo di Gaza.
Forte convergenza dei giallorossi anche sulla mozione di Verdi e Si, votata integralmente dal partito di Conte: i dem non hanno però partecipato al voto sui punti che prevedevano lo stop a qualsiasi fornitura di tecnologia utilizzabile a fini bellici a Israele, il supporto alle richieste del Sudafrica alla Corte dell’Aja e la sospensione dell’accordo di associazione tra Ue e lo stato ebraico come sanzione per quelli che Fratoianni ha definito esplicitamente «crimini di guerra», ricordando che «il diritto internazionale a Gaza è stato fatto a pezzi dalla violenza cieca e inaudita dell’esercito israeliano, Netanyahu è un incendiario e oggi è il principale ostacolo al processo di pace».
Rossoverdi e M5s hanno anche chiesto di fermare l’offensiva contro i civili a Rafah, ma anche questo punto è stato bocciato dalla maggioranza di destra. «Abbiate un po’ di coraggio nell’azione per la pace, concentratevi su questo invece di prendervela con Ghali», ha detto il leader di Si.
I 5S non danno molto peso al voto sul cessate il fuoco. «La maggioranza non ha espresso voto favorevole, ancora una volta il governo glissa e nasconde la testa sotto la sabbia: nulla è cambiato da quattro mesi fa quando il governo si è astenuto all’Onu sulla risoluzione che chiedeva una tregua umanitaria a Gaza», spiega Riccardo Ricciardi.
In Aula aveva ironizzato sulle richieste di riformulazione arrivate dall’esecutivo sulla mozione 5s. «Cosa vuol dire un “cessate il fuco sostenibile”? Non bastano 28mila morti? E perchè ci avete chiesto di togliere “con urgenza” dalla richiesta di una conferenza di pace e dite no alle sanzioni ai coloni in Cisgiordania che hanno avuto l’ok di Usa e Regno Unito? Siete più servi dei servi».
Molta freddezza anche da Si: «La richiesta di cessate il fuoco? Forse un passo in più, ma siamo lontanissimi da quello che servirebbe per fermare la carneficina. Se si vogliono due stati, è fondamentale il riconoscimento dello stato di Palestina, ma il governo continua a negarlo», dice Fratoianni. Il dem Provenzano vede il bicchiere mezzo pieno: «Oggi il Pd ha fatto la sua parte. E ha riportato l’Italia dalla parte giusta, quella della pace in Medio Oriente». Nel concreto i dem non si fanno troppe illusioni: «L’impegno del governo lo misureremo col tempo», dice Schlein.
Ieri c’è stato un piccolo risveglio anche di Azione, che finora aveva scavalcato le destre nel sostegno al governo di Tel Aviv. «Quanto Netanyahu sta facendo a Gaza è pericoloso e inumano. Deve andarsene il prima possibile», le parole di Calenda. La piccola mossa delle destra arriva mentre l’ambasciatore israeliano in Italia Alon Bar avverte: «Questo è il momento in cui vediamo chi sono i nostri veri amici».
La Russa si precipita a rassicuralo: «Vogliono isolare Israele dall’Occidente per annientarla, noi ci opporremo».